C'è chi ogni mattina fa il saluto al sole come i Giapponesi, però farsi il segno della Croce è giudicato ridicolo. Ma dietro questi comportamenti confusi c'è un'unico desiderio: il bisogno della compagnia di Dio.
Direttamente dal Giappone arriva la riflessione di oggi. Un viaggio straordinario, da un lato sicuramente la straordinarietà è dovuta al “post (molto ravvicinato) – matrimonio” che fa sembrare bello anche un viaggio intorno a una pozza d’acqua vicino casa, dall’altro, alla bellezza del lontano, del diverso, dell’estraneo, del nuovo. Con delle occhiaie infinite e uno sguardo degno degli apostoli che vedono Gesù trasfigurarsi (saranno stati sicuramente stanchi anche loro, spaesati forse, ma di una felicità estrema e folle) ci siamo catapultati a Milano direzione Tokyo.Èvero, gli apostoli avevano le tre tende, ma a noi, leggermente accartociati sul sedile Alitalia sono sembrate 12 ore di lusso (anche se eravamo chiaramente in economy). Perché si ha così tanto bisogno di fare il viaggio di nozze? Io non credo che l’unica motivazione sia quella di doversi “riposare”, perché, diciamocelo, alcuni viaggi non sono proprio rilassanti, proprio perché “viaggi”.
Non credo neanche sia quella di dover trovare un pretesto per farsi regalare qualcosa, perlomeno a noi mancavano talmente tante cose che per farci i regali c’è stato solo l’imbarazzo della scelta. Tuffandosi in qualcosa di totalmente nuovo ed altro, ci si deve catapultare in un’esperienza che sia all’altezza della posta in gioco. Che possa far sentire agli sposi che loro possono tutto (anche fare quattro scali aeroportuali, non dormire, mangiare cibo immangiabile, andare al Mc per disperazione, finire a dividere il bagno con i tipici disagi intestinali del viaggio, buttarsi in lingue sconosciute ed incomprensibili…). Fargli sentire, insomma, che il loro piccolo nuovo nucleo di famiglia, di nuova creazione, dovrà collaborare e organizzarsi insieme per vivere giorno dopo giorno in quel viaggio meraviglioso che è la vita. Allora vedere l’altro contorcersi dai dolori del mal di pancia significa imparare che sei chiamato te ad aiutarlo e anche (soprattutto) ad ironizzare quando pensa al peggio (…sto pensando alle mie crisi di fronte allo zozzume balinese); che mangiare piatti sconditi per più di dieci giorni significherà apprezzare enormemente qualsiasi cosa la tua dolce mogliettina cucini (anche delle polpette diventate poi ragù spiaccicato e mangiato silenziosamente, con gusto, perdipiù senza pasta…); vivere a pieno la giornata dell’altro significherà accettare anche i suoi malumori, i suoi momenti di assenza (e qui cito sempre la saggia Costanza Miriano che ricorda a noi femminucce che quando gli uomini tacciono e noi pensiamo al peggio “che cosa ha combinato”, “siamo in crisi”, “ha scoperto quanto ho speso per quella borsa”, in realtà non stanno pensando a NIENTE, ebbene sì, perché loro ci riescono…), le sue stanchezze, le sue debolezze… ma si imparerà anche che quando la sera la giornata finisce ci si guarda negli occhi e l’unica cosa possibile da fare è ringraziare ancora di quella giornata insieme, perché nulla deve essere scontato. In particolare nel nostro caso, credo che tuffarci in un mondo così diverso, l’Oriente, ci abbia fatto apprezzare molte cose di una cultura così diversa e valorizzare allo stesso tempo la nostra.