In una dichiarazione, il cantante ha espresso i suoi ideali satanici: “Satanismo non significa adorare il diavolo, significa che l’uomo deve essere il proprio dio sulla terra. Non devi adorare niente e nessuno, tranne te stesso”.
Sono questi i non-valori che un certo tipo di musica sta portando ai giovani. Un vero e proprio “lavaggio del cervello”, che può condurre i ragazzi sulla strada del nichilismo e della sfiducia nella vita.
Manson – a torto o a ragione – è accusato di avere ispirato con i testi delle sue canzoni suicidi e azioni violente da parte di alcuni suoi giovani fans, dalla strage alla Colombine High School a Littleton (Colorado) del 20 aprile 1999, all’omicidio a Chiavenna (Sondrio) di suor Maria Laura Mainetti (1939-2000) nella notte fra il 6 e il 7 giugno 2000 ad opera di tre ragazze allora minorenni, i cui diari riprendevano ossessivamente “motti” tratti dalle canzoni del rocker statunitense.

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I racconti circa l’infanzia e la giovinezza di Marilyn Manson parlano di un bambino turbato in tenerissima età dalla scoperta delle perversioni sessuali del nonno e concordano sul fatto che il giovane Brian si ritenesse poi frustrato dalla frequentazione di un ambiente scolastico cristiano fondamentalista e che, proprio in quell’ambito estremamente rigoroso dal punto di vista morale e per reazione allo stesso, si sviluppasse in lui il desiderio di andare controcorrente, scrivendo fumetti pornografici e diffondendo audiocassette di gruppi rock proibiti dalle autorità della scuola. Più tardi, Brian tenta varie esperienze letterarie senza alcun successo, tuttavia riesce a diventare collaboratore di una nuova rivista musicale. Questa professione gli consente di sviluppare conoscenze nel mondo discografico e di fondare una band specializzata in hard rock, che subito si caratterizza per gli spettacoli e uno stile di vita trasgressivo, con ampio uso di sostanze stupefacenti.

Marilyn Manson, anche la scelta del nome d’arte da parte del cantante statunitense è di per sé volutamente ambigua e trasgressiva e denota il riferimento a due “miti”: Marilyn Monroe (1926-1962), indiscussa e celebrata sex symbol, e Charles Manson (1934), ispiratore della strage di Los Angeles in cui fu uccisa l’attrice Sharon Tate (1943-1969), moglie del regista Roman Polanski.
Come confermato in varie occasioni da Brian Warner, il riferimento alla Monroe consente la possibilità di muoversi, nel gioco di continue mutazioni e travestimenti che ormai lo caratterizza, fra i due estremi: maschio/femmina, ma anche bene/male, buono/cattivo. Per quanto concerne il riferimento a Charles Manson, invece, occorre notare che gli omicidi commessi da aderenti alla comunità raccolta attorno a quest’ultimo (La Famiglia), nel 1969, e il successivo clamoroso processo del 1972 procurano inizialmente un’ampia pubblicità al satanismo, ma determinano anche una forte reazione sociale. Tuttavia, il riferimento satanico in senso stretto esiste, ed è ben messo in evidenza nelle biografie di Marilyn Manson: nel 1994 il cantante incontra, infatti, Anton Szandor LaVey (pseudonimo di Howard Stanton Levey, [1939-1997]), e aderisce alla Chiesa di Satana da questi fondata nel 1966 con l’amico e regista underground di Hollywood, Kenneth Anger (pseudonimo di Kenneth William Anglemyer [1927]), la quale Chiesa di Satana fa seguito alla costituzione (avvenuta nel 1961) di un’organizzazione chiamata Magic Circe.

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A detta di alcuni biografi, l’incontro con LaVey, che fa guadagnare al cantante l’appellativo di “reverendo”, quale riferimento all’affiliazione alla Chiesa di Satana californiana, ispira profondamente le varie tematiche e messaggi che emergono dai testi delle canzoni di Warner, le quali da anni certamente affascinano molti giovani che fanno proprio uno stile di vita ispirato ad una subcultura con riferimenti a vari tipi di trasgressione e disperazione, dalla droga, al sesso, al gusto per il macabro e il “grottesco”, passando per il satanismo. Durante i concerti, che sono un concentrato di violenza e cattivo gusto, Marylin Manson arriva al punto di ferirsi fisicamente.
Manson lancia un appello con le sue canzoni e con la sua stessa immagine; in effetti, sembra plausibile che – come molti sostengono – quella relativa a Marilyn Manson sia soprattutto una grossa operazione di business da parte dello stesso cantante e dell’industria discografica, tuttavia la giovane folla che accorre ai concerti del “reverendo” e acquista i suoi dischi, sembra sostanzialmente confermare quanto il sociologo delle religioni Massimo Introvigne scriveva nel 1994 a proposito dei gusti musicali di alcuni giovani che possono sfociare nella creazione di una certa subcultura satanica e nel cosiddetto “satanismo giovanile”: “[…] in un mondo dove il sesso e il turpiloquio non creano più veramente scandalo […], forse soltanto Satana rimane veramente provocatorio.

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Naturalmente non bisogna cadere nell’errore di generalizzare e condannare tutta la musica rock, in quanto non tutto il rock propone messaggi negativi. Fortunatamente non tutti i giovani rimangono catturati da certe atmosfere, un segnale positivo è la sempre maggiore diffusione, tra i giovani, della “Christian Music” (musica cristiana).
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è una musica “da chiesa”, ma un genere per tutti. È l’espressione viva e pulsante di quegli artisti che desiderano offrire un messaggio diverso, alternativo, ricco di valori e di contenuti, utilizzando i linguaggi contemporanei: dal rock alla dance, dalla ballata melodica al rap.
Uno fra questi è il cantautore italiano Roberto Bignoli, portatore di handicap, che ha vissuto da bambino l’esperienza della povertà e della malattia, per passare successivamente a quella della droga e del carcere, ma al quale poi la fede ha cambiato radicalmente la vita; nel dicembre 2001 ha ricevuto a Washington il premio “Unity Awards” come migliore artista cristiano internazionale. Bignoli ha un bellissimo rapporto con i ragazzi ed è stato tra i protagonisti di alcune edizioni delle Giornate Mondiali della Gioventù e questo dimostra che il cuore di tanti ragazzi batte per artisti che hanno scelto di utilizzare il linguaggio universale della musica per proporre messaggi in favore della vita e del Vangelo.

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