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L’abate Erik, toccato da Dio grazie alla musica classica

abbazia di mount saint bernard

Youtube - Oslo katolske bispedømme

L'abate durante una recente intervista con una emittente norvegese

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/07/19

Adesso guida il monastero di Mount Saint Bernard. Ma la ricerca di Dio è stata faticosa. E una sinfonia è stata decisiva

La musica classica può essere il punto di inizio di una conversione? Sembra proprio di si. La storia dell’abate Erik Varden, origini norvegesi, che oggi guida il monastero cistercense di Mount Saint Bernard, stupenda costruzione di Pugin, al centro d’Inghilterra, è nata proprio così.

A raccontare la sua vicenda è il settimanale Credere (luglio 2019). «Cercavo con urgenza un significato per la mia vita, pur immerso in un ateismo aggressivo tipico dell’adolescenza».

“Non sei nato invano”

La sera in cui ha incontrato Dio, in casa non c’era nessuno ed Erik aveva deciso di ascoltarsi, da solo, la Risurrezione, la seconda sinfonia di Mahler. «La musica è sempre stata importantissima per me, quasi una lingua madre», commenta. «Un amico di mia sorella mi aveva consigliato questa particolare sinfonia che, nel suo ultimo movimento, comincia con l’evocazione di un caos primario mentre, gradualmente, un ritmo si impone».

Erik ascoltava la musica e le parole. «Non sei nato invano». «Non hai vissuto, sofferto, invano». «Risorgerai e vivrai».

“Sono rimasto paralizzato”

Quelle parole pronunciate dal coro nella sinfonia di Mahler furono, per il ragazzino e futuro monaco, come un fulmine. «Era come se il mio cuore, all’improvviso, si aprisse a una certezza, quasi istintiva, che Dio esiste davvero. E alla consapevolezza che portavo, dentro di me, qualcosa che mi superava», racconta. Una nuova coscienza. Un momento di risveglio.

«Quando la musica è finita sono rimasto paralizzato», spiega Erik, «e ho pensato: “Sarà interessante pensarci domani quando questa mia sensazione sarà passata”». L’indomani, però, quella certezza rimaneva e, insieme, la ferita sempre aperta. «Così è cominciata la mia ricerca».




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La conversione

Prima tappa, la frequenza del prestigioso Atlantic College nel Galles del sud, una chiesa anglicana, i monasteri cristiani, infine un ritiro, per una settimana, nell’abbazia trappista di Caldey Island.

Qui la vita cambia definitivamente perché decide di convertirsi al cattolicesimo. Inizia a frequentare teologia all’università di Cambridge e viene ufficialmente accolto nella Chiesa Cattolica con una celebrazione in Austria, nel monastero di Klosterneuburg, perché lì abita un sacerdote suo amico.


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L’approdo a Mount Saint Bernard

A Mount Saint Bernard Abbey, non lontano dal college Saint John di Cambridge dove, nel frattempo, Erik era diventato insegnante ricercatore, il futuro abate decide di discernere la propria vocazione e, poi, nel 2002, fa il suo ingresso in monastero come novizio. Alla fine di quell’esperienza decide di rimanere, rinunciando alla carriera universitaria. «Attraverso la musica di Mahler, Dio mi ha ferito e mi ha ispirato un grande desiderio di conoscerlo e la mia vita è diventata un tentativo di rispondere a questa grazia primaria».

Dal 2015, a soli 41 anni, padre Erik è l’abate di quel meraviglioso monastero.




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