Lo ha ribadito la Corte Costituzionale: il divieto non è illegittimo
La Corte costituzionale ha ribadito con una sentenza che il divieto di procreazione assistita per le coppie gay è legittimo.
Lo ha stabilito discutendo le questioni sollevate dai Tribunali di Pordenone e di Bolzano sulla legittimità costituzionale della legge 40/04, là dove vieta alle coppie omosessuali di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Nessun contrasto con i principi costituzionali
Al termine della discussione le questioni sono state dichiarate non fondate, e per capirne il motivo bisognerà attendere che sia depositata la sentenza.
La Corte, spiega la nota della Consulta, ha ritenuto che le disposizioni censurate non siano in contrasto con i principi costituzionali invocati dai due Tribunali (www.cortecostituzionale.it).
Il commento del legale
La Consulta ha ritenuto che le disposizioni censurate non siano in contrasto con i principi costituzionali invocati dai due Tribunali. Sulla fecondazione assistita, uno dei ricorsi in Consulta era venuto da Bolzano. «L’esito era temuto. Evidentemente si tratta di una sconfitta, ma è prematuro commentarla» ha scritto in un lungo post sul suo profilo Facebook l’avvocato Alexander Schuster che assiste una coppia di donne di Bolzano.
Leggi anche:
Adozioni, forzature e annunci flop: il retroscena del rinvio al 2016 della legge sulle unioni gay
La legge
Negli anni, nota La Repubblica (18 giugno), i giudici hanno scardinato diversi punti della legge 40: tra quelli rivoluzionati dalle sentenze ci sono il divieto di fecondazione eterologa, l’obbligo di impiantare al massimo tre embrioni e tutti insieme, il divieto di accesso alle tecniche (e conseguentemente alla diagnosi preimpianto) alle coppie fertili, il divieto di selezione degli embrioni in caso di patologie genetiche. Ma nel caso di estendere la possibilità della procreazione assistita alle coppie gay non si prevedono passi indietro.