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Londra, rinviato a settembre il giudizio sul trasferimento di Tafida Raqeeb

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Tafida Raqeeb / Reprodução Redes Sociais

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 23/07/19

Ieri pomeriggio la High Court si è pronunciata in merito al caso della bambina affetta da malformazione arteriovenosa cerebrale: la sentenza, che è apparsa volta a prendere tempo senza esacerbare gli animi, ha dichiarato l'ammissibilità della richiesta dei genitori (dimettere la figlia dal nosocomio britannico per portarla al Gaslini di Genova), ma ha rinviato a dopo l'estate la decisione in merito.

Ieri pomeriggio la High Court di Londra ha esaminato il caso della piccola Tafida Raqeeb, in stato comatoso da febbraio: il contenzioso è tra i genitori della piccola, che vogliono portare la bimba al Gaslini di Genova (nosocomio già resosi disponibile) per un secondo parere, e il London Royal Hospital, intenzionato a rimuovere il supporto vitale della ventilazione e lasciar morire la bambina.




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La Corte era stata interpellata dai genitori della piccola il 16 luglio scorso, con la richiesta di permettere le dimissioni della piccola. La sentenza è giunta alle 17 locali: la Corte dichiara l’ammissibilità della richiesta dei genitori ma procrastina il giudizio di specie a settembre. Una non-risposta, come si vede, che potrà agevolmente essere “corretta” dopo l’estate mediante l’appello all’ormai famigerato “best interest” della bambina.

Filippo Martini, segretario dei Giuristi per la Vita – l’associazione designata in via esclusiva dalla famiglia della piccola per diramare informazioni ufficiali e autentiche in Italia –, ha commentato la notizia parlando di una “importante vittoria”:

Il Tribunale ha infatti accolto l’istanza della famiglia, finalizzata a verificare la possibilità per Tafida di spostarsi all’interno della Comunità Europea per curarsi in altri ospedali diversi da quello in cui si trova ricoverata. E’ la prima volta che un’istanza simile viene proposta ed accolta. Attenzione: la battaglia prosegue in quanto si tratta di un’ammissione preliminare dell’istanza che, tuttavia, dovrà essere verificata e giudicata nell’ambito del processo in corso. L’Udienza è rinviata a settembre. I genitori della piccola si dichiarano soddisfatti e invocano a grande voce, aiuto da parte dell’Italia e da parte dei cattolici Italiani. Questa vicenda non ha “colore” dal punto di vista politico e tantomeno religioso. I genitori di Tafida sono di religione Musulmana. Certamente, per la comunità civile, per i politici ed in particolare per i Cattolici, questo rappresenta un’opportunità per condividere il comune senso di umanità, finalizzato alla realizzazione del vero “bene comune”. Per info o richieste (iniziative, interviste o altro) a favore di Tafida e della sua famiglia scriveteci a: giuristiperlavita2@gmail.com.

L’impressione è che l’esultanza di Martini vada presa come un incoraggiamento a quanti (a vario titolo) seguono la vicenda parteggiando per la piccola Raqeeb, più che come una spassionata disamina forense: oltre alla già menzionata eventualità che a settembre si torni a parlare di “best interest”, difatti, c’è da ricordare che in situazioni critiche come quelle di Tafida il tempo è uno dei principali avversari. Il giudice ha preso tempo nella speranza che intanto venga meno “l’oggetto del contendere”? Difficile escluderlo, a giudicare dai precedenti di Alfie e Charlie, ma ancora più difficile è farsene un’idea ragionevole in mancanza di un quadro clinico completo. Sappiamo infatti che perfino agli omologhi genovesi i medici londinesi hanno mostrato solo una parte della cartella clinica – e del resto la politica del Gaslini sul caso Tafida resta per il momento raccolta in un silenzio ermetico.


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Giova in ultimo ricordare che – stando al materiale clinico condiviso tra gli ospedali – la diagnosi del Gaslini non differisce sostanzialmente da quella del London Royal Hospital: la bimba sarebbe affetta da una severa malformazione arteriovenosa che comporta emorragie cerebrali (probabilmente in seguito ad aneurisma), e il punto della discordia è sull’irreversibilità dello stato “comatoso”, che ha portato in passato gli inglesi a parlare di “morte cerebrale” (ora non più, dopo il Brain Stem Test) laddove gli italiani non ne hanno mai visto gli estremi. Si tratta dunque di un caso di “coscienza minimale”, più di che di un vero e proprio coma, ma cercheremo di offrire aggiornamenti clinici competenti appena possibile.

John-Francis Sherrington, Vescovo ausiliare di Westminster, ha scritto in merito al caso:

Confido che ai medici dell’Ospedale Pediatrico “Gaslini” di Genova verrà dato tempo e modo di giungere a una prospettiva ben informata e così di condividere la loro diagnosi con quella dei colleghi londinesi. Una siffatta cooperazione internazionale è una buona pratica essenziale nella cura di vite tragicamente difficili.

Il tono conciliante e l’anelito federativo del presule si spiegano con l’inasprirsi delle tensioni sullo sfondo: tra le disposizioni della sentenza di ieri c’è anche il divieto di pubblicare i nomi dei medici (ma è il segreto di Pulcinella, sono già reperibili), e l’esperienza (anche recente) insegna che il sistema medico e quello giudiziario inglesi non amano essere posti davanti a degli aut-aut. Quando si strattona la catena dalle due parti è sempre l’anello più debole a farla cedere, e stavolta quell’anello è fatalmente la piccola Tafida.

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