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Papa Francesco contro la prostituzione: è un atto criminale, un vizio schifoso!

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AFP / GIUSEPPE CACACE

Silvia Lucchetti - pubblicato il 30/07/19

La prefazione del Pontefice al libro "Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada" (Rubbettino) di don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII.

È in libreria “Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada” (Rubbettino) di don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il volume è impreziosito dalla prefazione di Papa Francesco pubblicata ieri sui giornali.

Il Pontefice ha espresso parole piene di amore e compassione per tutte quelle donne umiliate e distrutte dalla prostituzione, che ha definito con durezza “un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l’amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme” (Vatican News).

Qualche tempo fa passando in macchina per una via di Roma purtroppo nota per la presenza di prostitute, non riuscii a trattenere il dolore e la rabbia nel vedere un signore che prendeva accordi con una giovane. Ero al telefono con mia madre e le dissi: “attendimi un attimo in linea” con tono infastidito. “Che succede?” rispose lei, un po’ preoccupata. Così abbassai il finestrino, mi inclinai dal lato del passeggero e gridai a quel gruppo di ragazze in attesa sotto il sole cocente: “Siete preziose, Dio vi ama!”. Di sottofondo solo il rumore delle auto che mi sfrecciavano accanto. Mi guardarono sbalordite, forse pensando “questa è matta!”, ma per un attimo i loro occhi smorti cambiarono espressione. Fu una piccolissima consolazione per me che ancora bofonchiavo di rabbia per quel cliente a cui avrei voluto davvero cantargliene quattro. Clienti, scrive con amarezza il Papa, “molti dei quali si definiscono cristiani”.




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Donne crocifisse

La prefazione comincia con un ricordo molto caro al Santo Padre, che durante una visita alla casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XIII, ebbe occasione di incontrare e abbracciare un gruppo di “donne crocifisse” a cui chiese perdono per il male subìto:

Quando in uno dei Venerdì della Misericordia durante l’Anno Santo Straordinario sono entrato nella casa di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII, non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate. Realmente donne crocifisse. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato tutto il dolore, l’ingiustizia e l’effetto della sopraffazione. Un’opportunità per rivivere le ferite di Cristo. Dopo aver ascoltato i racconti commoventi e umanissimi di queste povere donne, alcune delle quali con il bambino in braccio, ho sentito forte desiderio, quasi l’esigenza di chiedere loro perdono per le vere e proprie torture che hanno dovuto sopportare a causa dei clienti, molti dei quali si definiscono cristiani. Una spinta in più a pregare per l’accoglienza delle vittime della tratta della prostituzione forzata e della violenza.

La prostituzione è un vizio schifoso

Nella suo testo Papa Francesco ribadisce con vigore che la prostituzione è una riduzione in schiavitù, lo afferma con durezza e senza mezzi termini in un mondo come il nostro che tenta invece di sdoganarla – c’è chi addirittura propone di regolamentarla ispirandosi ai Paesi civili (sic!) – come ha già fatto con la pornografia. Le persone non sono cose da usare e gettare via, continua Francesco, cose da vendere, da comprare! Fa davvero paura la superficialità con la quale oggi spesso si affronta questa tragedia umana… altro che “mestiere più antico del mondo!”.




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Una persona non può mai essere messa in vendita. Per questo sono felice di poter far conoscere l’opera preziosa e coraggiosa di soccorso e di riabilitazione che don Aldo Buonaiuto, svolge da tanti anni, seguendo il carisma di Oreste Benzi. Ciò comporta anche la disponibilità ad esporsi ai pericoli e alle ritorsioni della criminalità che di queste ragazze ha fatto un’inesauribile fonte di guadagni illeciti e vergognosi. Vorrei che questo libro trovasse ascolto nel più ampio ambito possibile affinché, conoscendo le storie che sono dietro i numeri sconvolgenti della tratta, si possa capire che senza fermare una così alta domanda dei clienti non si potrà efficacemente contrastare lo sfruttamento e l’umiliazione di vite innocenti. La corruzione è una malattia che non si ferma da sola, serve una presa di coscienza a livello individuale e collettivo, anche come Chiesa, per aiutare veramente queste nostre sfortunate sorelle e per impedire che l’iniquità del mondo ricada sulle più fragili e indifese creature. Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso che confonde il fare l’amore con lo sfogare i propri istinti torturando una donna inerme.

È una malattia dell’umanità!

Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII era solito chiedere alle giovani schiave della prostituzione che incontrava per strada non quanto vuoi, ma quanto soffri perché, come spesso ripeteva, nessuna donna nasce prostituta ma c’è qualcuno che ce la fa diventare.Anche per Papa Francesco è necessario e doveroso ascoltare la sofferenza di tutte le donne vittime della prostituzione per liberarle da questa schiavitù che è una vergognosa “malattia dell’umanità”. Facciamo nostre le sue intenzioni accompagnandole con la preghiera.




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È una ferita alla coscienza collettiva, una deviazione all’immaginario corrente. È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare. È una malattia dell’umanità, un modo sbagliato di pensare della società. Liberare queste povere schiave è un gesto di misericordia e un dovere per tutti gli uomini di buona volontà. Il loro grido di dolore non può lasciare indifferenti né i singoli individui né le istituzioni. Nessuno deve voltarsi dall’altra parte o lavarsi le mani del sangue innocente che viene versato sulle strade del mondo. Francesco

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