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La vostra vita ha troppi limiti?

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Pixabay

padre Carlos Padilla - pubblicato il 18/07/19

Liberatevi dagli schemi, l'unico mandato di Dio è l'amore

Ci sono frasi che mi sono rimaste impresse nell’anima fin da bambino. Grazie a loro so fin dove posso arrivare, e so molto bene cosa posso ottenere.

So se posso cantare bene o essere uno bravo sportivo. So se vado bene negli studi o sono limitato. So se potrò arrivare lontano nella vita o se resterò troppo vicino all’inizio del cammino.

Non so perché la gente ha la mania di dirmi sempre ciò che sto facendo bene e quello che faccio male. Nel farlo condiziona il mio futuro, perché mi fa credere che non ce la faccio, o mi spinge ad andare più lontano.

Ricordo la storia dell’elefante del circo che raccontava Jorge Bucay. Era sempre legato a un piccolo palo, ma non fuggiva. La storia era semplice:

“L’elefante del circo non fugge perché è legato a un palo simile fin da quando era molto piccolo. Sono certo che all’inizio l’elefantino ha spinto, ha tirato, ha sudato cercando di slegarsi, ma nonostante tutti i suoi sforzi non ci è riuscito. Il palo era sicuramente troppo forte per lui. Giurerei che sia andato a dormire stremato e che il giorno dopo abbia riprovato, e anche quello successivo e quello dopo ancora… Finché un giorno, un giorno terribile per la sua storia, l’animale ha accettato la sua impotenza e si è rassegnato al suo destino. Quell’elefante enorme e potente che vediamo al circo non fugge perché pensa di non poterlo fare”.




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Mi hanno detto fin da piccolo che non sarò capace di arrivare dove desidero e che non riuscirò a raggiungere le mete che mi propongo.

Ci ho provato fin da piccolo e ho fallito. Col passare del tempo ho smesso di provarci. Penso che sia impossibile. Per i miei limiti naturali, per eredità genetica, per la mia storia piena di ferite e di ostacoli.

Vedo che mi sono sempre dovuto rialzare dopo la caduta. Smetto di provarci. So che non ci riuscirò mai. È sano questo modo di pensare?

Mi hanno fatto credere che non ho tante capacità come vorrei. Hanno delineato i miei limiti molto prima che lo facessi io.

Hanno spezzato la mia corsa ben prima che iniziassi a correre. Mi costa molto camminare perché mi hanno fatto credere che non è facile. Dipendo dalle affermazioni che ho ricevuto.

Come cambiare tanti pensieri limitanti che ho dentro di me? Vinco la paura di cadere. Vinco la paura di sperimentare i miei limiti.

So che non basta pensare di poterlo fare per raggiungere tutto quello che voglio. Può essere che non ci riesca. Può essere che fallisca. Ma non per questo smetto di provarci.

Cambio il mio modo di pensare. Ascolto i comandi di Dio che mi parlano al cuore e mi mostrano quello che posso diventare:

“Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te… Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.

Le parole di Dio sono tutto il contrario di quei pensieri limitanti. Sono il sogno di Dio per la mia vita.

Dio sogna tutto quello che posso diventare se mi libero dagli schemi limitanti. Se amo al di sopra delle mie forze. Se guardo con fiducia al futuro in cui tutto sembra impossibile.

Quel mandato che è nel mio cuore ha a che vedere con la versione migliore di me stesso che posso diventare.

Spesso penso che un mandato mi proibisca qualcosa, mi imponga dei limiti. Lo vedo come l’elefante vede il palo di legno che gli stringe la zampa.

Vedo Dio come quell’essere infinito che limita i miei passi perché io non voglia essere come Lui. Perché non pretenda di smettere di essere finito.


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Dio mi chiede di sognare le vette. E non mi limita. Mi dice di amare e di fare ciò che voglio. Perché chi ama bene non sbaglia mai.

I suoi comandi hanno a che vedere con l’amore che libera, non sono una norma che limita.

Mi piace lo sguardo che mi offre Dio. Quello sguardo che amplia l’anima, non quello limitante degli uomini. A volte non so bene in quale Dio credo, se in quello che ogni mattina mi dice quando valgo o nell’altro Dio che ha posto nella mia anima un senso di colpa costante, come se fossi sempre in debito con Lui.

Dio non vuole che faccia tutto in modo perfetto. Conosce i miei limiti. L’unica cosa che desidera è che tiri fuori il meglio di me, che spezzi il palo che mi limita e corra per i campi felice sapendomi amato.

È curioso. Non è un Dio di norme costanti che costringono il mio essere, ma un Dio buono che vuole solo che segua in pace tutti i passi che mi allontaneranno dalla mia povertà. Al di là del mare.

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