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Preghiera per affidare la famiglia riunita alla Vergine Maria

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Mathilde De Robien - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 16/08/19

“15 agosto” è per molti sinonimo di raccoglimento famigliare, punto culminante delle vacanze perché già dall’indomani i giorni prendono il retrogusto del rientro. È anche il giorno in cui si festeggia l’Assunzione della Vergine. E allora perché non pregare in famiglia per lasciarsi trascinare verso Dio da Maria?

La festa dell’assunzione celebra la fine della vita terrena di Maria, che coincise con la glorificazione del suo corpo, assunto nel Cielo, e con la sua incoronazione quale punto prospettico di tutto l’universo (“Regina degli angeli e dei santi, del cielo e della terra”). Il movimento è analogo a quello dell’Ascensione di Gesù, ma pure assai diverso: Maria non si eleva da sola verso il Cielo: è Dio che la assume riunendola al Figlio senza attendere la fine della storia (anche perché la missione di Maria si prolunga nel tempo con la speciale assistenza alla Santa Chiesa, di cui ella è Madre e modello).




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Nel 1950 Pio XII definì il dogma dell’assunzione con queste parole decisive: «[…] l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Papa Pacelli, insomma, evitava di prendere posizione sulla vexata quæstio se la Madonna sia effettivamente morta o no (su di essa si contrappongono soprattutto motivi eucologici e iconografici tra Oriente e Occidente), e la stessa cosa aveva fatto tre anni prima la stessa Vergine apparendo a Bruno Cornacchiola: «Il mio Corpo non marci, né poteva marcire. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso». Naturalmente un cattolico non è tenuto a prestare l’assenso della fede a una rivelazione privata, ancorché autenticata, ma è degno di nota che le stesse parole riferite da Cornacchiola eludano finemente la questione – il trapasso arrivò o no? La teologia, però, non serve a “toglierci le curiosità”, bensì a gettare sprazzi di luce sul mistero di Dio, e così anche in uno dei punti massimamente sfolgoranti della storia della salvezza si dà una sensata permanenza di non-visto. Abbandonarsi a Dio significa anche disporsi, come Maria, ad essere assunti verso il Cielo. Richiamiamoci a questo traguardo ultimo e definitivo all’interno delle nostre famiglie.

Santa Vergine Maria,

tu che hai umilmente accolto la Parola del Padre che ti rendeva Madre del suo Figlio amatissimo, insegnaci a lasciar entrare lo Spirito Santo nella nostra famiglia. Che egli insuffli dentro di noi lo spirito di carità perché non cessiamo mai di restare fratelli.

Tu che per prima hai creduta che Gesù è il Figlio di Dio, conferma la fede di ciascuno di noi. Da’ sollievo ai dubbi, rimuovi gli ostacoli, ravviva la fiamma che ci è stata trasmessa il giorno del nostro battesimo. Aiutaci a scegliere il cammino della santità e sostienici nelle difficoltà.

Tu che sei stata elevata al Cielo in corpo e anima nel seno della Trinità, tu per prima sei entrata nella vita eterna che Gesù ci ha promesso. Risveglia in ciascuno di noi la speranza della Risurrezione. Che questa visione allevi le nostre paure, ci consoli della morte dei nostri parenti e amici e ci guidi nel pellegrinaggio di quaggiù.

Amen.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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