Una felicità semplice che conferma la vocazione profonda: cos'è l'altalena se non l'immagine di chi stacca i piedi da terra, si libera della propria smania di controllo, e si lascia cullare da una mano che viene dall'alto?
Sono solo 26 secondi, un breve assaggio di cosa sia la felicità: un giardino, il sole alle spalle, voci allegre e un’altalena in movimento. Il quadro richiama un contesto infantile di giochi e spensieratezza, e forse in fondo è così anche se le protagoniste di questo video sono suore adulte e una di loro, addirittura, 95enne. È lei, Suor Agnese, quella che beatamente si dondola sull’altalena mentre attorno le consorelle giocano a bocce. È accaduto a San Severino Marche nel convento delle Convittrici di Gesù Bambino durante la Festa dell’Assunta, lo scorso 15 agosto.
Avvenire ha condiviso questi 26 secondi che paiono proprio la traduzione di quel passo evangelico che, a volte, con tanta leggerezza si cita:
In verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli. (Mt 18,3)
Sembra un invito alla spontaneità e alla semplicità entusiasta, invece è il richiamo a una rivoluzione ardua e coraggiosa; si trascura spesso che il diventare piccoli si regge sul fondamento di ciò che lo precede nella frase: la necessità di convertirsi.
Quando vado al parco giochi, l’altalena è sempre uno dei divertimenti più contesi dai bimbi. Mia figlia è disposta a stare ferma per un tempo interminabile in attesa di salirci. Che c’è di così bello? Beh, è un modo semplice per staccarsi da terra e avere l’impressione di volare. Ricorda, poi, l’essere cullati. Tutto il bello dell’altalena sta nel fatto che l’equilibrio non dipende da noi, ma da qualcosa più alto della nostra testa. C’è modo migliore per descrivere cosa sia un’autentica conversione? Non so molto della vocazione di Suor Agnese, ma questi pochi secondi, che la inquadrano pacata e lieta mentre si dondola, mi spalancano un’ipotesi di vita vissuta: la fiducia di una donna che ha detto sì, affidandosi a un equilibrio che non è terreno, che è un anticipo di cielo. Chi è il cristiano vero se non un uomo che vive sulla terra, ma non è della terra?
La nostra conversione, quell’esercizio che non si deve mai smettere di fare, è il salto arduo di chi stacca i piedi dal suolo, smette di essere il comandante supremo del proprio esistere e si affida alla mano di un Padre che lo dondola, spingendolo oltre ogni equilibrio rassicurante. Di solito, al parco giochi, non vedo molti adulti sull’altalena; certo, lasciano il posto ai piccoli ma credo anche che molti di loro – di noi – si sentirebbero un po’ stupidi a salirci. L’adulto cammina, incede, corre, sta con i piedi ben piantati per terra; guai a perdere il controllo. Ed è una vera amarezza che proprio l’espressione «stare con i piedi per terra» significhi essere onestamente realisti.