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Nasce l’infermiere di parrocchia. Sapete di cosa si tratta?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/08/19
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Ecco cosa può fare e cosa non può fare. Prime sperimentazioni in tre diocesi

Nasce, come progetto pilota in tre regioni italiane, ‘l’infermiere di parrocchia’: avrà l’obiettivo di intercettare i bisogni dei cittadini più deboli ed emarginati, per varie ragioni non facilmente raggiunti dalla Sanità pubblica. La novità, scrive l’Ansa, è frutto di un accordo siglato tra la Cei e l’Asl Roma 1, ma che si realizzerà anche in altre due diocesi: ad Alba, nelle Langhe piemontesi, e a Tricarico in Basilicata.

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Alexander Raths – Shutterstock

Perché nasce questo servizio

Il progetto dell’Infermiere di parrocchia intende sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dall’Asl nelle parrocchie, le quali avranno il ruolo, attraverso un referente di pastorale della salute, di raccogliere a monte richieste e bisogni. L’infermiere di parrocchia, una volta acquisiti i dati dei pazienti, si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste.

Un progetto che ha richiesto un anno di lavoro per essere definito, partendo dalla necessità manifestata da chi si occupa di sanità territoriale di individuare coloro che sono “irraggiunti” dal Servizio Sanitario Nazionale, in quanto esclusi dalle comuni reti sociali di contatto.



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Cosa può fare l’infermiere di Parrocchia?

Ascolta, informa e orienta le persone all’interno della «rete» dei servizi socio-sanitari territoriali; Facilita i percorsi di accesso alle cure e/o assistenza, interfacciandosi con il Distretto sanitario di competenza e i vari servizi territoriali di prossimità. Intercetta gli “irraggiunti”, portatori di bisogni di cura inespressi. Favorisce azioni di promozione della salute e del benessere della Comunità.

Cosa non fa l’infermiere di Parrocchia?

Non offre un servizio sanitario aggiuntivo o sostitutivo del servizio sanitario pubblico; non è un ambulatorio infermieristico della Parrocchia; Non è uno sportello per reclami e segnalazioni.



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Intesa tra Cei e Servizio Sanitario Nazionale

«Un’iniziativa meritoria e lungimirante – afferma Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up – che colma un vuoto assistenziale e rappresenta molto più di un mero accordo tra Servizio sanitario nazionale e Chiesa cattolica, qui impersonata da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute».

Nel progetto, prosegue Angelelli, «si concretizza infatti l’ideale di presa in carico e di cura dei cittadini che non sono in qualche modo raggiunti dalla sanità pubblica, sia per ragioni di emarginazione e/o disagio, sia perché si trovano a confrontarsi con malattie croniche invalidanti o terminali. Situazioni limite che si presentano all’improvviso lasciando le persone più fragili sole o comunque poco protette» (Famiglia Cristiana, 1 agosto).


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