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Spiritualità
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Quali sono le opere di misericordia spirituali, e come si possono mettere in pratica?

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Catholic Link - pubblicato il 21/07/19

di Nory Camargo

Oggi vorrei parlarvi delle opere di misericordia spirituale, per ricordare che come cristiani siamo chiamati a soccorrere e a consolare, ad essere generosi e a diventare il riflesso dell’amore di Cristo, da cui proviene la nostra essenza.

Ricordiamo lo splendido significato della parola “misericordia” per capire un po’ meglio quello che ci richiedono le opere spirituali e corporali. Misericordia deriva dal latino “misere”, che significa miseria o necessità, “cor” fa riferimento al cuore e “ia” denota la tendenza verso gli altri. Tenere presente la lista delle opere di misericordia spirituale è fondamentale per offrire agli altri un pezzetto del tesoro che custodiamo nel cuore per poter essere chiamati figli di Dio.

1. Insegnare agli ignoranti

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Per insegnare agli altri non serve una serie di diplomi. Possiamo farlo in base alla nostra esperienza, ai doni e ai talenti che Dio ci ha donato. A volte pensiamo di non avere molto da offrire, ma basta chiedere nella preghiera a Dio un po’ di guida per renderci conto che abbiamo molto da donare.

Questa prima opera di misericordia mi ha fatto pensare subito ai tutti gli insegnanti, a quelle persone che hanno scoperto nell’educazione e nell’istruzione la loro vocazione (un sentito grazie a tutti loro). Preoccupatevi solo di condividere senza egoismi tutta la conoscenza con cui Dio vi ha premiati.

“Quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno” (Daniele 12, 3).

2. Ammonire i peccatori

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Parliamo di una correzione fraterna, quella che nasce dall’amore e non dal risentimento. Correggere una persona cara o un amico quando sappiamo che ha peccato è estremamente importante. Per compiere quest’opera è necessario disporre il cuore con umiltà, perché a nessuno piace sentirsi giudicato.

Quando volete correggere qualcuno, chiedete prima consiglio a Maria Santissima, perché Lei e lo Spirito Santo vi illuminino affinché le vostre parole siano quelle adatte e portino frutto. È anche importante tener conto del fatto che questa correzione va effettuata prima da soli e senza alcuna traccia di rabbia o intenzione di umiliare.

“Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello” (Mt 18, 15).

3. Consigliare i dubbiosi

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Alcuni pensano che consigliare sia un compito che non spetta a loro. “Perché dovrei dire a qualcuno cosa deve fare? Perché mi dovrebbe ascoltare? Chi sono io per dirlo? Ciascuno faccia ciò che vuole e sia responsabile delle sue azioni”.

Ciò che accade quando dentro di noi c’è un autentico interesse per il benessere dell’altro è che siamo chiamati a consigliare. Oserei dire che l’amore che proviamo per l’altra persona ci spinge a volerle evitare un male, a risparmiarle un dolore superfluo o ad avvertirla di una possibile caduta. Se voglio bene a mio fratello, al mio amico, al mio partner o a una qualsiasi altra persona, non voglio vederlo soffrire, anzi, gli auguro tutto il meglio. Chiedete allo Spirito Santo il dono del consiglio e ricordate che per donarlo bisogna prima meditare nella preghiera.

4. Perdonare le offese

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Quanto è difficile perdonare! Lo è ancor di più quando la persona che ci ha fatto soffrire è vicina o quando ci ferisce o ci tradisce per l’ennesima volta. La nostra miseria ci porta a pensare che non meriti semplicemente il perdono, ma chi siamo noi per pensarla così se abbiamo un Padre che ha perdonato tutto?

Perdonare può richiedere anni. È un processo che può costare più di quanto pensiamo e che spesso di complica per via della condotta di altre persone. Possiamo arrivare a sentirci stanchi di perdonare, ma quando accade questo pensiamo che Dio non si stanca mai di perdonare proprio noi che siamo esperti nel ferire il Suo cuore.

“Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6, 14-15).

5. Consolare gli afflitti

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Stare accanto a chi soffre nei momenti difficili affina i legami di amicizia e di amore. Avere l’opportunità di accompagnare un’altra persona nel dolore è una grande occasione per offrire speranza e gioia.

Anche se a volte non sappiamo bene cosa fare per consolare un altro, facciamo tutto ciò che è alla nostra portata per tirarlo fuori dal suo stato di afflizione. La compagnia, le parole e la buona disposizione saranno sicuramente valorizzate. Non servono atti eroici per alleviare la tristezza di una persona cara – basta un abbraccio, un messaggio di incoraggiamento o un sorriso.

“Beati gli afflitti perché saranno consolati” (Mt 5, 4).

6. Sopportare pazientemente le persone moleste

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Questo sì che può costarci. Come avere pazienza nei confronti dei difetti del prossimo se non abbiamo pazienza neanche con i nostri? Va detto che come credenti la sofferenza ha un significato molto diverso da quello che può avere per altre persone. Attraverso di essa scopriamo anche l’amore, la dedizione disinteressata e la carità, come ha fatto Gesù sulla croce dando la vita per noi.

Quando dovete sopportare i difetti di un’altra persona, offrite questo sacrificio a Dio. Offritegli tutto il malessere che vi provoca, tutta l’angoscia e la rabbia che provate.

7. Pregare Dio per i vivi e per i morti

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Pregare per un’altra persona mi sembra uno degli atti d’amore più belli. Pensare e affidare nel dialogo con Dio una persona a cui vogliamo bene è una dimostrazione d’affetto immensa, ma quest’opera di misericordia dev’essere effettuata anche nei confronti di chi non c’è più. Confesso che mi costava molto includere nelle mie preghiere i defunti, ma poi ho pensato a tutte le anime dimenticate per le quali magari nessuno ha mai recitato un Padre Nostro o un’Ave Maria.

Ogni domenica, prima che inizi la messa, mia madre mi dice “Ricordati di pregare per le anime del Purgatorio”, e penso che sia splendido pregare per tutti coloro che magari non hanno mai creduto, che sono morti senza l’opportunità di vivere la fede o senza conoscere i sacramenti. La prossima volta che vi disporrete a pregare, affidate a Dio tutti i defunti.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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