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Distribuite ai poveri le eccedenze alimentari delle crociere

CRUISE, SHIP, BUFFET

Salvador Aznar | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 17/09/19

Un'iniziativa del Banco Alimentare che dal 2017 è arrivata a coinvolgere dieci città portuali italiane. In questi giorni ne è protagonista Napoli, dove il cibo raccolto è stato consegnato alla mensa Papa Francesco di Pompei.

Tutto il cibo preparato ma non servito agli ospiti sulla nave può essere portato a chi manca di mezzi di sussistenza, è questa l’idea che dal 2017 si è concretizzata in un progetto di collaborazione tra Banco Alimentare e Costa Crociere. Nel luglio di due anni fa cominciava nel porto di Savona un’opera che è diventata una best practice esportata anche in Francia, Spagna, Guadalupa e Martinica. Alle spalle dell’iniziativa, la legge sullo spreco alimentare:

Dopo l’entrata in vigore della Legge Gadda contro lo spreco alimentare – afferma Andrea Giussani, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus – abbiamo lavorato con Costa Crociere 8 mesi per strutturare un processo di gestione delle eccedenze alimentari che ci permettesse di recuperare cibo di altissimo valore qualitativo e nutrizionale. (da Banco Alimentare)

LUCA CARBONI

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In pratica, la sera prima dell’attracco in un porto il personale di cucina della nave raccoglie, sigilla ed etichetta i pasti in eccedenza (preparati ma non serviti). L’indomani il Banco Alimentare si occupa di ricevere queste derrate e distribuirle nel territorio ad enti assistenziali. I porti in cui è attiva questa forma di cooperazione sono diventati dieci. In questi giorni l’iniziativa sbarca a Napoli:

Duecento pasti serviti agli indigenti, 50 dei quali consegnati direttamente a casa di quelle famiglie che non hanno sempre le disponibilità economica per garantire un pranzo o una cena ai loro figli. E’ questo che fanno ogni giorno i circa 60 volontari della mensa Papa Francesco di Pompei (Napoli) che stasera riceveranno in dono le eccedenze alimentari della Costa Fascinosa. (da Repubblica)

Il tema dello spreco e del recupero sono di grande attualità, oltre alle manifestazioni e ai dibattiti mediatici c’è bisogno che ciascuno sia una presenza viva dentro la realtà che vive. L’iniziativa messa in campo dal Banco Alimentare mostra quanto uno sguardo concreto e attento possa accorgersi di una grande disponibilità che si può tradurre in occasioni operative e virtuose. Il rischio che le battaglie in nome della solidarietà e della cura ambientale si riducano a slogan astratti è forte, ritornare a un’osservazione sincera di ciò che ci circonda può generare insospettabili idee feconde. Non sono solo le navi da crociera a essere piene di sfarzo ed eccedenza, tante abitudini quotidiane ci coccolano con un “di più” che potremmo trasformare in qualcosa da condividere. La palla non è soltanto in mano a chi ha grandi mezzi, ma a ciascuno di noi.


VASSOIO, MANI, DOLCI

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Sulla stessa barca

Chissà con che occhi sgranati Pietro guardò Gesù quella volta che il Maestro gli suggerì di gettare la rete da una parte e lui la tirò su che traboccava di pesci. Fu una delle tante evidenze con cui il Signore ribadì quel ritornello che possiamo parafrasare così: “Solo io so riempire fino all’orlo il bisogno del tuo cuore, amico mio”. Chi beve della Sua acqua non avrà più sete.

JESUS,APOSTLES
Raphael circa 1515 | Public Domain

La nostra idolatria per il cibo, e anche le patologie alimentari che dilagano, dimostrano un fraintendimento radicale di ciò che nella Parola di Gesù era unito: nutrire è certamente un verbo corporeo, ma non è slegato dallo spirito. Soddisfare lo stomaco fino allo sfinimento, non ridurrà di un briciolo la fame di senso che ci divora l’anima. Quando, invece, ci si disseta alla fonte di Dio, si riesce a godere immensamente anche del piacere di sorseggiare due dita di vino.

Una certa sproporzione ci circonda e forse l’immagine della nave da crociera è adeguata a descrivere questo nostro panorama umano abitato da ombre immense di eccedenze che coprono bisogni sacrosanti stipati nelle stive. Fare una crociera deve essere piacevole, non sono esperta e non voglio svilirne la bellezza. Eppure dà l’impressione di fornire addirittura più cose di ciò che si può desiderare. Quelle navi sono enormi da tutti i punti di vista. Ci colpiscono le immagini di questi giganti del mare, con a bordo più di tremila passeggeri, il cui profilo sembra schiacciare quello di città come Venezia a cui si avvicinano. Danno l’idea di un fotomontaggio riuscito male.

CRUISE, SHIP, VENICE,
Jaro68 | Shutterstock

Un’immagine ha senz’altro un impatto più forte di certi resoconti che documentano una sproporzione altrettanto grande nel nostro tessuto sociale tra chi ha una disponibilità di mezzi oltremisura e chi non ha neppure lo stretto necessario. Anche per le famiglie vale l’amarezza di constatare che sembrano esserci vite che appartengono a scale di grandezza incompatibili. Come si osserva questo divario? Ci basta la polemica astratta di chi punta il dito contro le ingiustizie? In tal caso la tempesta di parole non cambia di una virgola lo status quo.


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Ma c’è una prospettiva che può riportare tutto alle giuste proporzioni, c’è una scala rispetto a cui siamo uguali: il bisogno. Quella rete stracolma di pesci non fu per Pietro una lezione imprenditoriale o un suggerimento sul fare più scorte del bisogno effettivo: gli fu mostrato quanto fosse grande la rete del suo cuore. E da questo punto di vista siamo davvero tutti sulla stessa barca, sia che viaggiamo sullo yacht con cui Greta ha raggiunto New York, sia che siamo su una misera zattera. L’ospite a bordo di una lussuosa crociera potrà essere coccolato con cibo gourmet, ma sentirà gli stessi morsi nell’anima del pensionato che fatica ad arrivare a fine mese. Forse un banchetto luculliano può attutire il rumore di certe domande, certamente l’indigenza rende più vibrante e sofferta l’attesa di una risposta al dolore.

L’ingiustizia sociale è abbracciata – a monte –  da una grande uguaglianza ontologica, prendendone atto si può essere solidali nell’unico senso possibile. La prospettiva non è quella del ricco che elargisce qualcosa al povero per stare in pace con la coscienza; questa condotta, nel lungo termine, lascia un retrogusto amaro in chi sguazza in un surplus che continua a lasciare vuote le stanze più importanti del cuore.

La scala che collega chi ha troppo e chi ha poco è stare nudi di fronte all’evidenza che siamo tutti affamati e assetati allo stesso modo, siamo bisognosi di una misura immensa di bene che solo il Padre può colmare. Mendicanti lo siamo tutti. Uguali rispetto a quest’attesa di nutrimento, possiamo guardarci come esseri in tutto simili e perciò adoperarci con solerzia e creatività per colmare quelle carenze che pesano su chi rema con fatica.

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