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Oliviero Toscani condannato per vilipendio alla religione

ITALIAN PHOTOGRAOHER

Di Tinxi - Shutterstock

Oliveiro Toscani

Paola Belletti - pubblicato il 01/08/19

Nella puntata de "La Zanzara" del 2 maggio 2014 aveva insultato la Chiesa, San Giovanni Paolo II e il crocifisso stesso.

E’ stato condannato in primo grado, su richiesta del Pubblico Ministero Stefano Civardi, ad una multa di quattromila euro. L’accusa, confermata: vilipendio della religione cattolica. A querelarlo sono stati Pro Vitae Famiglia con i Giuristi per la Vita. La loro battaglia

(…) per la tutela di una civiltà di giustizia, verità e rispetto è stata per ora vinta. Una vittoria che ha dato ragione, in primo grado, a chi si è giustamente indignato per le blasfemie e le offese del fotografo Oliviero Toscani contro la religione cattolica e l’iconografia religiosa. (Notizie ProVita)

Era il 2 maggio del 2014 e Oliviero Toscani era ospite tra gli altri de La Zanzara, trasmissione nota per misura di toni e linguaggio sempre rispettoso. Viene interpellato dal conduttore Giuseppe Cruciani – in prima linea anche in difesa della libertà di espressione, dobbiamo riconoscerglielo – su cosa sia, riguardo alla omosessualità, la Chiesa. Gli ascoltatori sono appena sopravvissuti all’intervento di Aldo Busi e alla telefonata di un seminarista che restando anonimo riferisce della sua omosessualità, che lo accomuna a tanti altri fratelli.

Siamo al minuto 55 circa. Toscani, con la del tutto infondata percezione di estrosa originalità, gioca la carta della metafora: un marziano arriva sulla terra, proprio in Italia, ed entra in una “bellissima Chiesa cattolica”.

Entri e vedi uno attaccato inchiodato alla croce che sanguina. Un altare con dei bambini nudi che volano (La Zanzara, 2 maggio 2014)

Sono gli angeli, spiegano i conduttori. Parenzo lancia il primo avvertimento: “ma come ‘uno che sanguina’, è Gesù. Si tratta di vilipendio”. Evidentemente la cosa non turba il definitivamente ex fotografo (così lo definirà lo stesso Cruciani, scegliendo termini da trivio, inequivocabili) che prosegue, offendendo gravemente la fede di milioni di persone, cosa che di nuovo Parenzo gli farà notare. Strafalciona su praticamente tutti i contenuti che richiama a riprova per lui di quanto sia orrenda la chiesa. “Vedi un altro costato, che gli hanno tolto la pelle, San Bernardo, sai ce n’è per tutti i gusti”, ci assicura. Ora, non vorremmo fare i secchioni del Catechismo, ma questa è ignoranza in senso assoluto, oltre che incapacità di costrutto linguistico.




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Forse ha un ricordo troppo vago e confuso di qualche dipinto dedicato al martirio di San Sebastiano e a quello di San Bartolomeo? O il costato appartiene ancora al Gesù che, urtando persino un ebreo – lo dice Parenzo stesso- l’anziano provocatore indica con il più sciatto dei “quelo lì” (doppie non pervenute).

Alla battuta “io credo che un club sadomaso non sia così all’avanguardia” tradisce tutto il suo inutile compiacimento e la totale incomprensione del senso del sacrificio per amore ( le torture inflitte a Cristo nostro Salvatore e ai “suoi” sono sempre frutto della crudeltà altrui, mai cercate, mai inseguite per sè stesse e per un distorto senso del piacere. Nei martiri e del Crocifisso è in scena l’amore e quindi la vera bellezza). Il mix di ignoranza, tracotanza e impertinenza da impunito si fa esplosivo. Delle Messe in collegio ricorda solo queste cose, confuse, insieme ai continui approcci sessuali dei quali – a suo dire – tutti i giovani ospiti sarebbero stati fatti oggetto senza eccezione.

Un effetto collaterale altamente positivo di questa vicenda c’è: opporsi a gravi offese di ciò che milioni di persone hanno di più caro, della verità della religione della salvezza (non solo dei “sentimenti”) è un dovere. E si può persino ottenere una qualche giustizia umana.
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