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Non ce l’ha fatta Federica, la giovane pallavolista che lottava contro il linfoma di Hodgkin

Federica De Biasi

Screenshot/YouTube/Mattino di Padova

Federica De Biasi

Silvia Lucchetti - pubblicato il 07/08/19

Dopo 5 anni di battaglia è morta Chicca, come la chiamava chi le voleva bene. Dopo aver scoperto il tumore aveva detto: "Fede combatti, meglio a te che alle tue sorelle".

Il linfoma di Hodgkin è un tumore del sistema linfatico, che prende origine dai linfociti B, una sottospecie di globuli bianchi presenti nei linfonodi, nella milza, nel midollo osseo, nel sangue e in molti altri organi. È una neoplasia relativamente rara che colpisce circa 4 individui ogni 100.000 abitanti, rappresentando lo 0,5% di tutti i tumori diagnosticati: tuttavia è uno dei tumori più frequenti nella fascia di età fra i 15 e i 35 anni.

Dopo la diagnosi mi sono detta: Fede combatti, meglio a te che alle tue sorelle

Tutto ciò divenne improvvisamente noto una mattina del 2014 ad una bella ragazza di 27 anni, Federica De Biasi, che quando uscì dall’ospedale “con la maledetta diagnosi in mano” si trovò a fare i conti con questa malattia specchiandosi negli occhi pieni di lacrime della sorella Greta (Corriere.it).

“Quelle lacrime ti penetravano nelle guance ed erano peggio delle mie, e da lì mi son detta : ‘Fede combatti, meglio a te che alle tue sorelle’” (Ibidem).

Parole piene di amore, coraggio, di una ragazza che nel dolore, nell’abisso della paura, pensa che almeno la malattia ha colpito lei e non le sue preziose sorelle.

Nel video un piccolo omaggio de Il Mattino di Padova a cura di Leandro Barsotti:




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I primi sintomi? un intenso prurito!

Federica abitava a Santa Giustina in Colle, in provincia di Padova, giocava a pallavolo nel Loreggia Volley, squadra che militava in serie B. “Chicca”, come la chiamavano gli amici e le compagne di squadra, aveva il ruolo di palleggiatrice, il perno intorno cui ruota il gioco alzando la palla per permettere alle compagne di schiacciare nel campo avversario. Federica ha continuato a giocare fino al 2017, ben dopo quella mattina del 2014, quando aveva scoperto il motivo per cui da un po’ soffriva di un intenso prurito, per cui il dermatologo l’aveva indirizzata dall’oncologo.

Ogni tanto mi siedo ma non mi arrendo

E di fronte alla diagnosi, ed alle informazioni sulla natura del suo male, deve essere stata inizialmente rincuorata dal fatto che oggi dal morbo di Hodgkin si può guarire nell’80-85% dei casi. Ma il suo purtroppo non era destinato ad essere uno dei casi più fortunati, per cui è stata costretta a subire vari tentativi di cura non disperando mai, come i veri atleti, di fronte agli insuccessi:

A volte vorrei mollare, ma non dimentico mai perché ho iniziato questa battaglia, ogni tanto mi siedo, ma non mi arrendo (Corriere).

Questo anche grazie allo splendido rapporto con chi la curava:

Nell’oncologo che l’ha seguita fino alla fine – ha raccontato suo padre – Fede aveva trovato la persona giusta, che ha saputo consigliarla e che l’adorava (Ibidem).

“Chi ha paura resti nello spogliatoio”

Federica avrebbe compiuto 33 anni fra qualche settimana, ma pur avendocela messa tutta non ce l’ha fatta a sconfiggere il “mostro”: il vuoto che ha lasciato nella sua casa lo stanno vivendo, oltre a papà Gastone, la mamma Maria Rosa e le sue tre sorelle, Greta, Aurora e Valeria. La loro Chicca aveva studiato ragioneria con ottimi risultati ed era stata assunta da un’agenzia assicurativa ma la cosa che preferiva era lavorare nel negozio di abbigliamento di famiglia. Nella sua stanza c’è un pallone da pallavolo sul comodino, una sua buffa foto con il cappello, e due citazioni. La prima del 1957 è di Nereo Rocco, il grande allenatore del Milan, per farsi forza in un giorno particolarmente duro: “Chi ha paura resti nello spogliatoio”; la seconda dello scrittore Bukowsky: “Non voglio ferire nessuno, questa è la debolezza che mi ha procurato più guai”. Pensieri che lasciano intuire un animo forte e sensibile, rivolto agli altri: famiglia, amici, squadra.

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VANESSA GUIDO

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Nell’ultima foto con cui a Maggio ha aggiornato il suo profilo Facebook, Chicca è insieme al suo bellissimo cane rottweiler, il suo “bodyguard” che non è riuscito ad azzannare il nemico invisibile che ha aggredito la sua dolcissima padrona.

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“La mamma è sempre la mamma” scriveva su Facebook

Papà Gastone ha raccontato che poco prima di morire «aveva una lacrima che le rigava il bel volto» (Corriere). Chissà quali saranno stati i suoi pensieri in quegli istanti così difficili, magari si sarà rivolta alla mamma e soprattutto alla Mamma Celeste che l’avrà certamente accompagnata nell’ora della sua morte.

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