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Più business che satanismo: la verità su Marilyn Manson

MORANDI MANSON SELFIE
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 27/09/19
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Marilyn Manson è certamente un “cattivo maestro” per eccellenza per numerose masse di giovani. Infatti egli è l’artista del paradosso e della trasgressione, e tutti sanno che il cantante americano, che si dichiara favorevole alla legalizzazione di tutte le droghe, ha fatto della trasgressione e della provocazione le sue armi fondamentali di successo discografico. Marilyn Manson (all’anagrafe Brian Warner) è nato nel 1969 a Canton (Ohio), l’anno in cui la cultura hippy celebrava il suo apogeo con il festival di Woodstock.

All’età di 18 anni si trasferisce a Tampa Bay in Florida dove inizia la sua carriera come giornalista nel mondo del Music Business. Ma saranno fondamentali gli incontri con Iggy Pop, David Bowie, Red Hot Chili Peppers e altre rock star, confessa nella sua autobiografia “La mia lunga strada dall’inferno”, a convincerlo che sarebbe stato più divertente (e proficuo economicamente) rilasciare interviste choc, invece di farle come cronista. I critici fin dall’inizio non hanno esitato a liquidare questo androgino amante del satanismo e del feticismo sessuale come l’ennesima pessima rivisitazione di Ozzy Osbourne e Alice Cooper. Ma se dopo quasi vent’anni la sua metamorfosi da fenomeno da baraccone a fenomeno culturale può dirsi realizzata, vuol dire che purtroppo dietro la sua carnevalata satanica c’era qualcosa di più di un astuto marketing.

Il suo album di debutto “Portrait of an American Family” del 1994, risente ancora del condizionamento del produttore discografico Trend Reznor, leader dei Nine Inch Nails, gruppo californiano dalle lugubri sonorità industrial. In copertina il ritratto in plastilina della tipica famiglia disfunzionale americana seduta davanti alla tv. Il videoclip di “Get Your Gunn” è stato proibito dal gestore dei contenuti del Web perché giudicato reo di incitare i giovani all’uso delle armi. In “Smells Like Children” del 1995, album caotico registrato sotto l’influsso evidente di uso di droga, Manson parla dell’infanzia abusata. Tale tema è ricorrente nella sua produzione, vittima lui stesso durante l’infanzia, di un episodio di violenza sessuale.

Ma è “Antichrist superstar” il suo album del 1996 ad essere pieno di riferimenti simbolici al satanismo e alle discipline occulte. Sempre nel 1996 Manson debutta al cinema nel film “Strade perdute” sotto la regia di David Lynch, nel ruolo di una pornostar losca e inquietante. Nel 1998 esce l’album “Mechanical animals” dove gli aspetti gotico-industriali cedono il posto ad un rock di impronta più estetizzante. Nel 2000 esce l’album “Holy Wood” estremamente duro e tossico dove come sempre s’inneggia al culto delle armi negli Stati Uniti.

In una dichiarazione, il cantante ha espresso i suoi ideali satanici: “Satanismo non significa adorare il diavolo, significa che l’uomo deve essere il proprio dio sulla terra. Non devi adorare niente e nessuno, tranne te stesso”.

Sono questi i non-valori che un certo tipo di musica sta portando ai giovani. Un vero e proprio “lavaggio del cervello”, che può condurre i ragazzi sulla strada del nichilismo e della sfiducia nella vita.

Manson – a torto o a ragione – è accusato di avere ispirato con i testi delle sue canzoni suicidi e azioni violente da parte di alcuni suoi giovani fans, dalla strage alla Colombine High School a Littleton (Colorado) del 20 aprile 1999, all’omicidio a Chiavenna (Sondrio) di suor Maria Laura Mainetti (1939-2000) nella notte fra il 6 e il 7 giugno 2000 ad opera di tre ragazze allora minorenni, i cui diari riprendevano ossessivamente “motti” tratti dalle canzoni del rocker statunitense.


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I racconti circa l’infanzia e la giovinezza di Marilyn Manson parlano di un bambino turbato in tenerissima età dalla scoperta delle perversioni sessuali del nonno e concordano sul fatto che il giovane Brian si ritenesse poi frustrato dalla frequentazione di un ambiente scolastico cristiano fondamentalista e che, proprio in quell’ambito estremamente rigoroso dal punto di vista morale e per reazione allo stesso, si sviluppasse in lui il desiderio di andare controcorrente, scrivendo fumetti pornografici e diffondendo audiocassette di gruppi rock proibiti dalle autorità della scuola. Più tardi, Brian tenta varie esperienze letterarie senza alcun successo, tuttavia riesce a diventare collaboratore di una nuova rivista musicale. Questa professione gli consente di sviluppare conoscenze nel mondo discografico e di fondare una band specializzata in hard rock, che subito si caratterizza per gli spettacoli e uno stile di vita trasgressivo, con ampio uso di sostanze stupefacenti.

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Charles Manson, lo psicopatico da cui ha ispirato il nome Marylin Manson

Marilyn Manson, anche la scelta del nome d’arte da parte del cantante statunitense è di per sé volutamente ambigua e trasgressiva e denota il riferimento a due “miti”: Marilyn Monroe (1926-1962), indiscussa e celebrata sex symbol, e Charles Manson (1934), ispiratore della strage di Los Angeles in cui fu uccisa l’attrice Sharon Tate (1943-1969), moglie del regista Roman Polanski.

Come confermato in varie occasioni da Brian Warner, il riferimento alla Monroe consente la possibilità di muoversi, nel gioco di continue mutazioni e travestimenti che ormai lo caratterizza, fra i due estremi: maschio/femmina, ma anche bene/male, buono/cattivo. Per quanto concerne il riferimento a Charles Manson, invece, occorre notare che gli omicidi commessi da aderenti alla comunità raccolta attorno a quest’ultimo (La Famiglia), nel 1969, e il successivo clamoroso processo del 1972 procurano inizialmente un’ampia pubblicità al satanismo, ma determinano anche una forte reazione sociale. Tuttavia, il riferimento satanico in senso stretto esiste, ed è ben messo in evidenza nelle biografie di Marilyn Manson: nel 1994 il cantante incontra, infatti, Anton Szandor LaVey (pseudonimo di Howard Stanton Levey, [1939-1997]), e aderisce alla Chiesa di Satana da questi fondata nel 1966 con l’amico e regista underground di Hollywood, Kenneth Anger (pseudonimo di Kenneth William Anglemyer [1927]), la quale Chiesa di Satana fa seguito alla costituzione (avvenuta nel 1961) di un’organizzazione chiamata Magic Circe.



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A detta di alcuni biografi, l’incontro con LaVey, che fa guadagnare al cantante l’appellativo di “reverendo”, quale riferimento all’affiliazione alla Chiesa di Satana californiana, ispira profondamente le varie tematiche e messaggi che emergono dai testi delle canzoni di Warner, le quali da anni certamente affascinano molti giovani che fanno proprio uno stile di vita ispirato ad una subcultura con riferimenti a vari tipi di trasgressione e disperazione, dalla droga, al sesso, al gusto per il macabro e il “grottesco”, passando per il satanismo. Durante i concerti, che sono un concentrato di violenza e cattivo gusto, Marylin Manson arriva al punto di ferirsi fisicamente.

Manson lancia un appello con le sue canzoni e con la sua stessa immagine; in effetti, sembra plausibile che – come molti sostengono – quella relativa a Marilyn Manson sia soprattutto una grossa operazione di business da parte dello stesso cantante e dell’industria discografica, tuttavia la giovane folla che accorre ai concerti del “reverendo” e acquista i suoi dischi, sembra sostanzialmente confermare quanto il sociologo delle religioni Massimo Introvigne scriveva nel 1994 a proposito dei gusti musicali di alcuni giovani che possono sfociare nella creazione di una certa subcultura satanica e nel cosiddetto “satanismo giovanile”: “[…] in un mondo dove il sesso e il turpiloquio non creano più veramente scandalo […], forse soltanto Satana rimane veramente provocatorio.



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Naturalmente non bisogna cadere nell’errore di generalizzare e condannare tutta la musica rock, in quanto non tutto il rock propone messaggi negativi. Fortunatamente non tutti i giovani rimangono catturati da certe atmosfere, un segnale positivo è la sempre maggiore diffusione, tra i giovani, della “Christian Music” (musica cristiana).

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è una musica “da chiesa”, ma un genere per tutti. È l’espressione viva e pulsante di quegli artisti che desiderano offrire un messaggio diverso, alternativo, ricco di valori e di contenuti, utilizzando i linguaggi contemporanei: dal rock alla dance, dalla ballata melodica al rap.

Uno fra questi è il cantautore italiano Roberto Bignoli, portatore di handicap, che ha vissuto da bambino l’esperienza della povertà e della malattia, per passare successivamente a quella della droga e del carcere, ma al quale poi la fede ha cambiato radicalmente la vita; nel dicembre 2001 ha ricevuto a Washington il premio “Unity Awards” come migliore artista cristiano internazionale. Bignoli ha un bellissimo rapporto con i ragazzi ed è stato tra i protagonisti di alcune edizioni delle Giornate Mondiali della Gioventù e questo dimostra che il cuore di tanti ragazzi batte per artisti che hanno scelto di utilizzare il linguaggio universale della musica per proporre messaggi in favore della vita e del Vangelo.


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