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Perché non riusciamo ad essere felici del bene degli altri?

envy jealousy couple woman

By Volodymyr Tverdokhlib /Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 09/07/19

C’è in noi molto spesso la tentazione dell’invidia e della gelosia che fa scattare meccanismi distruttivi di critica e di male. Forse è una strategia del diavolo: tenerci occupati con ragionamenti mediocri e distrarci da ciò che conta.

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». (Mt 9,32-38)

“Gli presentarono un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni»”. Le opere di Dio sono sempre accompagnate da due atteggiamenti contraddittori: lo stupore e la critica. Lo stupore è accorgersi del bene. La critica è non sopportare che ci possa essere bene all’infuori del mio. Anche nella Chiesa di oggi questo doppio atteggiamento accompagna l’opera del vangelo. E la cosa peggiore non è la critica dei lontani ma quella dei nostri, quella di chi più di tutti gli altri dovrebbe gioire per il bene. Mi torna alla mente la battuta di un anziano sacerdote che con il suo ragionamento acuto e ironico mi dava sempre perle di saggezza. Un giorno mi disse: “se vuoi rovinare qualcuno comincia a parlarne bene davanti a tutti! Da quel momento in poi cominceranno ad odiarlo tutti gli altri”. Aveva davvero ragione. Non riusciamo ad essere felici del bene degli altri. C’è in noi molto spesso la tentazione dell’invidia e della gelosia che fa scattare meccanismi distruttivi di critica e di male. E la cosa peggiore è che i primi a convincercene siamo noi stessi. Più critichiamo e più ci sembra di essere nel giusto. Ma basterebbe guardarsi con lealtà nel cuore e accorgersi che in fondo siamo solo un po’ invidiosi e gelosi. E questo ci distrae da ciò che conta di più: e cioè che c’è molto da fare e noi perdiamo tempo con le critiche. “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!»”. Forse è una strategia del diavolo: tenerci occupati con ragionamenti mediocri e distrarci da ciò che conta, che cioè il mondo vive immerso in una grande disperazione e attende che qualcuno gli annunci la buona notizia del vangelo.
(Mt 9,32-38)
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