Risponde il documentario storico “Le orme di Gesù a Roma”, presentato da Rome ReportsI resti mortali di San Pietro e San Paolo, il frammento della Croce di Cristo, i gradini che Gesù ha percorso nella sua Passione… Da centinaia e centinaia di anni, milioni di pellegrini di tutto il mondo visitano Roma per raccogliersi in preghiera davanti a queste e altre reliquie. Ma sono vere?
A questa domanda, che ha suscitato importanti dibattiti nel corso della storia, risponde il documentario Las huellas de Jesús en Roma (Le orme di Gesù a Roma), elaborato dall’agenzia informativa audiovisiva Rome Reports e presentato il 16 settembre all’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.
Si tratta di un film di 46 minuti che indaga con immagini inedite sull’origine e la ripercussione delle numerose reliquie di Cristo e dei suoi apostoli nella Città Eterna.
La lancia del centurione romano che trafisse Gesù
Lo spettatore scoprirà ad esempio che la cupola di Michelangelo, che custodisce l’altar maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano, si basa su quattro colonne in cui possono apprezzarsi delle statue che fanno riferimento a vestigia legate alla vita di Gesù.
Tra queste c’è la statua del centurione romano Caio Cassio Longino, che trafisse con la sua lancia il costato di Gesù sulla croce (Vangelo secondo Giovanni 19, 34). La sua statua è stata eretta in quel luogo tanto importante per il cristianesimo perché lì è conservata la punta di quella lancia, secondo la tradizione donata a Innocenzo VIII (Papa dal 1484 al 1492) dal sultano turco Bayazid.
San Longino, Basilica di San Pietro, Vaticano
La Croce di Cristo
Un’altra colonna è dedicata a Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, che nel 327 intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa in cui avrebbe trovato sul monte Calvario, a Gerusalemme, la “vera croce” di Gesù. Un frammento di quella croce è oggi conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
Statua di Sant’Elena, Basilica di San Pietro
I resti dei Santi Pietro e Paolo
Tra le reliquie della cristianità a Roma, il documentario dà particolare importanza ai resti mortali dei due grandi apostoli: la tomba dell’apostolo Pietro, che ha dato origine a quella che oggi è la grandiosa basilica vaticana, e quella dell’apostolo Paolo, fondamento della basilica che porta il suo nome dall’altro lato delle mura dell’antica città di Roma.
Il documentario mostra come l’archeologia permetta di verificare che negli ultimi venti secoli ha prevalso una tradizione ininterrotta di attenzione e conservazione con il massimo affetto dei resti di questi due santi da parte dei seguaci di Gesù.
Il vero senso delle reliquie
Queste testimonianze storiche non sono prove inconfutabili della veracità del cristianesimo, hanno spiegato quanti hanno preso la parola in occasione della presentazione.
Come ha detto presentando la proiezione Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, “il metodo di Dio non consiste nell’offrire una prova storica irrefutabile per affermare la fede”. Se fosse così, ha indicato, non rispetterebbe la libertà del credente.
“L’archeologia, benedetta archeologia, ci offre indizi che ci permettono di sostenere la fede”, ha aggiunto Tornielli.
Il documentario è stato presentato qualche giorno dopo che Papa Francesco aveva donato al patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, frammenti dei resti mortali di San Pietro conservati in Vaticano, come simbolo di fraternità.
Tomba di San Pietro, Grotte Vaticane
La posizione dei Papi
Dopo anni di indagini archeologiche delle fondamenta della basilica vaticana, il 26 giugno 1968 Papa Paolo VI ha affermato: “Abbiamo ragione di ritenere che sono stati rintracciati i pochi, ma sacrosanti resti mortali del Principe degli Apostoli”, Pietro, sotto l’altar maggiore.
Il Pontefice si è limitato a riferire il parere degli archeologi, ma non ha mai dichiarato quella scoperta come un obbligo di fede per i cristiani. Di fatto, ha riconosciuto che con quell’annuncio non si sarebbero esaurite “le ricerche, le verifiche, le discussioni e le polemiche”.
La proiezione è stata introdotta dalle parole di benvenuto di María del Carmen de la Peña Corcuera, ambasciatrice di Spagna presso la Santa Sede.
Le reliquie, un aiuto per la preghiera
Il cardinale Giovanni Battista Re, vicedecano del Collegio Cardenalizio, ha ringraziato la produzione di Rome Reports, diretta dal giornalista Antonio Olivié, perché con elementi storici e alcuni passi cinematografici rivive venti secoli di storia, facendo comprendere la sofferenza di Cristo nella Passione.
“Abbiamo potuto vedere tutto quello che Cristo ha sofferto per noi, perché la morte in croce era qualcosa di veramente orribile”, ha constatato il porporato al termine della proiezione con la voce incrinata dall’emozione.
Le reliquie, ha sottolineato, sono “un aiuto alla fede e alla preghiera”.
Immagine del documentario “Las huellas de Jesús en Roma”, Rome Reports
Perché questo documentario?
Il documentario è stato prodotto con il patrocinio della Doctor Ramón Tallaj Foundation, è in spagnolo e in inglese ed è pronto ad essere distribuito in tutto il mondo, soprattutto via televisione.
Nelle sue parole nell’atto di presentazione, il dottor Ramón Tallaj, che è anche presidente di Somos Community Care, rete di assistenza medica che aiuta 650.000 pazienti dell’area di New York, ha spiegato che il documentario permette di scoprire come “nei secoli e fin dall’epoca dei primi cristiani, fino ai nostri giorni, Roma è diventata il centro della Chiesa cattolica”.
“La fede in Cristo è inscritta nell’anima di questa Città Eterna in modo molto profondo, e abbiamo voluto rifletterlo in questo documentario”, ha proseguito Tallaj, cittadino della Repubblica Dominicana che ha adottato la nazionalità statunitense.
“Roma è un riferimento per tutti i cristiani, e soprattutto per noi cattolici”, ha concluso il dottor Tallaj. “La nostra fede non è una leggenda, né ha come base racconti mitici. La fede cristiana si basa su un dato storico: la persona stessa di Gesù di Nazareth e il suo progetto di vita manifestato in tutti i suoi atti e nelle sue parole. Progetto di vita vissuto e annunciato al mondo dai primi credenti”.