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Un nuovo film di Terrence Malick esplora la vita di Cristo

Terrence Malick

Jester-being | CC BY-SA 4.0

Matthew Becklo - pubblicato il 17/07/19

Il regista dell'acclamatissimo The Tree of Life mostra i segni di una nuova direzione, più esplicitamente cristiana

“Cosa vuole Cristo da noi?”

Secondo Martin Scorsese, Terrence Malick gli ha posto questa domanda in una lettera scritta dopo aver visto Silence, l’atteso film di Scorsese sui missionari gesuiti in Giappone.

Il “corpus” cinematografico di Malick è stato caratterizzato fin dall’inizio da temi, musica e immaginario cristiani. Ad esempio, chi ha visto la

 di Badlands (1973) con i sottotitoli in inglese vedrà queste parole dell’opera corale Passione del compositore tedesco Carl Orff:

Quando Gesù è entrato nel giardino
E la sua sofferenza è iniziata,
Tutto ciò che era lì ha pianto,
Perfino le foglie e l’erba verde:
Maria teneva in mano una piccola campanella che suonava
“O mio figlio amato,
Quanto si sta spezzando il mio cuore
Figlio mio, figlio mio, ti sto perdendo”.
Maria è andata sotto la Croce,
Ha visto il suo figlio amato pendere davanti a lei,
Pendeva dalla croce,
Il cuore di Maria soffriva.

Soprattutto dall’uscita nel 2011 del suo capolavoro The Tree of Life, acclamato da Roger Ebert come uno dei film più belli mai realizzati, Malick ha esplorato in modo non apologetico i misteri della creazione e della morte, del peccato e della grazia, della sofferenza e della resurrezione. Il suo film più recente, A Hidden Life – lodato dalla critica a Cannes e che uscirà il 13 dicembre –, riguarda il beato Franz Jägerstätter, un agricoltore e padre di famiglia austriaco giustiziato per essersi rifiutato di combattere per i nazisti nella II Guerra Mondiale e beatificato dalla Chiesa cattolica nel 2007.

Se i resoconti recenti sono accurati, la domanda di Malick a Scorsese potrebbe riflettere una nuova direzione, ancor più esplicitamente cristiana.

Si dice che il regista abbia girato un nuovo film intitolato The Last Planet, che “narra vari passi della vita di Cristo, con la rappresentazione delle parabole evangeliche”. Un sito web ha catturato delle immagini tratte dal set di “un uomo con un asino” che si avvicina a “una sorta di volto nella sabbia” sulla costa del Lazio, e ha citato una persona presente sul set che avrebbe affermato che “il film riguarda l’umanità, dal Big Bang all’Apocalisse”. Non ci sono molti altri dettagli disponibili, se non il fatto che Malick avrebbe girato sia nei dintorni di Roma che in Islanda (già location per The Tree of Life e Voyage of Time), e che sul set sono stati intravisti gli attori Ben Kingsley e Björn Thors.

È impossibile dire come sarà questa “vita di Cristo”, soprattutto considerando l’imprevedibile processo di realizzazione di Malick, e se e quando il film uscirà – cosa per la quale potrebbero volerci ancora anni – il regista non offrirà grandi spiegazioni.

La mia speranza è che The Last Planet possa segnare una svolta definitiva nella nostra comprensione culturale di un “film cristiano”. Per decenni, i produttori e i registi di film cristiani sono caduti nella trappola artistica descritta da Flannery O’Connor nel suo saggio Novelist and Believer:

“Da quando esistono cose come i romanzi, il mondo è stato inondato da fiction di cattiva qualità di cui è stato responsabile l’impulso religioso. Il romanzo religioso poco pregnante si verifica quando l’autore presuppone che per via delle sue convinzioni sia in qualche modo dispensato dal dovere di entrare nella realtà concreta. Penserà che gli occhi della Chiesa o della Bibbia o della sua teologia particolare abbiano già fatto tutto al posto suo, e che il suo compito sia adattare questa visione essenziale a modelli soddisfacenti, sporcandosi il meno possibile in questo processo”.

Piuttosto che penetrare la realtà concreta, i cattivi film religiosi di oggi offrono banalità morali preconfezionate; piuttosto che offrire una visione religiosa nuova ed esigente mescolano temi religiosi ben navigati, e anziché sporcarsi con il mistero del mondo aleggiano su di esso in una sorta di sentimentalismo soft. Dall’altro lato i film di Malick – per la frustrazione dei suoi detrattori e la delizia dei suoi fans – sono ostinatamente concreti e misteriosi. Il regista offre uno sguardo profondamente fenomenologico alle “cose in sé”, e una profonda analisi sacramentale della presenza di Dio in quelle cose.

Qualunque cosa sia o diventi The Last Planet, a Dio piacendo conquisterà occhi e orecchie e convertirà le anime alla realtà di Cristo.

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