Un cammino di 10 giorni, la fatica dei passi e poi la gioia dell'accoglienza a Santa Maria degli Angeli: il racconto di una famiglia che l'ha vissuto.
I Reis alla marcia delle famiglie LAZIO-ABRUZZO. Tenendo conto che mio marito sta scomodo pure sul letto dell’hotel cinque stelle se non ha il suo cuscino, la vedo dura per lui. Ma Roberto è deciso perché ha avuto l’intuizione! E quando lui intuisce la famiglia è rovinata… e non si torna indietro. Perciò siamo i primi iscritti. Io invece faccio la figona perché torno a marciare dopo 17 anni.
Nel 2003 ho fatto la mia prima…e ultima, direi, visto lo strazio vissuto: dopo la prima tappa m’è toccato posare lo zaino umiliata nei miei limiti fisici; non è trascorso un giorno senza che io piangessi a dirotto, umiliata nei miei limiti affettivi. La marcia Francescana è un’esperienza umiliante. Ma non in senso dispregiativo, perché Dio non svergogna mai. Ma nel senso che ti fa tornare alla verità di te stesso, né di più né di meno di ciò che sei, di ciò che sono. Ma mentre percorro questo viaggio verso me stessa nei miei freschi vent’anni non sono sola, ma circondata da amici vecchi e nuovi che sono con me. Alla fine dei 10 giorni della marcia giovani “Amare oltre”, giorni duri, intensi e bellissimi, la messa conclusiva è dalle Clarisse su a Santa Chiara. La Madre Superiora ci dice che adesso, dopo questo lungo pellegrinaggio, abbiamo il cuore pronto per chiedere una Grazia, che dobbiamo scriverlo su un foglietto da imbucare e che le Sorelle pregheranno per noi.
Diciassette anni dopo eccomi qua, col frutto di quella Grazia: mio marito e i miei figli. Perciò io inizio questa marcia delle famiglie con la gratitudine nel cuore, di un Dio che non delude mai, un Dio che quando gli hai consegnato tutto, ti regala tutto. Con una fede incrollabile so che alla fine di questa marcia riceverò sicuramente un regalo specialissimo, non importano le fatiche e i momenti di scoraggiamento appresso ai miei figli che faranno di certo un casino, si perderanno tutto (calzini, gavette, posate…) e le figuracce non si conteranno. Mio marito invece è fresco e tenero, e se all’inizio sembrava l’anello debole della catena familiare si è rivelato una roccia! Tuttavia mi ero dimenticata cosa rappresentasse la marcia per me. Come i dolori del travaglio, che dopo il parto te li dimentichi quando ti mettono quel fagottino umano fra le braccia. La marcia uguale. La gioia che provi quanto arrivi fra le braccia della Basilica di Santa Maria è così dirompente che ti dimentichi quanto hai faticato per arrivarci.