Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 19 Aprile |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

Le bestie e l’Agnello

NUMBER 666 DEVIL

By maradon 333 | Shutterstock

Monsignor Henrique Soares da Costa - pubblicato il 06/07/19

Il cristiano non teme le bestie, non si stupisce né si piega davanti alla loro grandezza

Quando meditiamo sullo splendido Libro dell’Apocalisse, constatiamo, edificati nella convinzione dei cristiani, che c’è un Signore nei Cieli, e quindi ci sono una direzione e un senso per la storia e la vita del mondo; in ultima analisi, ci sono un senso e una direzione per la mia esistenza personale.

Nel capitolo 13 di quest’ultimo libro della Sacra Scrittura c’è un’immagine inquietante e attuale, da interpretare con profondità e lucidità. Giovanni vede una bestia (cfr. 13,1) con dieci corna (simbolo di forza, di potere militare e aggressività), dieci diademi (simbolo della regalità, del potere politico), e sulle teste un nome blasfemo (perché quella bestia vuole assumere il potere e il ruolo di Dio). La bestia aveva potere, trono e grande autorità. Possedeva anche una ferita mortale, che è stata curata. E il mondo, pieno di ammirazione, seguiva la bestia, perché diceva: “Chi è simile alla bestia?” E l’ha adorata dicendo: “Chi può combattere contro di lei?” Questa bestia ha ricevuto il potere di combattere contro i cristiani e di vincerli, e anche l’autorità su tutta l’umanità. E c’era ancora un’altra bestia (cfr. 13,11)…

Il linguaggio, ovviamente, è simbolico e mitico, ma il significato è forte, attuale e di un realismo che turba. Basta vedere le persecuzioni esplicite o velate in relazione ai cristiani; basta constatare il ridicolo a cui la nostra santa fede e i veri e semplici discepoli del Signore sono sottoposti…

Chi sono queste bestie? Sono tutto quello che nel mondo pretende di farsi passare per Dio, ogni istituzione, ideologia, moda o progetto umano che pensi di potersi impadronire del mondo, della Chiesa, delle coscienze, del destino delle persone; ogni ideologia che pretenda di abbracciare la totalità della realtà e dell’esistenza, imponendosi in modo arbitrario. Le bestie sono tutti i tiranni e le tirannie della storia. Può essere il razionalismo, il nazismo, il fascismo, il socialismo, con la sua ansia di ridurre la persona a un ingranaggio di uno Stato divinizzato, arrivando a perseguitare, a uccidere, la violentare le coscienze in nome di una pretesa giustizia sociale, il capitalismo quando è selvaggio e privo di criteri morali, che dà alla luce il mostro di una società consumistica, edonista e senza valori; le bestie possono essere una certa globalizzazione quando viene condotta semplicemente sulla base del consumo e del politicamente corretto; possono essere i mezzi di comunicazione, con la loro tirannia, le loro menzogne, il loro servizio alla disinformazione, plasmando un’opinione mondiale chiusa ai valori religiosi e alla trascendenza.

La beatia è una triste caricatura del vero Dio. Il suo potere, la sua grandezza e la sua forza sono illusori. E inganna! Le persone, stupite, si chiedono: “Chi è come la bestia?” Si tratta di una caricatura del nome biblico Michele, che significa “Chi è come Dio?” Nel capitolo 13 dell’Apocalisse sembra forte e imbattibile: era ferita mortalmente ed è stata curata. Sembrava eterna…

E tuttavia il numero della bestia è un numero d’uomo: 666! L’ironia è stridente! Nella Bibbia, 6 significa che non è pieno, che è passeggero, perché è 7 (perfezione, completezza) meno 1.

Ricordiamo che l’uomo è stato creato il sesto giorno. Non è Dio, non è pieno in sé, non è il signore assoluto dei progetti e dei sogni; è libero, ma la sua vita è nelle mani benedette dell’Eterno! Come esclamava il profeta Geremia, “Signore, io so che la via dell’uomo non è in suo potere, e che non è in potere dell’uomo che cammina il dirigere i suoi passi” (10, 23).

L’uomo non è uomo semplicemente perché è razionale; è uomo ed è umano perché è l’unico essere capace di un dialogo con il suo Creatore. È l’unico essere che sa di esistere, che sa apprezzare il dono di vivere e che sa di camminare verso la morte; e deve affrontarla come ingresso in una pienezza o affondare in un nulla assurdo. Il numero dell’uomo è 6: vicino alla pienezza, che solo aprendosi all’Infinito può arrivarvi!

Il numero della bestia è 666. Tre volte 6, tre volte incompleta, tre volte umana… Assolutamente incompleta, fallibile, fragile, umana, per quanto desideri sembrare eterna, forte e divina! Con ironia finissima, l’autore dell’Apocalisse dice: “Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d’uomo”. La bestia dell’epoca era l’Impero Romano, con il suo imperatore Domiziano, grande persecutore dei cristiani. E la bestia di oggi? “Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia”:

Al di là dell’immagine della bestia (e delle bestie), c’è un altro animale, un Agnello (cfr. 14, 1). È l’immagine di Cristo. Il Leone della tribù di Giuda è presentato come mite e umile, fragile e indifeso, come un Agnello immolato (cfr. 5, 6). Si tratta di un’immagine affascinante! Cosa può fare un agnello contro un animale come la bestia, con corpo di leopardo, zampe di orso e bocca di leone? Cosa può fare un Agnello immolato, il cui fianco è continuamente ferito, aperto, contro un animale che, ferito mortalmente, torna in vita, come se risuscitasse sempre? Cosa può fare la fede in un Dio crocifisso e impotente contro il mondo attuale, con la sua pretesa scienza, la sua tecnologia, il suo potere di persuasione e comunicazione, la sua ricchezza di risorse e di argomentazione? E cosa può fare la fragilità del Vangelo contro qualcuno che entra senza chiedere permesso nelle nostre case e nelle nostre vite, impregna il nostro cuore e invade famiglie, distrugge ideali e sovverte valori?

E tuttavia è l’Agnello immolato – eternamente immolato, dal cui fianco escono l’acqua del Battesimo e il sangue dell’Eucaristia –, che vincerà la bestia che insiste a curare le sue ferite. È l’Agnello immolato che sarà sempre in piedi, vittorioso. Egli, che può realizzare i nostri desideri più profondi di vita, bellezza, verità, pace, amore ed eternità. È l’Agnello che ci porterà alle fonti della Vita. L’Agnello che sembra fragile, sconfitto, ferito a morte.

Mio caro “fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù” (Ap 1, 9), ho voluto condividere con te questa meditazione perché spesso ci illudiamo nella ricerca di un cristianesimo trionfalista, che in modo pagano immagina un potere di Dio, un trionfo di Cristo in una cornice di grandezza umana, di prestigio, di alleanza con i grandi, di capitolazione e adulazione di fronte alle ideologie e alle mode politicamente corrette e di riconoscimento da parte del mondo. La via non è e non può essere questa!

Il cristiano dev’essere libero e liberatore! Libero perché, sapendo apprezzare e valorizzare tutto quello che il mondo offre di buono non si incanta con nulla, non lega il suo cuore a nulla, perché sa che tutto passa ed è provvisorio. Il cristiano non teme le bestie, non si stupisce né si piega davanti alla loro grandezza. Per questo è nostro dovere, con pazienza, umorismo e fermezza, denunciare tutti i progetti umani che sembrino offrire una soluzione definitiva, un cammino magico, verità suprema per l’umanità. È solo a Cristo, l’Agnello immolato, che il cristiano àncora la sua vita e la sua speranza.

Dobbiamo essere prudenti con le bestie. Bisogna fare attenzione a non entusiasmarsi troppo per le mode del momento, assolutizzando quelle cose che passano in fretta e sono umanamente illusorie. Attenzione ad essere intelligenti per vivere il presente intensamente, ma con il cuore attento all’Eternità. Bisogna stare attenti a vivere come quelli che – usando ancora un’immagine dell’Apocalisse –, “sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (21, 27).

Monsignor Henrique Soares da Costa, vescovo Palmares, Pernambuco, Brasile.

Tags:
apocalissebibbia
Top 10
See More