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Valiamo perché apparteniamo a Cristo, ecco la logica dei piccoli

CHILD, HUG, DAD

Daxiao Productions | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 30/09/19

Si tende a pensare che il valore sia dato dal posto che si occupa, i piccoli ci mostrano un'ipotesi meno fragile e più autentica: la nostra pienezza è essere riconosciuti e amati da nostro Padre.

In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
«Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi». (Lc 9,46-50)

“Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande”. La gara dei primi posti, dell’essere più grandi e più importanti credo abbia la sua radice più nascosta nel latente desiderio di ognuno di sentirsi accettato e riconosciuto dagli altri. In sé non è un cattivo bisogno, ma diventa patologia quando pensiamo che valiamo il posto che occupiamo, distogliendo lo sguardo su ciò che conta di più. Gesù per guarire questa patologia che dilaga tra i suoi discepoli, mette accanto a sé un bambino: “Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande»”. In questo modo Egli capovolge la logica dei primi posti proponendo quella dei “piccoli”. Chi sono i piccoli, quelli che invece di provvedere a loro stessi, sentono di valere nella misura in cui si sentono di qualcuno. Se tu ti senti di qualcuno, smetti di voler apparire per essere accettato. È un po’ come dire che tu puoi essere piccolo solo se fai realmente spazio all’amore di Dio che ti dà un’appartenenza.

La seconda tentazione diffusa tra i discepoli è quella del ghetto, quella di chiudersi agli altri, a chi apparentemente non è con loro: “Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci». Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»”. La paura per chi è fuori dal nostro giro più che attaccamento a ciò che ci sta a cuore manifesta mancanza di fede. E questo perché rifiutiamo sempre che l’altro ci metta in discussione, che l’altro faccia il nostro stesso bene, che l’altro possa mostrarci qualcosa che noi abbiamo anche potuto perderci per strada. Il Vangelo di oggi ci dice che dobbiamo scappare dal carrierismo e dal ghetto. E questo come prova certa che Cristo lo abbiamo incontrato realmente.

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