Smettere di pensare di essere più degni di altri o di meritare un trattamento speciale può evitare rabbia e odio
I fallimenti di Gesù mi colpiscono sempre, come anche le offese che riceve quando vuole solo amare.
Quanta gente nella sua vita pubblica non ha voluto accoglierlo! Lo rifiutavano perché era ebreo e non samaritano. Era uno degli “altri”.
E io mi irrito quando vengo rifiutato, giudicato, condannato. Mi sorprende ricevere affronti, nella maggior parte dei casi giusti. Qualcuno potrà anche essere ingiusto.
Mi sorprende. Gesù, che è passato facendo il bene, è stato rifiutato con odio. Ma Lui ha mantenuto la pace.
Di fronte all’ingiustizia voglio anch’io l’odio. Cerco la vendetta. Non sto tranquillo finché l’altro non ha pagato per il male che ha fatto.
Perché è giusto, mi dico. Perché è quello che gli spetta. E mi riempio di odio.
Voglio guardare il cuore di Gesù. Cosa provava? Davanti agli affronti, alle ingiustizie, all’odio che cerca la morte, alle grida che vogliono il male, quali sentimenti si annidavano nel più profondo della sua anima?
Mi commuovo. Guardo il cuore ferito di Gesù. Il suo cuore aperto. “Dalle sue piaghe siamo stati guariti” (1 Pt 2, 24).
Mi è chiaro, ma non sono capace di reagire come Lui. Reagisco con violenza. Chiedo giustizia. Cerco di essere migliore, ma mi riempio di rancore.
Quando nei nostri tentativi di essere pii serbiamo i nostri sentimenti di rabbia e non li lasciamo affiorare, prende l’avvio il risentimento.
Mi sento ferito, e il risentimento, quell’ira fredda, si annida nella mia anima. Mi ribello contro l’ingiustizia di questo mondo. Io, che tante volte sono ingiusto.
La mitezza di Gesù mi colpisce. Non sono mite e umile di cuore. Accumulo risentimento e rancore. Non perdono facilmente come Lui.
Gesù perdona quel popolo ostile e poco accogliente. Perdona il disprezzo e le ferite. Il suo cuore aperto è pieno di misericordia.