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Spionaggio spaziale tra due donne “sposate” e un figlio molto infelice sulla terra

ANNA MCCLAINE, SUMMER WORDEN

CBS Evening News | Youtube

Annalisa Teggi - pubblicato il 26/08/19

Anne Mc Clain, astronauta, ha spiato dallo spazio il conto bancario della "ex moglie" Summer Worden, ex agente dell'Intelligence. Mentre il mondo si interroga sul reato di spionaggio spaziale c'è un figlio concepito in vitro e poi affidato a una madre surrogata che ora assiste alle contese violente tra le due madri con cui è cresciuto.

È il primo caso di spionaggio spaziale; così lo etichettano i giornali, anche quello che ho sfogliato ieri al bar e mi ha fornito le informazioni di base su questa vicenda made in USA. Ne ho anche desunto il riproporsi di una patologia non così rara nel mondo dei media, ma forse nell’umanità in generale: l’incapacità di riconoscere il vero soggetto di un evento. Certo, ogni fatto è tessuto di mille componenti. Quale attrae maggiormente la nostra attenzione tanto da guadagnarsi il trono di “notizia”? E, soprattutto, cosa guida l’allerta della nostra attenzione? Gli hashtag o un ideale? Un pregiudizio o delle presenze vive? Prima di commentare, parto dalla cronaca del legame molto difficile tra le protagoniste di questa storia, Anne Mc Clain e Summer Worden.


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Un “matrimonio” fallito

Anne Mc Clain è una pluridecorata astronauta statunitense che lo scorso giugno è rientrata da una missione sulla Stazione spaziale internazionale, durata 6 mesi. Durante questo periodo la Mc Clain avrebbe commesso un reato ai danni della donna con cui era civilmente unita, Summer Worden, ex agente dell’Intelligence USA. Ovunque, e per una facilità di comunicazione che deborda nell’insinuazione di una precisa propaganda, se ne parla come di un “matrimonio”. In ogni caso, l’unione tra le due donne

, tra aspri scontri in tribunale e perfino una denuncia di violenza domestica.

Mentre Anne si trovava in orbita a 400km da terra proprio sopra il Kansas, dove vive la Worden, è entrata – grazie al pc di bordo – sul conto corrente della ex-compagna e ha dato un’occhiata alle transazioni di lei. Il contenzioso, che ora apre l’ipotesi di questo nuovo reato di spionaggio spaziale, sta tutto nelle due diverse letture del fatto: da una parte la Worden ha denuciato la ex compagna per furto d’identità e accesso improprio ai registri finanziari (l’accesso al conto corrente sarebbe avvenuto con le credenziali personali della Worden), la Mc Clain afferma di non avere commesso nessun illecito visto che il loro “divorzio” non aveva messo in discussione il consenso alla condivisione di informazioni su quel conto corrente.

«Solo perché un fatto è avvenuto nello Spazio — ha spiegato Mark Sundahl, direttore del Global Space Law Center dell’università di Cleveland — non significa che non sia soggetto alla legge». (da Corriere)

Si tratta di una nuova frontiera tutta da scrivere per il diritto e, così imbastita, la notizia genera commenti anche ironici, tipo: “per caso si stanno preparando a stilare un codice penale per Marte?”. L’occhio del lettore segue la traiettoria proposta dalla stampa. Ed è evidente che la questione non sia irrisoria, ma un altro elemento rilevante, e trascurato, della vicenda Mac Claine – Worden esige la nostra attenzione. Lo si tende ad abbozzare solamente perché entra nel merito delle pieghe meno presentabili dell’amore secondo il verbo LGBT. Ma a dire il vero, entra nella ferita aperta che sono le relazioni umane invitabilmente toccate dal male qualunque esse siano, e che l’ombrello piccolo piccolo dell’ideologia love is love non può ovviamente coprire.

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Dunque, questa notizia non riguarda solo lo spionaggio spaziale, ma anche la vita sulla terra di un bimbo di 6 anni di nome Briggs ed è la dichiarazione della stessa Anne Mc Clain, a difesa della sua condotta nello spazio, a portarlo sulla scena: la sua premura sulle finanze della Worden sarebbe stata tutta orientata a verificare che le spese della ex compagna non danneggiassero il “loro” figlio.


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Briggs, chi sei?

E mentre ieri leggevo l’articolo dedicato a questa diatriba tutta femminile e anche la mia testa viaggiava in orbita nello spazio, Briggs mi ha riportato coi piedi molto ben piantati per terra. Improvvisamente è entrato a far parte di questa storia un bambino, la cui storia personale non può non interrogarci:

Il piccolo Briggs, che oggi ha sei anni, era già stato al centro di un’aspra disputa tra le due donne: Worden, madre biologica del bambino avuto prima di conoscere Anne, aveva negato a McClain l’adozione del bimbo già durante il matrimonio, e si era infuriata quando nel 2018 l’astronauta lo aveva portato con sé su un set fotografico della Nasa per uno shooting «madre-figlio» prima della partenza, raccontando che «la parte più difficile dell’addestramento per lo Spazio è lasciare il bambino di 4 anni ogni volta che esco dalla porta». Pochi mesi dopo la ex ufficiale dell’intelligence aveva chiesto il divorzio dall’astronauta, che l’aveva accusata di averla aggredita (ma la causa fu poi abbandonata): secondo Worden era una strategia di Anne per ottenere l’affido del bambino, «che però non è suo figlio». (da Corriere)
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Pixabay.com/Public Domain/ © Activedia

Qui c’è in ballo qualcosa in più di un problema di diritto spaziale, c’è una piccola anima sperduta nel ginepraio di una vicenda personale in cui “papà” e “mamma” sono diversamente assenti e in cui le molte madri presenti sono in conflitto tra loro. Mi è impossibile non mettere lui, Briggs, al centro della scena, per una riflessione che è qualcosa di molto diverso da “un attacco alla comunità LGBT”. Molte madri, sì. Nel suddetto paragrafo del Corriere manca qualche dettaglio sulla nascita di Briggs: Summer Worden lo ha concepito in vitro e la gravidanza è stata portata a termine da una madre surrogata (fonte Heavy). Dunque Summer Worden è una madre biologica ma non è la sola madre coinvolta nella nascita. Poi è arrivata Anne che a sua volta voleva essere riconosciuta madre di lui.




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Proviamo a ripercorrere tutte le tappe di vita di Briggs, mettendoci nei suoi panni: questa creatura viene concepita in laboratorio, da un seme maschile sconosciuto e dall’ovulo di una donna che vuole essere sua madre ma non lo porta nel grembo; cresce nella pancia di una madre surrogata che lo dà alla luce e poi viene “consegnato” alla madre donatrice di ovulo. Con lei sola vive per un anno. Dal 2014 al 2018 la sua famiglia si allarga perché la Worden si unisce all’astronauta Anne Mc Clain. Quest’ultima si sente madre di Briggs e vuole essere riconosciuta come tale; questo elemento inasprisce il rapporto tra le due donne. Nel 2018 un episodio di violenza domestica ai danni della Mc Clain mette fine al cosiddetto “matrimonio” e le due donne si catapultano in una contesa in tribunale che ha per oggetto proprio lui, Briggs. Entrambe lo vogliono e non lesinano colpi bassi reciproci. Il piccolo, che ha vissuto per 4 anni con entrambe e avrà maturato un suo legame con ciascuna, sente una dire dell’altra “non è tuo figlio“.

Già. Di chi è figlio Briggs? E soprattutto, cosa succederà quando a farsi questa domanda sarà lui stesso: “di chi sono figlio“? Non è retorico aggiungere che tale domanda traboccherà anche in un’indagine ferita sulla propria identità. Ricostruendo il suo passato vedrà un’assenza totale della figura paterna e la presenza di tre diverse figure femminili, materne a diverso titolo … nessuna compiutamente “madre”. Vivrà sulla sua pelle anche la dolorosa separazione di Anne e Summer, come ulteriore dramma familiare.

Quando una voce cattolica, come la mia, si permette di giudicare fatti di cronaca di questo genere viene immediatamente etichettata come chi, a suon di bigottismo moralista, vuole offendere gli omosessuali e screditare le famiglie arcobaleno. S’innesca un circolo vizioso sterile di contenuti. Uscendo dalle formule della polemica mediatica, ed entrando nel merito di Briggs: come rispondiamo alle domande che lui ci farà?


NEONATO, NUDO, NASCITA

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Sì, uso la prima persona plurale, uso il noi. La sua storia ci interroga tutti, qualunque formazione religiosa abbiamo o non abbiamo, qualunque tendenza sessuale abbiamo o non abbiamo. Perché non è un tema da mettere sotto l’etichetta “omofobia cattolica” o “mostruosità LGBT”; è il fulcro della scommessa umana di oggi per il futuro. Nascite in laboratorio, gravidanze surrogate e legami familiari che si sfasciano. Siamo sufficientemente coraggiosi da andare oltre i fanatismi astratti e il bieco inchino all’idolo dell’amore-per-l’amore così da poter mettere al centro chi se lo merita davvero, ed è vivo e presente? Il soggetto è Briggs, insieme ai molti “fratelli” che verranno.

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