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Tutti siamo chiamati a scegliere ciò che non passa: l’amore di Dio!

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By eldar nurkovic/Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 21/06/19

San Luigi Gonzaga che festeggiamo oggi ebbe una vita così feconda che dopo secoli ancora ispira schiere di giovani a non sprecare la propria vita in ciò che finisce ma in ciò che resta davvero.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». (Mt 6,19-23)

La Provvidenza ci fa leggere questo passo del Vangelo di Matteo proprio nel giorno in cui festeggiamo San Luigi Gonzaga: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”. Sembra infatti che tutta la vita del giovane Luigi, primogenito della potente e nobile famiglia dei Gonzaga, sia nata proprio dall’aver capito fin da subito che ciò che contava davvero non era nelle corti dove era cresciuto, e nemmeno nei forzieri di famiglia, o nei titoli, nelle imprese cavalleresche, nella politica, o in una posizione sociale, ma in un posto dove nessuna ruggine e pericolo poteva fare danni. Questo posto era l’amore di Dio. Proprio per questo rinunciò a tutto e decise di farsi religioso. Morirà giovanissimo, poco più che ventenne, mentre assisteva i malati di peste a Roma. Ma quella che può sembrare una brutta fine, o peggio una fine ingloriosa, in realtà ben presto si trasformerà in una vita così feconda che dopo secoli ancora ispira schiere di giovani a non sprecare la propria vita in ciò che finisce ma in ciò che resta davvero. Questo non significa che tutti devono farsi religiosi, ma che tutti sono chiamati a scegliere nella propria vita ciò che non passa, ciò che conta. Ma per accorgersi di cosa sia o no giusto è importante avere occhi per vedere bene le cose. Credo che questo sia davvero il significato della purezza. Essa non è solo una questione che riguarda la nostra affettività o sessualità, ma è in fondo la nostra capacità di guardare ogni cosa con la giusta luce, e la giusta profondità: “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”. È per questo che i puri vedranno Dio, gli altri invece vanno a tentoni.
(Mt 6,19-23)
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