Protagonista del rinvenimento, a Betlemme, la ditta italiana che si occupa del restauro
Un nuovo fonte battesimale, probabilmente bizantino poi traslato in epoca crociata, è stato scoperto durante i lavori di restauro della Chiesa della Natività a Betlemme in Cisgiordania. Lo ha annunciato Ziad al-Bandak capo del Comitato presidenziale palestinese (Ansa, 23 giugno).
Il fonte battesimale è venuto alla luce quando il team attualmente al lavoro sui restauri stava facendo come elemento preparatorio la stratigrafia archeologica degli strati che occludono l’interno del pozzo.
Nella parte sud della Basilica
«Rinvenuto – ha spiegato Bandak all’agenzia Wafa – durante i lavori in corso nella parte sud della Basilica. Era nascosto nel fonte battesimale ottagonale esistente, fatto di pietra simile a quelle delle colonne» .
Gli esperti dovranno ora stabilire una datazione più certa dell’oggetto, la cui bellezza indica anche la realizzazione per committenti importanti. Sarà lo storico medievista Michele Bacci, italiano dell’Università di Friburgo a datare con precisione la nuova fonte.
I lavori di restauro all’interno della Basilica sono iniziati nel 2013 per conto della Ditta Piacenti che si è aggiudicata la gara internazionale lo stesso anno. Uno gioiello «splendido e di fattura squisita». Così Gianmarco Piacenti – capo dell’omonima azienda italiana che dirige i lavori – ha definito la scoperta (Arte Magazine).
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L’analisi degli strati
«Lo staff archeologico attualmente all’opera nella Chiesa – ha raccontato all’Ansa Piacenti – sta analizzando tutti gli strati tra i due fonti battesimali per aiutare nella datazione dei reperti. La nuova scoperta è un ulteriore tassello nella ricostruzione della storia della Basilica e della sua tradizione cristiana».
Sono già alcuni anni che la ditta Piacenti di Prato (Toscana) sta lavorando al restauro di quella che è sicuramente la chiesa al più importante al mondo. Ed è grazie a questa azienda che è stato fatto il ritrovamento del fonte battesimale, che ora vede tutti i riflettori puntati addosso per capire bene la sua datazione (Il Tirreno, 25 giugno).
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