Affrontare bene i giorni di riposo è un'arte. Ecco qualche suggerimento per approfittarne ed essere più felici
Quante volte abbiamo detto “Non vedo l’ora che arrivino le vacanze per non far niente!” Questo “non far niente” può essere interpretato in vari modi, ma hanno tutti un denominatore comune: aspiriamo a riposare.
Il riposo è un bene che rigenera il corpo e lo spirito. Quando siamo stanchi, lo spirito ha difficoltà a svolgere i vari compiti. Quando abbiamo riposato tutto sembra più facile, il nostro cervello è sgombro e i neuroni hanno una capacità di collegamento superiore.
In questo periodo dell’anno, molti di noi sono al termine degli studi o del periodo lavorativo e aspettano con ansia le vacanze. Sognano il mare o la montagna, magari un viaggio… Ha senso allora non voler far nulla?

Il non far niente ha senso quando è unito al “rimettere a punto il motore”. Per alcuni non far niente implicherà il fatto di godersi un sonno riparatore, qualche giorno per dormire le ore necessarie che abbiamo rubato al corpo in mesi di lavoro.
Per altri non far niente significherà rallentare il ritmo di lavoro frenetico sostenuto durante l’anno.
Il “non far niente” che tanto desideriamo si trasformerà – se vogliamo – in un tempo libero prezioso.
Vacare in latino indicava in epoca romana il “tempo in cui i soldati non sono di guardia o in combattimento”, e da ciò deriva il termine “vacanze”.

Dopo la prima cura riparatrice del sonno, scollegati da Whatsapp e dal lavoro e una volta chiusa l’email professionale, come gestire quell’agognato “non far niente”? Ovviamente nel miglior modo possibile perché le vacanze siano un momento di arricchimento e di pienezza.