Vivere con dei bambini ci conferisce una preziosa sapienza.
Quando si è genitori, generalmente si manca di tempo per leggere libri donde formare e consolidare la propria fede. Ma la buona notizia è che vivere con dei bambini è in sé un inestimabile libro sapienziale. Tutto – a cominciare dai nostri corpi di uomini e di donne – è pieno di leggi che rimandano al Creatore: attraverso la genitorialità si possono scoprire informazioni essenziali su chi si è e su chi è Dio. Ecco sette esempi.
1Non controlliamo niente
I bambini ci mettono davanti a una realtà fondamentale: non controlliamo niente. Prendersi cura di un neonato può dare l’impressione di essere i segretari di un capo capriccioso che ci dica “Corregga questo testo, subito!”, e prima che abbiamo finito aggiunga “Lo porti all’ufficio postale, si sbrighi!”, proseguendo con molteplici e ininterrotti ordini fastidiosi o ingrati. Quali che siano gli sforzi spiegati per gestire i figli e la casa, molteplici eventi si producono ogni giorno senza che li abbiamo previsti. Un genitore non ha altra scelta che arrendersi e approfittare di ogni istante che si presenta. In fin dei conti, sottomettersi alla volontà di Dio implica un processo simile: se teniamo conto di Dio e della storia della salvezza, dovremmo eleggere per motto “aspettatevi l’inaspettabile”.
2Il bisogno di mollare la presa
Essere genitori è anche una scuola di formazione sul mollare la presa. Non è raro che il semplice fatto di concepire un bambino non avvenga secondo il timing ideale previsto dai genitori. Lo stesso per il parto. Bisogna restare calmi, dare fiducia e mettere tutto tra le mani di Dio.
3Non si è più in primo piano
Ogni nuovo figlio accolto costituisce un autentico rifiuto dell’individualismo dilagante. Quando uno si decide a seguire Gesù, ha sicuramente l’intenzione di smettere di considerarsi il centro del mondo: quando uno passa una giornata con dei bambini, quest’intenzione viene realizzata. Anche se può essere talvolta difficile accettare che la nostra volontà e i nostri desideri non siano il fine ultimo.
4Il vero senso della libertà
La libertà non consiste nel fare tutto quel che si vuole fare. I limiti imposti dai bambini alla nostra vita quotidiana sono incredibili, eppure è possibile far crescere la nostra libertà anche in queste stesse circostanze. Se non ci sentiamo liberi in mezzo ai limiti che i nostri figli ci impongono, è perché dobbiamo crescere nell’amore.
5Il segreto della redenzione
Per alcune madri, la gravidanza può assomigliare a un calvario lungo nove mesi: spossatezza, nausee, sonno disturbato, impossibilità di camminare senza avvertire dolori, piedi gonfi e altre amenità su cui qui sorvoliamo. Per tutto questo e per altro ancora, una gravidanza contiene intimamente il segreto della Redenzione: per dare la vita si accetta liberamente di attraversare una sofferenza. Al momento del parto, una donna sperimenta profondamente il mistero della croce.
6Senza di me non potete far nulla
Quando si viene al mondo, non si può fare nulla da soli. Dobbiamo essere lavati, vestiti, nutriti, consolati, cullati… E la lista sarebbe ancora lunga. Questo mostra che gli umani hanno fondamentalmente bisogno gli uni degli altri. Un’autonomia senza briglie è un’illusione. A un livello più profondo, questo ci ricorda che siamo assolutamente impotenti, senza Dio. «Io sono la vite, voi i tralci: chi di mora in me e io in lui porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 5), ci dice Gesù.
7Lo sguardo del padre
Le Scritture ci rivelano che siamo dei figli, nella nostra relazione con Dio Padre. Conseguentemente, essere un genitore terreno è un mezzo facile per rendersi conto di quel che Dio deve provare per noi. E si tratta ancora di una riflessione assai imperfetta! Nel discorso della montagna Gesù dice: «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glie lo domandano!» (Mt 7, 11). Quale genitore non ha mai visto il figlio malato o in difficoltà? Per quanto difficili, queste occasioni permettono di intravedere la compassione paterna che Dio prova per noi. Sgorgano subito dei pensieri divini, da noi: «Se solo tu sapessi quanto vorrei prendermi io le tue sofferenze!»; «Farei qualunque cosa per salvarti!»; «Se solo tu potessi comprendere quanto ti amo!».
Quando vediamo il disordine estremo di cui sono capaci i bambini a tavola, è facile raffigurarci il disordine che facciamo nella nostra vita, eppure questo non degrada l’amore che Dio ha per noi. Malgrado tutti i loro cattivi comportamenti, una scintilla di pentimento da parte dei nostri figli basta a scioglierci il cuore e a indurci a un perdono immediato e pieno.
I piccoli servono quindi da modelli quanto al modo in cui si dovrebbe vivere: possono essere perfettamente felici per le ragioni più piccole e semplici; se cadono, si alzano immediatamente e corrono ancora, senza preoccuparsi dell’errore o della sporcizia, non si fermano mai, non sono complessi, hanno una fiducia cieca nei loro genitori. Anche se la nostra cultura non valorizza sempre le nuove vite, i bambini sono un immenso dono al mondo. Stando alle lezioni spirituali che ci impartiscono, possiamo esserne sicuri: Dio li adora!
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]