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Gli archeologi credono di aver trovato la chiesa degli Apostoli presso il Mare di Galilea

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Zelda Caldwell - pubblicato il 22/07/19
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I ritrovamenti combaciano con i racconti di un vescovo bavarese che visitò la Terra Santa nel 725Nell’anno 725, un vescovo bavarese di nome Willibald si recò in Terra Santa e in seguito riferì di aver visto la chiesa di Pietro e di suo fratello Andrea.

Dal racconto dei suoi viaggi, scritto da Hunenbreg, una suora anglosassone che conobbe personalmente Willibald, possiamo dedurre quale fosse l’itinerario dei pellegrini:

“Poi andarono a Betsaida, città natale di Pietro e Andrea. Una chiesa ora occupa il luogo in cui una volta si ergeva la loro casa. Passarono la notte lì, e il mattino dopo partirono per Gerasa, dove nostro Signore curò l’uomo posseduto dal diavolo e fece entrare i demoni in una mandria di porci”.

Per secoli, questo racconto ha costituito la base della tradizione cristiana per la quale sul luogo in cui sorgeva la casa degli apostoli di Gesù venne costruita una chiesa.

Ora, come riferisce un articolo di Haaretz, gli archeologi credono di aver trovato quella chiesa, che in base ai dati desunti dalle monete d’argento raccolte sul posto potrebbe essere stata costruita in epoca bizantina, quasi 500 anni dopo il periodo in cui avevano vissuto gli apostoli.

Secondo l’articolo, gli archeologi del Kinneret Academic College e del Nyack College di New York che hanno effettuato gli scavi nella Riserva Naturale di Bteikha, presso il Mare di Galilea, hanno trovato resti di una chiesa dell’epoca bizantina, come indica la presenza di tessere di mosaico.

Il professor R. Steven Notley del Nyack College ha detto a Haaretz che “sono di mosaici murali e appaiono solo nelle chiese”.

Il sito della chiesa è stato scoperto per la prima volta nel 2017, e gli archeologi credono che si tratti dei resti di un’antica città romana che una volta avrebbe potuto essere il villaggio di pescatori di Betsaida, noto nei Vangeli come patria degli apostoli Pietro, Andrea e Filippo.