Mentre si continua a dibattere su un diritto sempre più selvaggio all’aborto e la cultura della morte dilaga, ecco che dal Cielo ci indicano inequivocabilmente la strada della vita.Per 61 interminabili minuti James Fulton Engstrom è rimasto senza battito cardiaco, dato per morto ha ripreso spontaneamente a respirare; dato comunque per spacciato o destinato a una disabilità grave, è cresciuto senza lesione alcuna. Questo accadeva nel 2010 a Peoria nell’Illinois, diocesi in cui nel lontano 1919 venne ordinato presbitero Fulton Sheen, di cui James portava il nome prima che il miracolo accadesse. La mamma Bonnie, nei momenti dell’agonia, ha affidato il figlio alla protezione di Fulton Sheen. Dopo una lunga indagine, la guarigione del piccolo Engstrom è stata riconosciuta come miracolo, ma la causa di beatificazione si bloccò nel 2014 per una contesa sulla traslazione della salma.
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Appena tre giorni fa, il 6 luglio, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare i decreti riguardanti il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Fulton Sheen e ha dato il via alla beatificazione del grande evangelizzatore americano.
Che sia, anche, un messaggio chiaro che arriva agli Stati Uniti dal cielo? Mentre si continua a dibattere su un diritto sempre più selvaggio all’aborto, ecco che i Santi ci indicano inequivocabilmente la strada della vita. E guardiamola bene in volto questa vita, ecco James Fulton Engstrom che oggi ha quasi 10 anni.
La vita è degna di essere vissuta
Si intitolava proprio Life is worth living il programma televisivo grazie a cui il volto e la voce di Fulton Sheen portarono la Buona Novella a milioni di americani. Gli meritò il titolo di televangelista, ed erano gli anni ’50. Non c’era copione, ne gobbi, solo la sua persona e le sue parole piene di ironia e Grazia di Dio: forse lo si potrebbe definire pure un grande anticipatore di certi show contemporanei, ma è il meno. Più semplicemente, si può dire che quando si ha in tasca la sorpresa che ogni uomo attende, non c’è bisogno di trucchi e scenografie. Molti ricordano la sua battuta quando gli venne consegnato l’Emmy come personalità televisiva eccezionale: lui disse che era giunto il momento di ringraziare i suoi scrittori preferiti, Marco, Matteo, Luca e Giovanni. L’ironia cristiana funziona davvero perché è profondamente seria; nel ritirare quel premio il vescovo Sheen stava ricordando che il senso della vera comunicazione educativa è quella di guidare l’uomo all’origine. E la nostra origine è la novità che deflagra dai Vangeli.
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Nelle vicende quotidiane ci sentiamo spersi e fluttuanti come rami al vento, sembra accadano sempre cose nuove; in realtà prendono forma sfumature nuove di faccende eternamente uguali, la contesa tra il bene e il male. Se è vero che siamo rami in mezzo al vento di grandi tempeste, il vero comunicatore cristiano sa ricordarci che l’albero esiste, le radici pure. E che la vita è degna di essere vissuta. Mi chiedo se a un progamma con un titolo del genere sarebbe consentito di andare in onda oggi. Molti predicatori del nulla e della tristezza ci ronzano nelle orecchie da ogni canale mediatico; da loro non passa alcuna comunicazione, solo una persuasione con finalità molto egocentriche o consumistiche.
Fulton Sheen aveva chiaro che il fondamento della comunicazione si irradia dalla Comunione; non cercava consensi planetari, cercava di riportare a casa uomini smarriti qua e là, alla deriva senza saperlo, infelici anche se pieni di ebbrezza, soli anche se circondati da gente. Non solo attraverso la televisione, ma con la radio e coi libri e con la presenza fisica fu instancabilmente a fianco dell’uomo comune: vescovo di New York dal 1951 al 1966, scrisse tantissimo e uno di questi suoi libri siamo particolarmente affezionati.
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Su Aleteia stiamo condividendo, con cadenza mensile, brani dal suo Tre per sposarsi, un libro che racconta l’amore coniugale in modo quasi rivoluzionario, valorizzando la vera natura di ciò che il mondo svilisce e di cui abusa disordinatamente: la sessualità. Fulton Sheen documenta con lucida profondità perché la famiglia è il pilastro fondante della comunità umana e certi suoi passaggi suonano tanto profetici, considerando il rovesciamento completo che è sotto i nostri occhi:
Il quarto mistero è il contributo dei coniugi al benessere della nazione. Anche in ciò sta la radice della democrazia, poiché è nella famiglia che si valuta una persona, non per ciò che vale, né per ciò che può fare, ma principalmente per ciò che è. Il suo stato, la sua posizione, sono garantiti dal semplice fatto che essa vive. I figli deficienti o ciechi, i figli che sono stati menomati in guerra, sono tutti egualmente amati per il loro intrinseco valore come doni di Dio, e non per ciò che sanno, né per quanto guadagnano, e neppure per la classe a cui appartengono. Questa reverenza
per la personalità nella famiglia è il principio sociale dal quale dipende la più vasta vita della comunità, poiché lo Stato esiste per la persona, e non già la persona per lo Stato. (da Tre per sposarsi)
Che il miracolo a cui si deve l’apertura della sua causa di beatificazione riguardi un neonato in pericolo di vita appare come un’immagine fortemente simbolica, quasi un messaggi ad personam … cioé a questa società che cerca di addomesticare la vita dentro gabbie asfissianti di eugenetica, eutanasia.
Un cuore che batte
Bonnie Engstrom è mamma di 6 figli, oggi; vive a Peoria nell’Illinois, proprio la diocesi in cui Fulton Sheen divenne sacerdote. Gli Engstrom sono una famiglia cattolica, nel 2010 scelsero di chiamare James Fulton il loro terzogenito; ma la nascita diventò un evento tragico. Bonnie racconta in prima persona tutto ciò che avvenne quel giorno e che oggi possiamo chiamare miracoloso:
Mio figlio nacque morto. Per un momento me lo adagiarono tra le braccia, immobile, cianotico, non reattivo. L’ostetrica e la sua assistente se lo ripresero per cominciare la rianimazione cardiorespiratoria; non riuscirono a rintracciare il battito. E non respirava. Visto che eravamo a casa (era il mio terzo parto domestico pianificato) chiamarono il Pronto Soccorso. (da Catholic Online)
Le procedure mediche per assistere il neonato procedono sia sull’ambulanza sia in ospedale e sono tutte inefficaci. Due dosi di epinefrina non sortiscono esito positivo, l’elettrocardiogramma non registra il battito, gli viene somministrato ossigeno ma il corpo è freddo e immobile.
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Intanto la mamma ricoda che, seduta sul pavimento, era capace solo di pronunciare ripetutamente il nome di Fulton Sheen nella sua testa. Infine, dopo 61 minuti di tentativi e di assenza di battito cardiaco, la neonatologa chiede a medici e infermieri di fermarsi.
Ciascuno si fermò. E il suo battito riprese.
Impressionante questa consequenzialità: quando l’uomo si ferma, come fosse un’attesa involtaria, qualcos’altro si muove. E rimette in moto una vita che pareva spenta. Ma il calvario della famiglia Engstrom non finì in quel momento, anzi si prospettava loro l’ipotesi di un figlio gravemente leso e forse ancora in pericolo di vita; forse destinato a vivere pochissimo o a una vita di agonia. I dottori non danno speranze, la famiglia prega attorno a James.
E Dio ha risposto alle nostre preghiere. Gesù ha guarito mio figlio. Lo Spirito ha riempito i cuori dei Suoi fedeli. E Sheen ha continuato ad evengelizzare attraverso il suo nome e mio figlio. Dopo pochi giorni i reni, il fegato e il colon di mio figlio cominciarono a reagire. Le gambe si misero a muoversi. Una settimana dopo respirava senza bisogno di supporti. la pressione del sangue era buona. Cominciò a bere dal biberon. Ogni medicazione gli venne tolta e cominciò a interagire con me, con chi veniva in visita, con le infermiere e coi dottori. Dopo altri sette giorni eravamo a casa dall’ospedale.
E’ un miracolo che parla al cuore di tutti. Tutti siamo in fondo come James, mendicanti di un respiro di vita che solo la mano del Cielo nutre e sostiene davvero.