L'esploratore che scoprì le Americhe - oggi Servo di Dio - era un uomo della Provvidenza
Cristoforo Colombo nato probabilmente nel 1451 a Genova, in una famiglia di tessitori, s’imbarcò ancora adolescente. Prese parte a una guerra contro i pirati moreschi e in successivi viaggi raggiunse la costa occidentale africana e l’Islanda.
Giunse in Portogallo intorno al 1471, sicuro che la terra fosse rotonda e non piata come si credeva all’epoca; tuttavia non riuscì a convincere il re portoghese a finanziare il suo viaggio di esplorazione volto a “scoprire”, l’Estremo Oriente navigando verso Ovest. Giunto in Spagna fra il 1485 e il 1486, continuò a promuovere la sua idea. Tuttavia, fu soltanto nel 1492 che il suo progetto ottenne la benedizione della regina Isabella. Ottenuto il finanziamento reale e il titolo di ammiraglio, Colombo armò tre piccole caravelle, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, assoldò timonieri esperti, centoventi marinai e salpò verso occidente diretto in Giappone, la perla dell’Estremo Oriente. Quando la flottiglia lasciò il porto di Palos il 3 agosto 1492, molti dei presenti erano convinti di assistere alla partenza di una spedizione sconsiderata e che quegli uomini non sarebbero mai più tornati in dietro.

Raggiunte le isole Canarie, le imbarcazioni si avventurarono nello sconosciuto Oceano Atlantico e iniziarono la traversata. Nonostante l’equipaggio a volte si lasciasse andare al nervosismo e allo scoraggiamento, non si verificarono episodi di ammutinamento, come invece sostengono alcuni resoconti di viaggio. Ma non ci sono dubbi sul fatto che quando il 12 ottobre 1492 venne avvistata la terra, marinai e ammiraglio fossero estremamente sollevati e gioiosi. Le caravelle attraccarono a mezzogiorno in quella che oggi è l’isola di Watling nelle Bahamas; Colombo era convinto di essere giunto in Cina o in India (da qui il nome di “indiani” per i nativi d’America). L’isola che i locali chiamavano Guanahari venne ribattezzata San Salvador e rivendicata per la Spagna. Diritti di proprietà vennero in seguito avanzati per l’odierna Haiti, Hispaniola (battezzata Santo Domingo da Colombo) e Cuba.
Il giorno di Natale venne fondato un insediamento a Santo Domingo al quale venne dato il nome di La Navidad. Ma nel giorno della nascita di Cristo alla cui adorazione Colombo, da autentico cattolico, intendeva convertire gli indigeni, l’esploratore vide la sua nave ammiraglia, la Santa Maria, incagliarsi e divenire inutilizzabile. Lasciato parte dell’equipaggio a Santo Domingo, la Nina e la Pinta salparono per la Spagna e dopo un viaggio difficile a causa delle condizioni atmosferiche raggiunsero l’Europa. Di nuovo a Palos il 15 marzo 1493, Colombo affermò di avere provato che navigando verso occidente era giunto in Oriente. Per chiudere la bocca ai molti scettici, aveva portato con sé oggetti donatigli dagli indigeni e piante esotiche, fra cui forse anche il tabacco e un modo di “fumare” le foglie arrotolandole in quelli che venivano chiamati Cigarros. Ma ciò che suscitò un particolare interesse nei monarchi spagnoli furono gli oggetti in oro.
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Attirati dalle incalcolabili ricchezze possedute dai paesi al di là dell’oceano, i governanti spagnoli fornirono a Colombo i mezzi per tornare nelle “Indie Occidentali” e riempire i forzieri della monarchia, convertire al cristianesimo e avvalorare la sua convinzione secondo la quale con qualche altra esplorazione sarebbe giunto in Giappone. Al comando di una flotta composta da tre grandi navi, tredici caravelle e circa millecinquecento uomini, Colombo avvistò terra il 3 novembre 1493. In seguito raggiunse le isole che conosciamo con il nome di Antille Francesi e Giamaica. Ma quando tornò a La Navidad, scoprì che l’insediamento era stato distrutto dagli indigeni e non trovò più nessuno degli uomini che vi aveva lasciato. Costretti a confrontarsi con indigeni ostili, gli esploratori costruirono un forte, battezzato Santo Tomaso, ma nel frattempo il loro ammiraglio si trovava a dover combattere con gli effetti negativi del clima. Dal nuovo insediamento, Colombo diresse la raccolta d’oro per il tesoro reale e quella degli essere umani da essere inviati in Spagna in catene, perché potessero essere istruiti alla fede cristiana.

Gli indigeni rimasti vennero trattati con durezza, un particolare che sarebbe stato sfruttato dai detrattori di Colombo per ritrarlo non come un eroe ma un farabutto. In quegli anni Colombo si trovò ad affrontare episodi di ribellione a causa del suo sistema di amministrazione della colonia. Quando le rimostranze degli uomini raggiunsero la Spagna, vennero respinte da Isabella che preferì dare maggiore peso alle ricchezze che Colombo stava fornendo. Di conseguenza, l’esploratore ottenne i finanziamenti per una terza spedizione e salpò da Siviglia il 30 maggio 1498, iniziando il viaggio che lo avrebbe portato alla scoperta del Sud America. Le continue lamentele riguardo l’amministrazione di Colombo spinsero infine la Regina a inviare nelle nuove colonie suoi uomini di fiducia che non solo rimossero Colombo dalla posizione di governatore delle Indie ma lo arrestarono insieme a due dei suoi fratelli.
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In catene, Colombo venne trascinato a bordo di una nave e accusato di essersi arricchito e di avere ignorato gli ordini del governo spagnolo. Convinto che il terzo viaggio lo avesse portato più vicino all’Asia, Colombo riuscì a convincere i reali che un’altra spedizione lo avrebbe portato nel mar Rosso e in Terra Santa da dove, disse, avrebbe raggiunto Gerusalemme e recuperato il sepolcro di Cristo. Le cose andarono in altro modo: le navi naufragarono lungo la costa della Giamaica. Tornato in Spagna ai primi di novembre del 1504, Colombo dovette affrontare gravi problemi di salute: sia il corpo sia la mente cominciavano a cedere. Poche settimane dopo, Isabella, sua grande protettrice, morì. Sebbene re Ferdinando lo trattasse con il rispetto dovuto a colui che aveva aperto un Nuovo Mondo alla Spagna, non espresse alcun entusiasmo nei confronti del desiderio di Colombo di lanciarsi in un’altra avventura.