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Gesù non è mai indifferente al tuo dolore!

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Di Piti Tangchawalit/Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/09/19

E non si limita a considerare le nostre lacrime, ne pone anche un argine. Ci dice che ciò che ci fa soffrire non sarà per sempre!

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. (Luca 7,11-17)

Mi è capitato, durante una sosta in terra santa, di visitare la piccola cittadina di Nain. È difficile dire cosa di quel villaggio o di quel territorio fosse simile ai tempi di Gesù. Ma non è la geografia la cosa che conta, ma la storia che attraversa quel villaggio. È una storia di immensa sofferenza: una donna perde prima il proprio marito e poi è costretta ad assistere alla morte del figlio unico. Lo sta portando al cimitero, e proprio in quel momento i suoi passi si incrociano con quelli di Gesù: “Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»”. È irresistibile per Lui vedere il dolore di quella donna e continuare nell’indifferenza. È una verità che non dobbiamo mai dimenticare: Gesù non è mai indifferente al nostro dolore, alle nostre lacrime. E se anche questo non risolve lo scandalo del male, ne ci dice perché Egli lo permetta, la cosa che non dobbiamo mai tralasciare è la costante certezza che lì dove c’è qualcuno che soffre, Cristo è lì. Non è una semplice consolazione in assenza di soluzioni, ma è il punto di partenza di ogni vera soluzione. Dio non si limita a considerare le nostre lacrime, ne pone anche un argine. Ci dice che ciò che ci fa soffrire non sarà per sempre. Ecco perché dice a quella donna “non piangere”. “E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre”. Il racconto di un singolo fatto accaduto nella cittadina di Nain ha un grande valore simbolico. Infatti anche per noi l’incontro con Cristo è innanzitutto l’incontro con la Sua compassione. Egli soffre con noi, si mette nella situazione di “patire” ciò che noi patiamo. Ma non si limita solo a entrare nella nostra passione, ma pone ad essa anche un argine. Il nostro dolore non sarà per sempre. E proprio per questo verrà un tempo in cui anche a noi sarà riconsegnato in maniera nuova ciò che ci è stato tolto. Il fondale della resurrezione è il grande orizzonte di senso dentro cui anche la Croce assume un significato.
Luca 7,11-17
#dalvangelodioggi

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA DON LUIGI MARIA EPICOCO

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