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Pensate alla Pianificazione Familiare Naturale? Un medico risponde a 6 domande

PREGNANT FAMILY

Rob and Julia Campbell | Stocksy United

Grace Emily Stark - pubblicato il 24/06/19

La PFN va al di là della religione

Quando la gente pensa alla pianificazione familiare, probabilmente crede che sia una scelta profondamente naturale, il che non è sbagliato. C’è però un altro modo di considerare la pianificazione familiare, e soprattutto la Pianificazione Familiare Naturale (PFN): attraverso la lente della giustizia sociale.

Il dottor Brian J. Burke è medico esperto di Medicina familiare in un ospedale di Guam. Insieme alla moglie Johanna, insegna la PFN da otto anni. Lo abbiamo consultato perché pensiamo che il suo punto di vista su come la PFN concordi con la promozione di una maggiore giustizia a livello di assistenza sanitaria valga la pena di essere condiviso.

In primo luogo, cos’è la Pianificazione Familiare Naturale?

La Pianificazione Familiare Naturale è un altro nome per i metodi di pianificazione familiare basati sulla consapevolezza della personalità. Questi metodi monitorano i segni esteriori della fertilità di una donna in risposta ai mutevoli livelli degli ormoni che si verificano durante il ciclo femminile. Ci sono quattro segni principali da monitorare: muco cervicale, temperatura corporea basale, la cervice stessa e l’assenza dell’ormone luteinizzante nell’urina. Monitorando i cambiamenti in questi segni, una donna può notare con grande accuratezza i momenti del suo ciclo in cui è fertile o non lo è.

Una coppia che usa un metodo moderno di PFN (non il metodo del ritmo!) che sta cercando di rimandare una gravidanza saprà in quali periodi astenersi dai rapporti per evitarla davvero.

Perché promuove la PFN?

La promuovo perché permette a una donna di conoscere il suo corpo e di riconoscere che ci sono cambiamenti nel ciclo in risposta ai vari livelli di ormoni, cambiamenti che può tracciare. La donna capisce cos’è normale e cosa non lo è nel suo ciclo, il che mi permette di affrontare elementi specifici nel ciclo riproduttivo, che sia una terapia o un sostegno ormonale preciso o la correzione di carenze nutrizionali, e/o la cura di condizioni mediche soggiacenti. La PFN, inoltre, non ha effetti collaterali, e quando viene usata in modo corretto è efficace al 99% per evitare le gravidanze. Può anche aiutare le coppie con bassa fertilità a ottenere una gravidanza permettendo loro di approfittare di “rapporti tempestivi” nella finestra di fertilità della donna.

La gran parte delle donne usa qualche tipo di contraccettivo ormonale per la pianificazione familiare, e tutti questi hanno una serie di effetti collaterali e rischi. La maggior parte delle donne che usa questi metodi non capisce come operi il suo ciclo di fertilità, o pensa che ci sia solo una breve finestra ogni mese in cui può rimanere incinta. A molte vengono prescritti contraccettivi ormonali per curare i sintomi di alcuni problemi medici e delle irregolarità mestruali, con l’idea che i contraccettivi “risolvano il problema”. In realtà, i contraccettivi ormonali “coprono” semplicemente la problematica, perché operano per sopprimere il ciclo di una donna senza affrontare davvero la causa dei problemi di fondo.




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Oggi la definizione “giustizia riproduttiva” significa spesso accesso al controllo delle nascite e ad aborto, sterilizzazione e perfino tecnologie riproduttive artificiali. Concorda sull’associazione del termine “giustizia” a queste terapie e procedure?

Penso che sia un termine sbagliato. Se facciamo un passo indietro e guardiamo alla natura della riproduzione a livello biologico, vediamo che perché ci sia naturalmente un bambino serve un atto intimo tra un uomo e una donna. È un atto sia unitivo che procreativo, che unisce la coppia sia nell’amore che nel piacere. Se guardiamo a questo attraverso la lente della vera giustizia, non riusciamo a separare l’aspetto biologico da quello emotivo, nel senso che se un uomo e una donna si impegnano in questo atto volontario devono accettarne le conseguenze naturali. Ciò non ci significa che ogni atto debba portare a un bambino, ma vuol dire che sarebbe ingiusto usare elementi come aborto o contraccezione per cercare di evitare l’aspetto procreativo di questo atto volontario e intimo. In breve, la definizione “giustizia riproduttiva” è stato usato in modo scorretto per giustificare atti ingiusti in sé, nel senso che distruggono un essere umano e/o infrangono l’atto intimo tra un uomo e una donna. Queste tecnologie e procedure distorcono l’atto sessuale, che in questo modo non è più un atto di vero amore e donazione di sé, ma usa il corpo e l’altro. E come possiamo dire che stiamo agendo in modo giusto nei confronti di un’altra persona quando di fatto la stiamo usando?

In che modo la PFN può aiutare a promuovere la vera “giustizia riproduttiva” nel campo dell’assistenza sanitaria?

La PFN è l’unico metodo di pianificazione familiare che coinvolge la coppia, e quindi richiede comunicazione e capacità decisionale sul fatto di compiere l’atto coniugale. In questo modo, i coniugi rispettano la dignità reciproca con un significato più profondo e pieno del sesso che evita l’uso del corpo altrui. La PFN permette anche alla donna di evitare gli effetti collaterali fisici dannosi della contraccezione ormonale. Una coppia che svolge attività sessuale sapendo che potrebbe portare a un bambino è meno probabile che pensi all’aborto, il che promuove una maggiore giustizia nei confronti del bambino non nato. Di converso, quando una coppia sceglie di astenersi durante i periodi fertili, esercita una maggiore responsabilità sulla sua capacità decisionale riproduttiva, mostrano in questo modo più giustizia verso il partner ed eventuali figli futuri.

Con la PFN, l’uomo è più coinvolto di quanto lo sarebbe se la donna usasse la contraccezione artificiale. Visto che l’intimità sessuale coinvolge due persone, la PFN è più giusta e rispettosa della dignità di una donna di qualsiasi situazione che getti tutte le responsabilità e i rischi della pianificazione familiare solo sulle spalle della donna stessa.




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Pensa che la PFN promuova una maggiore giustizia nell’assistenza sanitaria in generale, anche al di là delle scelte riproduttive individuali di donne specifiche?

Assolutamente sì. Uno degli aspetti principali della PFN è che dà potere e responsabilità sia alle donne che alle coppie. Con l’impegno attivo nella conoscenza della sua salute riproduttiva, una donna non si limita a prendere una pillola per mascherare questioni sottostanti. Sappiamo che la contraccezione ormonale può avere un impatto sulla salute mentale di una donna, sulla pressione sanguigna, sui rischi di malattie cardiache o ictus, e quindi anche al di là della riproduzione la PFN ha il potenziale di favorire altre aree della salute di una donna. La comunicazione della coppia nella PFN, inoltre, migliora il rapporto, il che migliora la salute generale, la sicurezza e il benessere della donna e della famiglia. Quando gli uomini si impegnano nella PFN, sostengono di più la dignità delle donne nella loro vita, il che ha impatti positivi per la società in generale.

La PFN ha il potenziale di affrontare le cause soggiacenti della scarsa fertilità e dell’infertilità nelle coppie. Le tecnologie riproduttive artificiali come la fecondazione in vitro sono costose e cercano di bypassare le questioni sottostanti che contribuiscono all’infertilità “forzando” una gravidanza. I metodi naturali sono ugualmente (e a volte più) efficaci nell’aiutare le coppie a ottenere una gravidanza, perché cercano di correggere quelle questioni soggiacenti per far sì che si verifichi naturalmente una gravidanza. Come barriera all’accesso, il costo è un fattore fondamentale che contribuisce all’ingiustizia nell’assistenza sanitaria; la PFN ha il potenziale di abbassare i costi dell’assistenza sanitaria riproduttiva, sia per ottenere che per evitare una gravidanza.


COPPIA IN ATTESA

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Quali sono alcune delle sfide più grandi che affronta nel promuovere una maggiore giustizia nell’assistenza sanitaria attraverso la PFN?

Innanzitutto l’accesso alla formazione. Negli ultimi 15-20 anni ci sono stati molti studi che confermano l’efficacia di un crescente numero di metodi della PFN. Ad ogni modo, costa ancora impararli (anche se in generale molto meno della contraccezione artificiale o delle tecnologie riproduttive artificiali), e le compagnie assicurative in genere non coprono questi costi. È un’ingiustizia che rifiutino di riconoscere l’efficacia, i benefici e il desiderio di avvalersi della PFN, e penso che parte di questo sia dovuto al fatto che le compagnie farmaceutiche non hanno denaro da investire nella PFN. La PFN, dopo tutto, riguarda la conoscenza, non dispositivi o pillole. Come risultato, “Big Pharma” non la vuole promuovere, mentre le compagnie assicurative non hanno la motivazione per coprirla.

Un altro ostacolo è il fatto che buona parte del settore medico non vuole riconoscere l’efficacia della PFN per una mancanza di educazione al riguardo, soprattutto alla scuola medica. Penso che sia anche dovuto al fatto che la PFN viene associata alla religione, quando in realtà un numero crescente di persone vuole usarla per motivi non religiosi. Gli operatori sanitari non sono formati in un metodo legittimo di pianificazione familiare, e il rifiuto da parte delle compagnie assicurative di coprire i costi di formazione è sia un’ingiustizia che un grande ostacolo per le coppie che vogliono avvalersi per qualsiasi ragione della PFN.

Man mano che la gente diventa più formata sulla PFN e sul suo funzionamento, inizia a considerarla un’opzione legittima per la pianificazione familiare. Con più gruppi che promuovono la formazione sulla PFN, soprattutto nella scuola medica, credo che i pregiudizi continuino lentamente ad arodersi, e questa pianificazione potrà promuovere una maggiore giustizia nell’assistenza sanitaria.

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