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Scendono coloro che firmano per l’8 per 1000, ma cosa si fa con quei soldi?

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Arkadiusz Ziółek/EAST NEWS

Lucandrea Massaro - pubblicato il 15/07/19

Si sostiene il clero cattolico in primis, ma soprattutto si aiutano italiani e stranieri in difficoltà. Un esempio? La Caritas.

L’8 per 1000, croce e delizia degli infuocati dibattiti pro o contro la Chiesa italiana, è lo strumento con cui, senza togliere un euro in più di tasse ai contribuenti, si aiutano le confessioni religiose che hanno stipulato un accordo concordatario con lo Stato, a finanziare le proprie attività. In un paese a maggioranza cattolica come il nostro, questo meccanismo ha sempre favorito i cattolici, anche per come lo stesso strumento è concepito, tuttavia negli ultimi sette anni, le persone che – al momento della dichiarazione dei redditi – opta, mettendo la firma nell’apposita casella, per la Chiesa Cattolica italiana è diminuito di circa due milioni di contribuenti. Le cause non sono note, e per fortuna la CEI – a cui va il ricavato di questo provvedimento – non ha visto calare l’elargizione in maniera sensibile, tuttavia è un peccato per le molte cose importanti che la Chiesa italiana fa per tutti, con quei soldi.

Qui le somme per i principali capitoli di spesa della CEI:

ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE euro 436.473.000, di cui: alle diocesi (per culto e pastorale) 156.000.000; edilizia di culto 132.000.000 (di cui: esistente e nuova edilizia di culto 107.000.000; tutela beni culturali ecclesiastici 25.000.000); fondo per la catechesi e l’educazione cristiana 73.473.000; Tribunali Ecclesiastici Regionali 13.500.000; esigenze di rilievo nazionale 61.500.000 INTERVENTI CARITATIVI euro 285.000.000, di cui: alle diocesi (per la carità) 150.000.000; Terzo Mondo 70.000.000; esigenze di rilievo nazionale 65.000.000 SOSTENTAMENTO DEL CLERO euro 384.000.000 Accantonamento a futura destinazione per culto, pastorale e carità euro 27.601.000 (Fonte: Avvenire)

Come si calcola l’8×1000?

Su un totale di circa 40,8 milioni di contribuenti, poco più del 43 per cento ha espresso una preferenza meno di una persona su due, ma su quei circa 14 milioni di contribuenti che decidono cosa fare del proprio 8 per 1000, la larghissima maggioranza ha sempre indicato la Chiesa cattolica, ancora oggi nonostante il lieve calo, l’ordine di grandezza è l’80%, per la precisione il 79.9% (ma stiamo parlando delle dichiarazioni dei redditi del 2016 su redditi 2015, non sappiamo ancora quanti hanno optato nel 2018 né tanto meno nell’anno in corso). La differenza (contribuenti totali e totale delle opzioni) tra le due percentuali è importante perché la Cei, a differenza di quanto fanno altre confessioni, ha scelto di ricevere anche l’Irpef dei contribuenti che non hanno espresso preferenze, la quale viene ugualmente ripartita in base alle indicazioni effettivamente date. Ecco quindi che alla Chiesa cattolica andranno oltre 1,1 miliardi, contro i quasi 200 milioni dello Stato, i 43 dei valdesi e gli importi via via più modesti che andranno alle altre confessioni (tra cui ortodossi, buddhisti ed ebrei) (Messaggero).

Le cifre erogate quest’anno

Rispetto all’anno precedente, le “fette” aumentano per tutti per il buon motivo che aumenta, e di molto, la torta complessiva: 1,4 miliardi contro 1,23 dell’anno precedente. Un dato che a sua volta dipende dall’incremento anomalo dell’Irpef, legato a nuove regole di compensazione per i sostituti d’imposta. Come comunicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, la somma relativa all’otto per mille dell’Irpef assegnata alla Chiesa Cattolica per il 2019 risulta pari ad euro 1.133.074.425,15 determinati da euro 1.072.457.725,79 a titolo di anticipo per l’anno in corso, ed un conguaglio sulle somme riferite all’anno 2016 di euro 60.616.699,36 (Sole 24 Ore).

Come si usa l’8 per 1000?

La Chiesa lo usa oltre che per i propri compiti istituzionali sul territorio italiano, anche per i momenti di crisi o di calamità, numerosi sono stati gli interventi della CEI in occasioni di alluvioni e terremoti in giro per l’Italia o per aiutare le famiglie in difficoltà tramite la Caritas, financo per sostenere i paesi poveri del Sud del mondo, aiutandoli così ad evitare (o almeno a mitigare) gli effetti delle emigrazioni di massa.

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