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“Come nascono i bambini?”. Quando e come parlare di sessualità ai propri figli

PREGNANCY

Di Maria Evseyeva-Shutterstock

Martha, Mary and Me - pubblicato il 26/09/19

Lo abbiamo chiesto a Racehele Sagramoso, ostetrica, moglie, mamma di famiglia numerosa.
Appena scompare l’ansia, ma che dico, quando finalmente riesci ad accettare che da ora in poi Ansia sarà il tuo secondo nome, le mamme e i papà si “teletrasportano” subito nel futuro, al fatidico momento nel quale dovranno spiegare ai loro piccoletti come e da dove sono arrivati.

Quella domanda, non voglio mettere ansia eh, arriverà per tutti noi. E siccome io sono tranquillissima e ferratissima sull’argomento (era sotto un cavolo portato dalla cicogna quando mamma e papà hanno fatto il primo ballo al matrimonio giusto?!) ho chiesto aiuto a chi di nascite e bimbi ne sa qualcosa di più!

Rachele Sagramoso (ostetrica e anche molto brava per chi non la conoscesse) aiutaci tu!

I bambini fanno sempre tante domande, anche quando sono molto piccoli, ma la mia è: c’è un’età giusta per raccontare come sono andate le cose? C’è il rischio che prima di una certa età siano troppo piccoli per capire o restino traumatizzati?

Innanzi tutto grazie per la fiducia! Spero di essere all’altezza delle aspettative! Userò il generico sesso maschile, parlando di bambini, intendendo, se non specificato, entrambi i sessi. Non vi è “l’età” per la quale è fondamentale iniziare a parlare di sessualità (cioè tutto quello che è inerente al sesso, al maschile e a quello femminile, e la relazione tra questi), ma è una possibilità quella di rispondere usando termini idonei per l’età del bambino, conoscendo che tipo di vocabolario utilizza, rispettando le sue tappe di crescita: per cui ovviamente ogni coppia genitore-figlio saprà trovare il suo momento e il suo linguaggio e l’unico sforzo del genitore sarà mettersi nei panni del bambino – naturalmente – e “ripassare” alcune nozioni di base che riguardano la norma biologica. Ecco dunque che per un bambino di quattro anni, parlare di ‘utero’ è troppo, ma parlare di ‘culla’ dove cresce il bambino nella pancia, non è complicato. Viceversa, per una bambina di sei/sette anni che pone domande molto chiare sull’esistenza del ciclo mestruale, non è complesso spiegare che quel sangue (ipotizzando che costei entri in bagno mentre c’è mamma, o possegga delle sorelle maggiori) è il segno di appartenenza nel ‘magico mondo delle femmine’. Insomma, ogni mamma e ogni papà possono trovare modi e linguaggi acconci, tenendo ben presente che le parole si possono addolcire o semplificare, ma i concetti che ci forniscono la fisiologia e l’anatomia umane, sono del tutto indiscutibili. Non sono una psicologa, ma io credo che se il presupposto del genitore è rispondere a delle domande del proprio figlio o iniziare a fornire qualche rudimentale informazione (basta introdurre l’argomento e vedere se vi è interesse, a seconda dell’età), quindi dare per scontato che l’argomento presupponga il massimo rispetto e pudore, non si può incorrere in un trauma che invece potrebbe accadere nel momento in cui il bambino ricevesse informazioni che provengono al di fuori del proprio nucleo familiare, magari sono informazioni non richieste, non pertinenti al tipo di relazione con l’adulto che le sta fornendo, non rispettose della norma biologica.

Quando sono piccoli, meglio raccontare comunque la verità scientifica o usare una delle favolette/metafore che parlano di cavolo, cicogne, patatine e pisellini?

Partendo col presupposto che i cavoli sono ottimi nella minestra e le cicogne sono animali maestosi da rispettare, non trovo inutile che si usino in contesti sessuali. Sui soprannomi degli organi o degli apparati genitali, ogni famiglia possiede i propri. L’importante è che non siano false le funzioni di tali organi o apparati.




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Quando è bene cominciare a parlare di contraccezione, malattie, masturbazione e tutti gli argomenti connessi? È meglio aspettare che siano loro a chiedere o prevenire?

Cominciamo con un concetto: la contraccezione è un termine negativo. È ‘contro’ qualcuno (il potenziale bambino), presuppone il fatto che la fertilità sia una cosa da curare con le medicine ed è un modo per instillare l’abitudine verso la delega alla medicina o al mezzo contraccettivo. Si cominci a parlare di fertilità e di consapevolezza. E s’introduca il concetto di amore legato intimamente con quello di sessualità. Il nostro meraviglioso corpo è fatto per amare. E l’amore è generativo (anche quello adottivo, lo è). Due persone, un uomo e una donna, che si amano, sono fatti per aprirsi alla vita, mettendo al mondo dei bambini ai quali voler bene: la fisiologia innanzi tutto. Se un bambino cresce conoscendo il fatto che una relazione tra maschile e femminile debba basarsi sull’amore e sul rispetto, se apprende il fatto che le donne sono concepite per accogliere la vita e nutrirla (nel ventre, con le mammelle) ed è consapevole che i papà sono fatti per donare la vita e per proteggerla quando nasce, non c’è molto altro da spiegare, poiché tutte le competenze che si possono acquisire partendo con questi concetti, trasmettono l’importanza della relazione e della fisiologia. Per i genitori, ci tengo a sottolinearlo, è importante comprendere la loro fisiologia. Affermare che esiste la contraccezione, adombra la bellezza della fertilità che, come tutte le cose umane, è doveroso conoscere e può aprire – per gli adulti stessi – scenari di competenza e affiatamento molto profondi, nella relazione di coppia. La fertilità è un aspetto normalissimo della relazione tra maschi e femmine e parlarne introduce concetti come libertà/responsabilità, diritto/dovere, castità, rispetto e pudore. La masturbazione è certamente un argomento, ma non le darei molto peso, se non per rispondere a domande precise (spesso legate ai numerosi danni della pornografia). Tutti gli esseri umani tendono alla ricerca del piacere e della felicità, quando però quella ricerca isola la persona e la priva del desiderio di relazionarsi con l’altro, è un limite che la getta in un egocentrismo che può essere, alla lunga, parzialmente patologico. Il piacere dato dalla sessualità è concepito biologicamente perché sia un elemento di forza in una relazione d’amore, altrimenti è sfruttamento del corpo altrui per soddisfazione personale. Per quanto attiene la trasmissione di malattie e infezioni sessualmente trasmissibili, penso sia importante ricordare sia i danni sull’apparato riproduttore (specialmente quelli legati alla fertilità femminile), sia quelli legati alla gola (purtroppo). Sono argomenti nei quali è fondamentale usare molta competenza (acquisibile tramite testi semplicissimi) e tentare di rimanere scevri da ideologismi. La franchezza e la chiarezza sono necessarie, in questa sede. Uno dei modi per iniziare – quando si pensa che i propri figli debbano sapere, ancora una volta dipende dal tipo di relazione genitore-figlio – è sicuramente quello d’introdurre il principio chiave che vede la persona umana nella sua interezza, essere formata da un corpo, una mente e – se si è audaci – un’anima. Ciò che il corpo vive, si trasmette alla mente e viceversa (quanti di noi avevano la gastrite per le interrogazioni a scuola?), quindi ogni azione compiuta col nostro corpo si ripercuoterà sulla salute della nostra mente. E se tale azione coinvolge un’altra persona e la sua salute, si ha la responsabilità pure su questa. E se quell’azione coinvolge non solo una seconda persona, ma pure una piccola persona che potenzialmente può essere coinvolta non avendolo chiesto (un bambino), allora è un grosso problema che implica il fatto di essere molto oculati e responsabili. La responsabilità, in contrapposizione con la libertà e conseguenza di questa, è un argomento che coinvolge molto tutta la famiglia. La preziosità del proprio corpo dev’essere un concetto chiaro ed inequivocabile.

Hai qualche consiglio per intavolare il discorso senza imbarazzo o senza che si instaurino tabù?

Personalmente, ma ogni famiglia possiede ritmi personali, quando i bambini hanno accesso a internet, debbono essere messi a conoscenza del mondo dello sfruttamento del corpo umano (e tutto ciò che attiene la preziosità del corpo in funzione dell’amore e della bellezza) e, con calma, a tutto ciò che attiene il rispetto del corpo. Sicuramente vi sono fasi nelle quali è necessario intervenire sommariamente specialmente quando un figlio può entrare in contatto con immagini o discorsi che lo possono turbare. Personalmente aborro ogni tipo di uso della tecnologia prima dei quattordici anni e diffido i miei figli da farne uso coi compagni: ho spiegato loro i pericoli del web e, allacciandomi  al pudore personale, ribadisco molto di frequente che nessuno deve parlare di argomenti che ritengono fastidiosi, di argomenti inerenti il corpo e la sessualità, nessuno deve mostrare foto o richiedere foto. Per ciò che attiene la masturbazione e quindi lo stimolo a questa (dato per lo più dalla pornografia) mi sono trovata più volte a spiegare i meccanismi della dipendenza – simili a quelli delle droghe – allacciandomi proprio a tutto ciò che esiste al mondo di non genuino e di nocivo per la salute. Per ciò che attiene la fertilità (non la contraccezione), ho introdotto l’argomento parlando dei diritti dei bambini di nascere in seno a una famiglia che li accolga e li educhi e che, quindi, ogni gesto che si compie inerente gli apparati genitali, deve presupporre il fatto che questi siano sani e funzionanti (quindi fertili) e debbano rimanere tali per la loro funzione generativa. Il fatto che la natura abbia predisposto una tempistica mensile ridottissima per la fertilità femminile, ci deve far capire quanto si possa evitare consapevolmente il concepimento e che questa “finestra fertile” esista proprio perché i bambini possano essere accolti con cognizione. Mi sono spesso agganciata a tale argomento, quando ho avuto la richiesta di parlare dell’aborto e di quanto sia una scelta molto triste per la donna e per l’uomo, con conseguenze molto grosse dal punto di vista mentale e spirituale. Le primissime volte che ho accennato alle malattie e le infezioni trasmissibili, sono riuscita a farlo anche grazie a dei filmati molto carini che si trovano cercando il motivatore Jason Evert (fondatore dell’associazione Chastity) e al suo testo estremamente semplice, ma d’impatto, “L’esperienza dell’amore”.




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Cosa ne pensi del nudismo a casa? Molti credono che aiuti i bambini ad approcciare la questione della sessualità e del rapporto col proprio corpo con più normalità e senza creare imbarazzo. Il pudore è “still a thing”, voglio sperare.

Tutto ciò che termina con ‘ismo’ è negativo. Se per ‘nudismo’ s’intende il fatto che un genitore non si copra nel momento in cui entra il proprio figlio, è necessario pensare al presupposto col quale lo si fa. Se il fatto di vedere il proprio genitore nudo è un caso e quando accade è un contesto d’igiene, non credo ci sia nulla di male. Farsi la doccia, magari fare la pipì (per un maschio imparare a farla in piedi è una bella conquista) o cambiarsi di fronte a un figlio, senza stare lì a bighellonare nudi, non è un problema se il genitore rispetta l’età del proprio bambino. Se il presupposto col quale ci si mostra nudi, esula dall’igiene o dalla cura, penso che non sia corretto. Il pudore è fondamentale, per cui, dopo una certa età, sia i genitori, sia i figli, dovranno sentire l’esigenza di coprirsi (di solito con la pubertà). Poi ci sono circostanze particolari: tra donne, ad esempio, vi è una certa confidenza, spesso. Il punto focale è la preziosità del proprio corpo e il pudore è uno strumento importantissimo. Non accetto il fatto, ad esempio, che nuovi partner del genitore separato, si mostrino nudi ai figli di altre persone: è irrispettoso e non ha scopi educativi.

Ci sono risorse utili (libri, articoli ecc.) che consigli a un genitore per prepararsi ad affrontare questo argomento coi suoi bimbi?

Ce ne sono molte:

Per i genitori e gli operatori:

Giampaolo Nicolais, Il bambino capovolto;

Tonino Cantelmi, Nati per essere liberi;

Tonino Cantelmi e Marco Schicchitano, Educare al femminile e al maschile;

Tonino Cantelmi et al., Essere padre e madre oggi;

Giuliano Guzzo: Cavalieri e principesse;

Massimo Ammaniti, Il mestiere più difficile del mondo;

Miriam Incurvati e Giovanni Petrichella: 100.000 baci. L’educazione affettiva e sessuale in famiglia;

Thérèse Hargot, Una gioventù sessualmente liberata (o quasi);

Antonio Morra, Pornolescenza.

Programmi formativi del Progetto Pioneer e del Teen Star.




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Per genitori e adolescenti:

Virginia Conti e Donatella Sanna, Chi siamo, un viaggio nell’adolescenza;

Jason Evert, L’esperienza dell’amore;

Bruno Mozzanega, Da vita a vita;

Antonio Morra, Pornotossina.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG MARTHA, MARY AND ME

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