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Quali sono le conseguenze del fatto di credere alla reincarnazione?

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Paulo Ricardo - pubblicato il 07/09/19
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La reincarnazione non è altro che una tentazione alla comoditàIl numero crescente di persone che aderiscono alla dottrina spiritista è stato notato dalla Chiesa già all’epoca del Concilio Vaticano II. In uno dei suoi documenti principali – la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium –, la Chiesa avvertiva, ricordando le Sacre Scritture:

“Siccome poi non conosciamo il giorno né l’ora, bisogna che, seguendo l’avvertimento del Signore, vegliamo assiduamente, per meritare, finito il corso irrepetibile della nostra vita terrena (cfr. Eb 9, 27), di entrare con lui al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati…” (LG, 48).

Nonostante questo, molti hanno cercato in questa dottrina erronea una specie di consolazione, anche se non presenta alcun fondamento biblico, alcuna prova empirica o scientifica e men che meno un substrato logico. La reincarnazione non è altro che una tentazione alla comodità, una tentazione infantile, perché i bambini, quando giocano, entrano nel mondo del “fare finta”. Pensano che la vita sia un gioco elettronico: si possono consumare le “vite”, e se il gioco finisce basta ricominciare daccapo.

Non hanno ancora imparato la responsabilità dell’esistenza. Quanto agli adulti, da loro ci si aspetta che sappiano che la vita non è un gioco e che ogni passo ha delle conseguenze, alcune delle quali irreversibili. Non tutte sono piacevoli. Questa realtà del causa-conseguenza che si vede nel mondo materiale è la pedagogia di Dio per mostrare che la vita è una cosa seria.

Sembra tuttavia più confortevole pensare che si possa sempre ricominciare. In realtà è una trappola del demonio per raggiungere il suo obiettivo principale, ovvero far perdere le anime. Convincendo sempre più persone che tutto è permesso e che con una nuova vita arriveranno nuove possibilità di evoluzione, riesce nel suo intento. E senza grande sforzo, va detto, perché nell’uomo esiste la tendenza a credere nel nuovo inizio – tendenza che il diavolo conosce bene e di cui approfitta.

Ad ogni modo, non ci si può ingannare: esiste una vita sola, dicono le Sacre Scritture, come anche il Catechismo della Chiesa Cattolica:

“La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell’uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo. Quando è « finito l’unico corso della nostra vita terrena », noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. « È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta » (Eb 9,27). Non c’è « reincarnazione » dopo la morte” (1013).

Storicamente, molti popoli e molte culture hanno creduto nella reincarnazione, anche prima della nascita di Gesù, e anche nelle religioni orientali che professano la reincarnazione o la metempsicosi.

Perfino nel cristianesimo la reincarnazione è riuscita a trovare degli adepti, come Origene, che per influenza del neoplatonismo insegnava che le anime un giorno erano state accanto a Dio, ma poi erano venute al mondo ed erano state imprigionate. Le anime erano state rinchiuse dentro un “soma”, un corpo, che ricorda la parola “sema”, tumulo, ovvero sarebbero imprigionate in un “corpo di morte”, e l’uomo vero sarebbe solo l’anima, non il corpo. Di fronte a questo, si nota che l’antropologia della reincarnazione non può essere considerata cristiana. Per i reincarnazionisti, l’uomo è solo l’anima e il corpo è una scatola, un involucro, un imballaggio che si può scartare. L’anima verrà poi preservata e successivamente migliorata, fino ad arrivare a Dio.

È un’eresia che la Chiesa ha condannato innumerevoli volte nel corso dei secoli. Origene ha ricevuto contro di sé degli anatemi, come anche gli albigesi nel Medioevo, e più di recente nel Concilio Vaticano II. È importante capire che anche se l’idea della reincarnazione è attraente comporta una perversione: l’uomo diventa la propria salvezza. Gesù Cristo non è necessario. Ogni uomo, con il suo sforzo, costruirà una Torre di Babele e un giorno arriverà in cielo.

La reincarnazione non prende la vita sul serio, come non prende sul serio la redenzione di Cristo. Per questo, chi crede nella reincarnazione non può essere chiamato veramente cristiano, e se gli spiritisti si dicono cristiani lo sono solo in senso molto ampio, visto che considerano Gesù soltanto un spirito di luce venuto per guidare le anime.

Il cristianesimo non è questo. Crediamo che il Verbo (Dio) si sia fatto uomo completamente, in corpo e anima, e in questo modo ciascuno un giorno trionferà con Dio nel cielo. Gli spiritisti dicono di credere nella reincarnazione, noi cristiani diciamo “Credo nella resurrezione della carne e nella vita eterna. Amen”.