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Donald Trump promette 25 milioni di dollari per proteggere la libertà religiosa

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Caroline Becker - pubblicato il 27/09/19
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Il presidente statunitense Donald Trump ha pronunciato un discorso all’ONU, lo scorso 23 settembre, nel quale annunciava nuove iniziative in favore della libertà religiosa nel mondo.

Ne quadro dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si è tenuta lunedì scorso, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un’iniziativa il cui scopo è proteggere la libertà religiosa nel mondo. Egli ha così affermato che il suo Paese avrebbe allocato 25 milioni di dollari per difendere questa causa essenziale inerente ai diritti umani.

Interessato l’80% della popolazione mondiale

La libertà religiosa di cui godono i cittadini americani è rara nel mondo. Circa l’80% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui la libertà religiosa è minacciata, ristretta o anche proibita,

ha detto il Presidente degli Stati Uniti tessendo così l’elogio delle politiche del proprio Paese. E poi ha aggiunto:

Come Presidente, proteggere la libertà religiosa è una delle mie priorità, e sempre lo è stato.

Ha poi proseguito ricordando gli attacchi perpetrati contro le sinagoghe di Pittsburgh e San Diego, ma anche quelle che hanno colpito le chiese cristiane nello Sri Lanka o i musulmani in Nuova Zelanda. Donald Trump ha così chiesto a tutte le nazioni un giro di vite sui crimini contro le comunità religiose.



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Per quanto riguarda i 25 milioni di dollari promessi, saranno utilizzati – tra l’altro – per proteggere siti religiosi e reliquie, compresi luoghi di culto storici. Donald Trump ha altresì dichiarato che il suo governo aveva avviato un’Alleanza Internazionale per la Libertà di Religione, una coalizione di Paesi votata a fronteggiare le persecuzioni religiose in tutto il mondo, e a tale scopo ha nominato un inviato speciale incaricato di sorvegliare e di combattere l’antisemitismo. In particolare ha evocato una confederazione di imprese che garantirebbe la libertà religiosa del personale americano: così gli impiegati dello Stato potrebbero rifiutarsi di compiere atti che giudicano in contraddizione con le loro convinzioni intime, specialmente sulla questione dell’aborto.



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Una giornata internazionale voluta dall’Onu

Il 22 agosto scorso le Nazioni Unite celebravano, per la prima volta, una “Giornata Internazionale di commemorazione delle persone vittime di violenze in ragione della loro religione o delle loro convinzioni”. «Un segnale positivo», secondo mons. Gollnisch, presidente dell’Opera d’Oriente, il quale ricorda che la libertà religiosa fa parte dei diritti fondamentali, la si trova scritta nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e in particolare ha dichiarato:

Ogni azione che permetta di lumeggiare, di mettere in rilievo il quotidiano delle persone vittime di violenza in ragione della loro religione va nella direzione giusta. Ciò detto, la questione non può ridursi semplicemente a un “fare memoria”, ma deve anzi evocare situazioni concrete. E agire.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]