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A cosa serve la preghiera? A niente, come l’amore

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Foto di Hassan OUAJBIR di Pexels

Paola Belletti - pubblicato il 11/09/19

Come l'amore la preghiera non si valuta, non si pesa, non si misura, non vale perché "utile". Siamo in un altro ordine di cose, più vero, più vicino all'essere. Siamo nell'ordine dell'amore tra Dio e la sua creatura.

Leggendo il magazine online Famille Chrétienne mi sono imbattuta in questa intervista. Ed è stato come intravvedere il baluginio di una gemma preziosa incastonata in un muro, un lampo di luce da un’insospettabile penombra.

La prima domanda permette a Suor Emmanuel, priora generale della Famiglia monastica di Betlemme*, di squarciare subito il velo: ecco che possiamo affacciarci su un lago di luce. La preghiera, a cosa serve? A niente si potrebbe dire…

D. À quoi sert-il de prier ? D. À rien, pourrait-on dire ! La prière n’est pas, d’abord, de l’ordre de l’utile, mais de la gratuité. Comme l’amour ou la beauté. (Famille Chrétienne) A cosa serve pregare? A niente, si potrebbe dire. La preghiera non è, innanzitutto, dell’ordine dell’utile, ma della gratuità. Come l’amore o la bellezza.

Ecco. Se siamo  appena usciti dal buio e fuori il sole grida così forte, bisogna dare il tempo agli occhi di abituarsi, alle pupille di stringersi un po’ per non bruciare. Ora possiamo iniziare a distinguere le figure, i profili del paesaggio, le persone. Sì, soprattutto le persone. Perché, come per l’amore e la bellezza, anche nella preghiera si tratta di avere a che fare con una persona. E a questa Persona, è vero, andiamo a chiedere cose.




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Sì, aggiunge subito, Suor Emmanuel: la preghiera non è utile, ma è efficace.

(…) Jésus (…) nous dit aussi dans l’Évangile que la prière a une efficacité. Le Notre Père contient d’ailleurs ces deux aspects : la première partie est gratuite, relationnelle, et la deuxième est une prière de demande. « Donne-nous notre pain quotidien. » Donne-moi tout ce dont je peux avoir besoin aujourd’hui, maintenant. Et si la Vierge Marie, dans ses apparitions, exhorte ses enfants à prier, c’est bien parce qu’elle sait que, dans la prière, toute personne humaine trouve le sens de sa vie : Dieu qui l’aime inconditionnellement et la sauve. (…)Gesù (…) ci dice nel Vangelo che la preghiera ha un’efficacia. Il Padre Nostro contiene comunque questi due aspetti: la prima parte è gratuita, relazionale, e la seconda è una preghiera di domanda. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Dammi quello tutto ciò di cui posso aver bisogno oggi, adesso. E se la Vergine Maria, nelle sue apparizioni, esorta i suoi figli a pregare è proprio perché sa che, nella preghiera, ogni persona umana trova il senso della sua vita: Dio che l’ama incondizionatamente e la salva. (Ibidem)

Allora forse non sappiamo bene che cosa sia davvero la preghiera? Forse è questa la domanda da fare per comprendere davvero il senso del nostro pregare?

Come l’amore allora la preghiera è una relazione vivente. Con una persona vivente, il vivente vivificante, Dio stesso. Al quale noi assomigliamo e non viceversa. Pensiamo a chi ci è caro, un amico, il marito, la mamma, i figli: ci vogliamo bene, sì? Mandiamo loro messaggi, abbiamo qualche attenzione quotidiana per loro, giusto? Sappiamo di amarli e per questo glielo ripetiamo, per questo vogliamo stare con loro. Così, di più, è con Dio (fino a far quasi impallidire gli altri amori, ma Dio e buono e ce li satura di colore, non li stinge).

Dio non è un concetto intorno al quale arrovellarsi, un’idea altissima da provare a definire, una fonte di ispirazione, ma Qualcuno.

(…) Avec Dieu, qui n’est pas un concept mais une personne, c’est pareil. La vie de prière est simple comme l’amour ! Et cette simplicité, Jésus nous l’enseigne : « Quand tu veux prier, retire-toi dans ta chambre, ferme sur toi la porte et prie ton Père qui est là, dans le secret ; et ton Père qui voit dans le secret, te le rendra » (Mt 6, 6). Il est déjà là, Lui qui est avec nous tous les jours jusqu’à la fin du monde – c’est-à-dire à chaque instant. Il n’attend qu’une chose : que nous soyons avec Lui. Con Dio, che non è un concetto ma una persona, è lo stesso. La via della preghiera è semplice come l’amore! Ed è  questa semplicità che Gesù ci insegna: «Quando vuoi pregare, ritirati nella tua camera, e chiudi la porta e prega tuo Padre che è là, nel segreto; e tuo Padre che vede nel segreto, ti ricompenserà » (Matteo 6,6). E’ già lì, Lui che è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo – cioè ogni istante. Non aspetta che una cosa: che noi stiamo con Lui. (Ib)

Il fatto che sia lì, già lì e sempre è di una bellezza quasi soffocante, trovo.

Che importa se io sono sciocca, distratta, arrabbiata, distante? Intanto, nel frattempo, mentre faccio cose sciocche o mentre sento la tristezza che sale e la solitudine che mi stringe il collo come un anaconda, Dio è lì, è qui. Mi aspetta; mi ama prima che risponda al Suo amore, mi ama senza che risponda al Suo amore. Aspetta che mi giri verso di Lui, che lo agganci con un semplice sguardo, che Gli dia occasione di prendermi nella Sua rete d’amore.


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Quel che desidera è che io mi lasci amare, che diventi tutt’uno con Lui, che la nostra relazione amorosa sia totale, esclusiva, radicale. Ma intanto è lì e resta.

La preghiera non è una tecnica, una pratica, un metodo, ma è vita, è vivere alla Sua Presenza. Continua Suor Emmanuel:

Nous sommes tous appelés à vivre en présence de Dieu. C’est cela la prière. Non pas une méthode de concentration, mais une « disposition permanente », comme le rappelle notre règle de vie. Car, toutes moniales que nous sommes, nous ne passons pas nos journées à genoux dans la chapelle ! Siamo tutti chiamati a vivere alla presenza di Dio. E’ questa la preghiera. Non un metodo di concentrazione, ma una «disposizione permanente», come ricorda la nostra regola di vita. Poiché, tutte quante noi monache, non passiamo le nostre giornate in ginocchio in cappella!

Mentre una sorella è impegnata nelle mansioni di preparazione della cena non sta pregando. O sì? Non come al Mattutino ma sì, se resta alla Sua presenza, se continua il dialogo, se sminuzza carote e sedano alla presenza di Dio. Non è così anche per noi mammemoglilavoratrici tutto attaccato? Altrimenti siamo spacciate. Altrimenti, noi professioniste del senso di colpa e dell’inadeguatezza, ci convinceremo che siamo delle incapaci, che non abbiamo vera vita di preghiera, che almeno la liturgia delle ore va fatta sempre e bene, e magari il Rosario (tutto) e la messa feriale (tutti i giorni). Non è possibile, non sempre e non per tutte. Anche se possiamo tendere sempre a raggiungere certe mete. Dice Suor Emmanuel considerando la vita delle sue consorelle e la propria:

s’il nous arrive de perdre Dieu de vue, ce n’est pas non plus un drame, car Lui-même est toujours une présence aimante. Le tout est de revenir à Lui. se ci capita di perdere di vista Dio, non è poi un dramma, poiché Lui stesso è sempre una presenza amante. Il tutto sta nel ritornare a Lui.

Ecco, se pensiamo a Dio, al Dio che ci ama così tanto e ci aspetta, forse lo immaginiamo calmo e tranquillo, tutto pazienza e “scusate se esisto”. Invece pensavo, leggendo questa intervista e ripensando al dialogo con un amico sacerdote, che il Signore è un forzatore, un effrattore, uno scassinatore, un seduttore.

Ci vuole e non starà fermo in buon ordine col numeretto dell'”eliminacoda” tra le dita aspettando che chiamiamo il Suo.

Si farà avanti, sempre, cercherà di aprire brecce, di sfondare le nostre sciocche linee scioccamente a Lui nemiche, cercherà di portarci in disparte per amarci come si deve, cioè come solo Lui può fare e noi a volte manco sappiamo più desiderare.

Ecco come Dio guarda la nostra anima, lo dice per voce di Osea.

Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. (Osea 2, 16-22)  

* Famiglia monastica di Betlemmedell’Assunzione della Vergine e di San Bruno, fondata il 1 novembre del 1950 in Piazza San Pietro; proprio quando il Santo Padre Pio XII proclamava il dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. E’ nata come risposta a quello che alcuni pellegrini francesi sentirono come un appello ad una vita di adorazione della Trinità, alla scuola di Maria SS.

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