"È indispensabile quindi che il cammino di liberazione sia accompagnato da una intensa vita sacramentale e di preghiera, non solo della persona disturbata ma anche dei suoi parenti"
La Chiesa ha la chiara coscienza di essere chiamata a combattere contro il male e ad offrire la guarigione integrale della persona dal peccato. La redenzione non riguarda solo l’anima ma la persona nella totalità delle sue dimensioni (fisica, intellettiva, spirituale, affettiva, ecc.), persona che soggiace al potere del peccato originale e dei peccati originati, che hanno inquinato e inquinano l’uomo e le sue relazioni con Dio, i fratelli, se stesso e il creato.
I vangeli mettono spesso in relazione il peccato con la malattia: la guarigione fisica come espressione della guarigione interiore. «Il potere viene donato all’interno di un contesto missionario, non per esaltare le loro persone, ma per confermare la missione». In questa luce il potere di scacciare il maligno è sfruttato dai primi autori cristiani nella loro apologia della «nuova religione», per illustrare il potere di Cristo attraverso il confronto tra gli esorcisti pagani e quelli cristiani.
Giustino e Cipriano
Giustino (sec. II), ad esempio, mette in correlazione la missione di Cristo e della Chiesa con la rovina dei demoni, affermando: «Cristo è nato per volontà del Padre a salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l’universo e nella vostra città (Roma) ci sono numerosi indemoniati che gli altri esorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guarire; invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, li abbiamo guariti riducendo all’impotenza i demoni che possedevano gli uomini» (II Apologia, VI, 5-6).
Similmente si esprime Cipriano (III sec.): «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i ruoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura delle nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso. Vedrai come stanno avvinti sotto la nostra mano e come tremano in nostro potere quelli che tu collochi così in alto, onorandoli come signori» (Contro Demetrio, XV).
In tutte le culture e le religioni in cui si crede all’esistenza e all’azione di potenze demoniache e di spiriti maligni troviamo pratiche esorcistiche per liberare e liberarsi da forze nocive, malattie fisiche e psichiche.
Nelle religioni cosiddette «primitive» il compito è affidato agli stregoni, ai sacerdoti attraverso la recita di formule e testi magici con urla, fischi accompagnati dallo strepito di alcuni strumenti e determinati gesti (imposizione delle mani, soffiare, sputare in direzione degli spiriti, ecc.). Questo è attestato già nei riti della religione assiro-babilonese.
Il Nuovo Testamento
Anche il giudaismo conosce riti esorcistici, testimoniati dal Nuovo Testamento: Gesù rispondendo alle provocazioni di quanti lo accusavano di servirsi del nome di Beelzebul per scacciare i demoni, afferma: «E i vostri figli in nome di chi li scacciano?» (Mt 19, 13-14). Gli Atti degli Apostoli (at 19.13-14) parlano di esorcisti ambulanti che impararono ad usare il nome di Gesù nei loro esorcismi. La prassi esorcistica nel giudaismo è confermata da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche, e la troviamo anche a Qumran. S. Atanasio riferisce dell’uso presso gli Ebrei della Scrittura negli esorcismi.
Nel NT Gesù scaccia i demoni con la potenza della sua parola (Mc 4, 25-26), in virtù della potenza dello Spirito di Dio che è in lui (Mt 12, 22-32), detto anche dito di Dio (Lc 11,20), imponendo le mani (Mc 5, 32). I suoi discepoli ricevono da Cristo il potere di scacciare il maligno (Mt 10,7), e la riuscita dipende dalla potenza della parola di Cristo e dalla fede in lui (la preghiera e il digiuno: Mc 9, 28-29), con l’imposizione delle mani (Mc 16,18).