Attorno a un medico sacerdote, Don Mario Torracca, fiorisce un’opera al servizio dei più poveri e dimenticati: tanti i volontari e i benefattori che continuano a dare il loro contributo e centinaia i volontari al servizio di malati e indigenti.Sono incappata in questa notizia nella mia newsfeed di Facebook; ho tanto da contestare all’algoritmo di fratello Zuckenberg, ma una cosa l’ha capita: sono sempre alla ricerca di storie di eroismo quotidiano, di speranza cristiana autentica, di amore vero e fattivo al prossimo. E quello che personalmente mi attira di più, anche per il vissuto personale, è l’attenzione integrale alla persona nel momento di massima debolezza. La controcultura dello scarto, che altro non è che lo sguardo amante di Dio all’uomo, in Cristo. Questa genialità infatti è solo cristiana: solo Cristo ha detto che Lui è in quei fratelli più piccoli. Il Re dei re con l’apparenza di un sacco di pulci: una sberla ai moralismi di tutti i tempi e alla ricerca di una bellezza risolta, “pettinata”. Che salvi sì il mondo, ma con modo e maniera. Ecco, le storie che hanno questo trailer già mi piacciono. E così qualche giorno fa mi sono imbattuta in questa vicenda, iniziata da poco ma con una lunga gestazione alle spalle e credo un prospero futuro davanti: un sacerdote che è anche cardiologo si è impuntato e ce l’ha fatta. È nato un poliambulatorio per persone indigenti a Catania. I poveri veri, quelli che con uno solo o nessun reddito per nucleo familiare non possono nemmeno permettersi di pagare il ticket. Dopo qualche scambio di messaggi ci accordiamo per una telefonata:
Buongiorno Padre Mario, grazie di avermi dato disponibilità per una breve chiacchierata sull’opera che so essere sorta intorno a lei.
Buongiorno e grazie a voi. Come ha saputo della notizia?
Ho letto il link in una pagina di una onlus dedicata alle cure palliative pediatriche. Parlava di un ospedale gratis sostenuto da medici volontari a favore dei più poveri.
Sì, vedo che sta girando in effetti (aggiunge sorridendo).
Mi racconta com’è nata l’idea e come si è concretizzato il progetto?
Lo abbiamo inaugurato l’11 aprile scorso, alla presenza del Vescovo e di personalità delle istituzioni pubbliche, ma si tratta di un progetto che avevo in testa da tanti anni, ancora prima di diventare sacerdote: volevo aprire un poliambulatorio per i più poveri. Adesso i tempi sono maturati, perché ho avuto la possibilità di ottenere in comodato d’uso i locali dell’ex-ospedale Santa Marta, in seguito al trasferimento dei servizi presenti al San Marco, sempre a Catania. Conoscevo il direttore generale dell’ospedale e l’assessore alla sanità regionale Ruggero Razza. Tramite il loro benestare è potuta partire l’iniziativa. E così ora abbiamo a disposizione 15 stanze, ad uso gratuito. Le abbiamo attrezzate, grazie a numerose aziende, professionisti e benefattori che hanno donato strumentazioni e attrezzature. Ci sono due sale odontoiatriche dal valore di 20 mila euro l’una, disponiamo di due ecografi multidisciplinari, un defibrillatore, due elettrocardiografi e una sala oculistica. Tutto arredato.
Non una cosa rimediata insomma!
Lo snocciolare veloce di questi dati e anche del significativo valore economico suona come una bella conferma di come i soldi possano essere uno strumento utile al servizio del bene comune, di come possiamo essere lieti se li usiamo e non ce ne facciamo usare. Testimonia di una libertà, ecco. E così anche la grande adesione di medici volontari sembra un segnale di ottima salute della comunità, no? Nel rispondermi Don Mario parla rapido e incisivo, tradisce entusiasmo, concretezza e il pensiero fisso alle persone che già possono godere di questi servizi. Conversiamo mentre sta andando da qualche parte in ascensore. Un’urgenza di essere e fare eppure, si capisce, la coscienza che lo anima è dovuta a un solo segreto…
Quanti medici sono coinvolti finora? E cosa li attira così irresistibilmente?
Attualmente siamo già a 70 medici volontari. Stamattina mi ha chiamato un odontoiatra.
Ah, ma erano 50 solo pochi giorni fa mi pare! Un elenco in continuo aggiornamento…
Sì, sì. Se ne continuano ad aggiungere. È un’opera bella. Non vogliamo sostituire la sanità pubblica ma soccorrere in modo totalmente gratuito chi non è in grado di pagarsi nemmeno il ticket. E aiutare anche ad usufruire dei servizi, spesso le persone non sanno nemmeno di essere portatrici di diritti. La struttura sarà aperta da lunedì a venerdì, dalle ore 9:30 alle 12:30 e il pomeriggio dalle 15:30 alle 18:30.
Quello che colpisce è l’approccio integrale, che mette la persona al centro, ora lo dicono anche i guru del marketing, ma come al solito il genio cristiano arriva prima. Don Mario ci spiega che l’attenzione è rivolta a tutta la persona e a tutti i suoi bisogni. Per questo l’intero piano piano dell’ex Ospedale Santa Marta adibito a polimabulatorio non solo offre 23 tipi di medicina specialistica che vanno dalla cardiologia alla ginecologia, nefrologia, oncologia ma è dotato di anche di una sala giochi, una nursery, e si occupa in più la distribuzione di farmaci, alimenti e abbigliamento…
Perché se si presenta d’inverno un uomo con la bronchite che facciamo? Lo curiamo, gli diamo farmaci da banco e poi che fai? Lo rimandi fuori al freddo? Allora gli diamo il farmaco necessario e non lo lasciamo uscire in camicia, giusto? Per questo abbiamo il guardaroba del povero. E se per giunta è anche malnutrito? Gli diamo anche un aiuto alimentare. Che fai se no? Lo mandi fuori a stomaco vuoto?
Leggi anche:
Un altro regalo di Papa Francesco ai poveri del Colonnato: farmaci gratis grazie ad un timbro
Da dove trae ispirazione la sua opera e il vostro modo di operare?
Io sono direttore responsabile ’Opera Assistenza Infermi “Beato Dusmet”. L’opera si ispira proprio al Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet. Quando era in vita la sua occupazione più tipica era l’assistenza in prima persona agli appestati. È vissuto nell’Ottocento: usciva di nascosto, la notte, e andava in giro per la città a lavare, pulire, curare, sfamare…Assisteva i malati in prima persona. Speriamo presto nel miracolo che lo porti da Beato a Santo.
Se lo immagina operoso e instancabile anche ora, vero?
In un periodo di grave pestilenza assisteva in prima persona i malati. Pensi che nella cattedrale di Catania è custodito il suo corpo mummificato e un’opera che lo ritrae nella sua attività pastorale tipica: mentre entra in un tugurio dove trova una mamma malata, sdraiata, i bimbi affamati e il marito che cerca lavoro. Ecco, lui entrava davvero in case come quelle e curava tutti. Quando morì non trovarono nulla tra i suoi averi, nulla! Nemmeno un lenzuolo per ricoprire il cadavere. Dava letteralmente tutto ai poveri. Diceva:
Sin quando avremo un panettello, Noi lo divideremo col povero. La nostra porta per ogni misero che soffra sarà sempre aperta. … Ma la fede… ah il nostro buon popolo vuol conservata la fede, e incombe a noi che la gli si conservi”. (Santi e beati)
È lui il vostro modello, la fonte di ispirazione! Ma quanti poveri, quante persone aiutate al giorno?
Per darle un’idea: in una mezza mattinata soltanto io che sono cardiologo ho fatto venti elettrocardiogramma e trenta visite cardiologiche. Questa è l’utenza. La zona in cui sorge il poliambulatorio è una zona di Catania con fasce di povertà notevoli. Da 15 anni seguo la casa del Sorriso, faccio servizio mensa su strada e servo i pasti ai bisognosi. Quindici anni fa c’erano più extra comunitari e meno italiani, oggi è il contrario. E questo servizio è anche occasione per portare avanti il volontariato. I nostri giovani sono molto sensibili a questo, sono molto, molto generosi. Se li invito a Messa scappano, ma se li invito ad aiutare vengono!
Un altro aspetto al quale lei tiene particolarmente è proprio la formazione dei volontari, giusto?
Sì, organizzo corsi per i volontari dell’opera assistenza infermi. Il primo corso ha già formato un centinaio di volontari. E ora ne sta per partire un altro, fra due settimane. Immetteremo nel servizio anche questi volontari.
C’è qualcosa del papato attuale che la ispira e la muove in modo particolare?
Sono un Missionario della Misericordia, mi sento in perfetta sintonia con il Santo Padre con quello slancio verso le periferie esistenziali che attendono una risposta.
L’identificazione del povero con Cristo. È questo il segreto di tutto il suo, il vostro servizio anche quando non tutti ne sono ugualmente consapevoli?
Cosa ci dice il Signore? Alla fine dei nostri giorni su cosa saremo giudicati? Non se avremo fatto cose incredibili ma se avremo dato da bere, da mangiare da vestire ai fratelli che avevamo fame, sete, freddo…Saremo misurati su quello. E lì che si gioca il nostro essere cristiani (vedi Mt 25, 31-46).
Leggi anche:
La vocazione di Eseosa: tornare in Nigeria per costruire una casa a Dio
Perdoni se prendo un riferimento mio personale: mi ricordo il passaggio di un’omelia, per il funerale di Don Luigi Giussani (morto nel 2005, il giorno della Cattedra di Pietro). Il Card. Ratzinger disse che ai suoi ragazzi partiti in missione ricordava sempre che “Chi non dà Cristo dà troppo poco”. Che significa per lei?
I miei amici mi definiscono un prete da strada, non amo tanto i discorsi (a me pare più per una specie di ineffabilità, per il non poter dire ciò che si vive e non per attivismo fine a sé stesso! Quando si è alla presenza di Cristo, nascosto ma reale, cosa bisogna stare a spiegare? Ndr ). Non sono uno che manda, sono uno che va, vado io per primo. I volontari mi seguono per questo. E vedo intorno a me tanto desiderio di bene, tante persone che danno tanto, tante che ci aiutano.
Anche questa è una sete alla quale siamo chiamati a rispondere: poter servire i fratelli, poter aiutare chi ha bisogno! Che bello…
PER CHI VOLESSE CONOSCERE MEGLIO E SOSTENERE L’OPERA ECCO I RIFERIMENTI: Arcidiocesi di Catania, pro Opera Assistenza Infermi Beato Card. G.B Dusmet