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Soppressione della Fondazione Natuzza: l’ultima parola adesso spetta al Vaticano

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Natuzza pochi mesi prima di morire

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/08/19

Scontro senza fine tra vescovo e il "Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”: in ballo il futuro di un patrimonio di svariati milioni di euro

La vicenda dello scontro sulle modifiche delle statuto tra la fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, voluta dalla mistica calabrese Natuzza Evolo, e il vescovo della diocesi di Mileto-Paravati (quest’ultimo paese di origine di Natuzza) monsignor Luigi Renzo, è approdata negli uffici della Curia vaticana.

Lo annuncia La Gazzetta del Sud (14 agosto). Dopo il “no” del vescovo a sospendere il drastico provvedimento di soppressione come persona giuridica della Fondazione (per non aver modificato il proprio Statuto, così come indicato dal monsignor Rienzo), il consiglio d’amministrazione dell’ente morale di Paravati ha deciso di appellarsi alla Congregazione per il Clero.

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Natuzza durante l'intervista a "La vita in diretta"

La supplicatio

Il relativo ricorso è stato già inoltrato e ricalca in linea di massima i contenuti della supplicatio rispedita nel giro di poche ore al mittente dall’ordinario diocesano.

Anche se l’impresa sembra piuttosto ardua, scrive La Gazzetta, l’ intento dei ricorrenti è quello di ottenere dalla Congregazione per il Clero la revoca previa sospensiva del provvedimento del 3 luglio scorso con cui l’ordinario diocesano ha disposto la soppressione della fondazione come ente religioso.




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La proposta del vescovo

In questo momento, infatti, il nodo cruciale della vicenda riguarda il patrimonio della Fondazione che, nel caso di una soppressione, andrebbe assegnato ad altri enti indicati dal vescovo.

C’è da dire sotto questo aspetto che lo stesso presule ha offerto una soluzione alla Fondazione garantendo il proprio impegno a suggerire il trasferimento del patrimonio ad una nuova Fondazione civile creata dai medesimi soci attuali.

Un’ipotesi mal digerita dai soci dell’ente che invece vorrebbero proseguire nel cammino tracciato dal messaggio di Natuzza con un ente che sia riconosciuto come religioso (Quotidiano del Sud, 14 agosto).




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Una nuova fondazione

Nel dettaglio, il Ministero dell’interno – come ha già fatto sapere la Curia vescovile qualche settimana fa – si è già mosso in questa direzione chiedendo all’ordinario diocesano di indicare a chi devolvere i beni.

Da qui era seguito l’invito da parte dello stesso presule ai soci dell’ente morale di Paravati a «costituire nel minor tempo possibile, una nuova Fondazione civilmente riconosciuta con finalità e presupposti sociali e assistenziali, senza riferimenti ad attività religiose di qualsiasi tipo».

Ciò al fine di consentire al vescovo «di indicare proprio la fondazione con la nuova personalità giuridica, quale ente destinatario del patrimonio e delle strutture realizzate».

Il patrimonio

Un patrimonio che ammonta a svariati milioni di euro, frutto soprattutto delle generose offerte di centinaia di migliaia di fedeli sparsi in ogni parte del mondo che negli anni a partire dal 1987 hanno contribuito senza risparmio alla nascita delle opere volute dalla mistica, comprese le strutture assistenziali già realizzate e le altre in via di completamento per dare sostegno e conforto agli ammalati e ai più bisognosi.




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