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La terra di missione più bisognosa e difficile? quella di chi ci sta vicino!

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/07/19
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I lontani ci allettano di più, ma è con i vicini che innanzitutto abbiamo una responsabilità. È a loro che Gesù ci manda e ci chiede di predicare.In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino». (Mt 10,1-7)

“Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità”. C’è un’efficacia che deriva dalla chiamata. Ma la chiamata a cui mi riferisco è legata soprattutto all’essere cristiani. Nessuno può farsi cristiano da solo. Nessuno può darsi la fede da solo. Nessuno può prendere per primo iniziativa con Cristo. Quando ci accorgiamo di Lui, Lui si era già da tempo accorto di noi. Quando decidiamo di amarlo, Lui ci ha già amati per primo. La fede, e la chiamata alla fede è un dono. Ma è un dono che porta con sé un effetto, una conseguenza. È il potere di mettersi contro il male e di portare guarigione nella vita delle persone. Perché nessuno può viversi la fede solo come un fatto personale individualistico. La fede paradossalmente porta beneficio soprattutto a chi ci sta intorno più ancora che a noi. È un dettaglio che non dovremmo mai dimenticare. E accanto a questo non dobbiamo nemmeno dimenticare che questa chiamata non coinvolge anonimamente dei soldati per impiegarli alla grande causa del regno, ma chiama per nome ognuno, con la propria storia, la propria speranza, i propri difetti. Ecco perché il Vangelo indugia nel dirci i nomi di tutti gli apostoli. “Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino”. Infatti non c’è terra di missione più bisognosa e difficile se non quella di chi ci sta vicino. I lontani ci allettano di più, ma è con i vicini che innanzitutto abbiamo una responsabilità. È innanzitutto a loro che Gesù ci manda, e ci chiede di predicare soprattutto una vicinanza più che una teoria. “Il regno è vicino”. La predica che i vicini ascoltano è fatta di prossimità non di parole. Possiamo far giungere loro la buona notizia del Vangelo soprattutto cercando di esserci nella loro vita.
(Mt 10,1-7)
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