Le apparenze
Quali sono le persone più sante che conosco? Che bilancia usiamo per determinare il suo livello di santità? Spesso mi fermo alle apparenze. Gioco ai peccatori e ai santi per quello che vedo da fuori. E da dentro ci penso io con la mia immaginazione.
Se una persona è in apparenza santa, farà sicuramente tutto bene in casa sua e sprigionerà un onore di incenso al suo passaggio. Se mi sembra peccatrice, per qualche peccato pubblico commesso, immagino le aberrazioni che farà nel tempo libero, quello che non si vede. Il mio modo superficiale di misurare il grado di santità altrui mi impressiona. Mi limito a un unico atto, e in base a questo salvo o condanno tutta una vita.
Meno male che Gesù non mi guarda così. Non lotto forse ogni giorno con tutta la mia anima per essere santo in ogni cosa che faccio? Non provo in questa lotta ad essere a disposizione di quello che Dio vuole fare con me? Diceva padre Kentenich, “ecco l’anelito dell’uomo religioso di oggi: vedere il divino personificato; cercare santità vissuta. La santità della vita quotidiana dà una risposta chiara a questo desiderio”.
Voglio vedere Dio fatto carne in uomini innamorati del suo amore. Voglio essere io quell’uomo innamorato che riflette la misericordia di Dio. Gesù guarda tutta la mia vita – ogni azione, ogni pensiero, ogni desiderio del cuore. Non mi giudica solo per un peccato o un atto eroico. Il suo giudizio è misericordia. Guarda tutto ciò che c’è in me. La mia vita completa. Con le sue luci e le sue ombre. Vede ciò che di buono c’è nella mia carne ferita. E mi ama.