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Credete alle promesse?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 25/07/19

Anche se vi hanno deluso molte volte, confidate nell'amore di Dio

A volte mi costa credere alle promesse. Non voglio ingannare il cuore con sogni impossibili. Voglio essere realista. Non voglio soffrire. Mi illudo con un futuro incerto. Con quello che desidero nel mio cuore. E soffro quando non diventa realtà.

Dio promette ad Abramo e a Sara a Mamre: “Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio”.

Il figlio della promessa. Sara era sterile. Per questo ride. Perché è impossibile. Non può concepire un figlio. Non è stata benedetta. E non crede alla promessa.

Forse smetto di credere alle promesse quando vedo che in me non sono diventate realtà. Un lebbroso chiese a Gesù di essere curato: “Se vuoi, puoi guarirmi. Lo voglio, guarisci”. Gesù vuole e il lebbroso guarisce.

Sembra semplice. Promesse mantenute. Come quella fatta a Sara in quel giorno di riposo a Mamre. Sara non ha creduto. Sembrava impossibile.

Io stesso mi ribello perché dubito che l’impossibile possa essere possibile. Le promesse spesso cadono nel vuoto. “Non promettere ciò che non puoi mantenere”, mi dicevano da piccolo. E l’ho fatto. Mi guardo bene dal fare promesse impossibili.

“Non promettere quando sei felice, non rispondere quando sei arrabbiato, non decidere quando sei triste”. Questi consigli molte volte mi salvano. Dal promettere ciò non che non manterrò mai. Dal rispondere a caldo prima di lasciar sbollire la rabbia. Dal prendere decisioni precipitose in momenti di oscurità dell’anima.

L’allegria esaltata, la rabbia accesa e la tristezza oscura turbano il mio animo e non permettono che agisca con prudenza. In quei momenti non sono libero. E posso commettere errori che mi portano su strade confuse.

Forse per questo decido di non credere tanto a quelle promesse che gli uomini vogliono farmi con le migliori intenzioni. Mi promettono fedeltà eterna. Amore senza ombre. Radicalità nella dedizione. Non lo esigo, non me lo aspetto.

Non credo nella via spianata e facile che porta a un buon epilogo. Ho visto la fragilità dell’anima, la debole volontà che si spezza. Ho visto tante promesse incompiute. Vie che sembravano semplici e non portano da nessuna parte.

Non divento scettico, ma non credo nei giorni di sole senza nubi. Risuonano in me i versi di Amado Nervo: “Ho trovato senza dubbio lunghe notti di pena, ma Tu non mi hai promesso solo notti buone; e in cambio ne ho avute alcune santamente serene. Ho amato, sono stato amato, il sole mi ha accarezzato il volto”.

Le promesse di Dio per la mia vita mi vengono nel cuore ogni mattina. So che mi ha promesso di non abbandonarmi mai. Ci credo. Ha promesso che guarirà il mio cuore ferito. Mi abbraccerà quando mi sento solo. E farà che il sole accarezzi il mio volto.

Ma non mi ha promesso di non soffrire. Per questo non fuggo dalla sofferenza. La sofferenza non sarà la culla di una nuova nascita? Nella mia anima imborghesita e comoda che ha paura del dolore. Non voglio che il mio dolore se ne vada, come scrive Pedro Salinas:

“Non voglio che te ne vada, dolore, ultima forma di amare. Mi sento vivo quando mi fai male non in te, né qui, più lontano: nella terra, nell’anno dal quale vieni, nell’amore con lei e tutto ciò che è stato. In quella realtà profonda che nega se stessa e si impegna a fingere di non essere mai esistita, che sia stata solo un mio pretesto per vivere. Se non rimanessi, dolore, irrefutabile, ci crederei, ma mi resti tu. La tua verità mi assicura che nulla è stato una bugia. E finché ti sento, dolore, sarai la prova di un’altra vita in cui non mi facevi male. La grande prova del fatto che è esistita, che esiste, che mi ha amato, che la amo ancora”.

Questa poesia dell’amore che fa male, amore per le persone care che un giorno se ne sono andate, amore per le proprie cose che smettono di essere mie… Quel dolore è l’impronta invisibile di un amore vero, di una vita piena. È questa la promessa che Dio mi fa per tutto ciò che amo?

Il dolore come impronta che lascia il cuore dopo aver amato. L’impronta nella terra, nelle rocce del cammino. Non smetto di dare il mio amore senza temere di perdere la vita.

L’unica promessa di Dio non è quella di una felicità senza macchia, di un cammino tutto rose e fiori, di una vita facile. Non mi fa quella promessa. Non me l’aspetto. Non voglio che mi prometta l’impossibile. Non voglio.

Non prometto nemmeno quello che non so se un giorno raggiungerò.

Continuo a sognare, e aspetto il sole ogni mattina. L’abbraccio che mi faccia riposare in gioie e dolori.

Le promesse mi rallegrano l’anima. Voglio trattenere nel presente un futuro che ancora non possiedo. Non mi altero. Confido in quell’amore immenso che mi dà forza. Spero contro ogni speranza. Desidero quello che sembra impossibile.

La promessa di Dio è vera. Mi chiede di amare tutto ciò che tocco. Anche se mi fa male. Di non distaccarmi in modo insensibile da quello che mi riempie. Vuole che io rida e pianga. E che non smetta mai di farlo.

Confido nell’amore di Dio. Nella sua promessa che diventa vita in me ogni mattina.

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