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Per tornare e restare in forma, parti dalla testa!

GIRL DIET

Di Dean Drobot - Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 19/06/19

La prima causa di disturbi alimentari è da ricercarsi nelle diete! Quelle vissute come dittatura mentale, senza attenzione ai nostri personali bisogni e senza educare la nostra capacità di ascolto e dominio delle emozioni. Ecco allora un buono consiglio per la prova costume (e oltre!): fai la diet mentale.

Abbiamo per le mani il nuovo numero di BenEssere, la Salute con l’anima. E la risposta di Francesco Vincelli psicologo, psicoterapeuta, docente di psicoterapia Aiamc, ad una lettrice è la più in linea che potessimo trovare. Sia per quanto riguarda quella editoriale sia per quella che cerchiamo nel corso della vita di donne, a volte inseguendola affannosamente a volte solo per recuperarla dopo il parto o per cambiamenti poco benefici nel nostro stile di vita.

Un’alimentazione sana e bilanciata, completa di tutti i nutritivi e corroborata da un’adeguata attività fisica (possibilmente all’aperto! Personalmente ne avverto sempre di più il bisogno) è di fondamentale importanza per tutti: bambini, adulti, anziani, uomini e donne. Ma per quanto riguarda noi, sappiamo quanto incidano nei nostri comportamenti la componente emotiva e quella ormonale. No, non siamo animaletti umorali, preda di tempeste chimiche sulle quali non abbiamo potere, ma siamo fatte in modo complesso e mirabile, viviamo continui cambiamenti legati al ciclo ed essi, anziché opprimerci, possono essere vissuti come una piccola sinfonia, fatta di diversi movimenti, brani da eseguire in modi diversi: andante, moderato, allegro, allegretto, con brio, largo.


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Eppure quello che spesso ci inchioda a terra con i piedi pesanti e il morale sotto di essi sono i numeri. Quelli impietosi della bilancia, quelli dei centimetri, quelli della taglia sull’etichetta dei pantaloni o di quel vestito che ci faceva sognare.

Mi ricordo uno scketch di Geppi Cucciari quando ancora era vistosamente in sovrappeso e ci scherzava gustosamente:

Che taglia porta signora? 42 Collega, passami una 46 che qua c’è un’inguaribile ottimista

Ecco, riderci sopra già potrebbe aiutare. Ma continuando a leggere l’articolo del numero di Luglio del mensile BenEssere leggiamo che la lettrice racconta delle sue continue montagne russe con perdita e recupero di peso, spesso anche maggiore di quello di partenza e della conseguente avvilimento che gliene deriva. L’approccio dello specialista è ineccepibile perché da subito inquadra il vissuto anche doloroso della donna nel contesto mediatico e sociale che ci costringe a pensare al nostro corpo come ad una cosa da esibire e che deve per forza rispondere a canoni estremi di perfezione e bellezza. La magrezza in questo caso è spesso il marcatore più ricercato per sentirsi al sicuro.

L’approccio che viene invece consigliato prevede il recupero di una visione integrale di sè e lo sviluppo della capacità di ascolto delle proprie emozioni e dei segnali fisiologici che corpo e mente si scambiano, in quel prodigio di complessità ed equilibrio che è l’unicum dell’essere umano.

Complice il nostro desiderio di risultati immediati e tangibili potremmo anche noi aver ceduto alle proposte ammiccanti sui banchi delle farmacie o aver ingrossato le fila di quelli che vanno da dietologi e nutrizionisti, cosa tutt’altro che sbagliata per carità. Forse però non siamo sempre consapevoli dei rischi che questo approccio altamente restrittivo e caricato di aspettative eccessive comporta:

le sale d’attesa di dietologi, nutrizionisti, medici estetici e chirurghi plastici sono affollate da coloro i quali cercano il rimedio magico per il  dimagrimento iù rapido ed efficace possibile. Così ha inizio l’esperienza della restrizione alimentare: un cambiamento improvviso, che generalmente si verifica dalla domenica sera al lunedì mattina, con una riduzione calorica e una limitazione qualitativa del cibo che interferirà non solo sui meccanismi metabolici ma soprattutto sull’equilibrio psicologico. (BenEssere)

Per dimagrire e restare in forma non bisogna fissare il pensiero sul dimagrimento

D’altro canto le ricerche lo hanno evidenziato già da tempo: la perdita di peso ottenuta solo attraverso una dieta, tende a far recuperare il peso perso, spesso con un ulteriore incremento, nell’80-90 per cento dei casi. Imporsi una regola esterna, scritta da altri, soprattutto se estremamente rigida, rischia di determinare un circolo vizioso caratterizzato da comportamenti di ipercontrollo alimentare che tecnicamente prendono il nome di “restrizione cognitiva”: un atteggiamento mentale che l’individuo adotta con l’obiettivo di ridurre il proprio apporto calorico, che lo porterà a pensare ossessivamente “io devo stare a dieta”, “io devo resistere”, “io devo dimagrire”.

Con questa sorta di delega esterna ceduta ad un programma impostato da altri non saremo più in grado di ascoltare quello che il nostro corpo ci dice. La gestione dell’alimentazione invece deve essere in mano nostra e non troppo eteronormata. L’altro, l’esperto in questione, sarà tanto più utile ed efficace nel suo intervento quanto più ci insegnerà ad autoregolarci, in base alle nostre personali esigenze.

Che cos’è la dieta mentale?

Per assurdo la prima causa di disturbi alimentari è la dieta. Una dieta malvissuta, certo. Quella che diventa dittatura psicologica auto inflitta.

La dieta nella gran parte dei casi è uno dei fattori principali all’origine dei disturbi alimentari. Per queste ragioni oggi si sente parlare sempre di più di dieta mentale: un concetto che può contenere una molteplicità di significati ma che può essere sintetizzato nella necessità di affrontare il cambiamento nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo attraverso una psicoterapia. (Ibidem)

Per arrivare ad un cambiamento fisico duraturo è necessario partire dalla mente. E’ tanto vero anche il contrario: cioè che assumendo comportamenti virtuosi il pensiero, il fronte cognitivo ne guadagnerà. Proprio perché siamo un’unità inscindibile (per ora) di mente e corpo. E sopra ad entrambi, ricordiamolo, comanda lo spirito. Non trascuriamo questo aspetto invisibile eppure potentissimo negli effetti: la vita interiore informa di sè quella esteriore. Per questo motivo non è affatto da escludere un approccio psicologico all’alimentazione e al rapporto con il proprio corpo.

Dunque se ogni volta che tentate di mangiare di meno si scatenano in voi le abbuffate alimentari, se ogni volta che avete perso peso con una dieta, lo avete riacquistato con gli interessi, se vi sembra che negli ultimi anni la taglia dei vostri abiti abbia subito il cosiddetto effetto yo-yo, è il momento di considerare la possibilità di farvi aiutare attraverso una terapia che agisca a livello psicologico. Lo psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, rigettando il concetto della riduzione improvvisa di calorie (dieta), vi aiuterà attraverso l’uso del diario a stimolare dapprima la consapevolezza delle vostre abitudini alimentari e successivamente ad assumervi la responsabilità di ridurre gradualmente, per piccoli passi, i vostri eccessi. (Ibidem)

L’ingrediente segreto, come in Kung fu Panda, siamo noi!

Senza eccessivo ottimismo, sappiamo infatti che il cuore dell’uomo è capace di cose alte e basse, dobbiamo però con fiducia riappropriarci della nostra autonomia, della nostra naturale capacità di agire nel mondo, sulla realtà che ci tocca, a cominciare da noi stessi, obbedendo a qualcosa che abita già in noi. Anche solo per la questione “dieta” non farà male esercitare un sano sforzo di discernimento continuo: cosa provo, cosa desidero davvero? Sto rispondendo ad una frustrazione? ho davvero fame? Sono sicura di voler associare la delusione alla compensazione gastrica?

Da chi può venirmi la forza necessaria per ottenere un vero cambiamento se non me stessa? Sempre però in una visione cristiana noi sappiamo di non essere mai sole, nemmeno per una sfida che può sembrare superficiale. Non sarà peccato allora rivolgere qualche invocazione anche per superare i momenti più critici, e vincere le tentazioni della gola. Anzi sappiamo che proprio il digiuno, che non ha scopo dietetico né dimagrante, è il gesto più potente di cui disponiamo per vincere in noi le passioni e orientarci sempre di più a Dio, spostando la fame ad un piano più alto.


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Lo specialista lo dice meglio:

(…) ognuno di noi possiede una competenza psicofisiologica naturale che gli permette di regolare spontaneamente lo stare a tavola. Attraverso tecniche come la mindfulness, vi aiuterà ad analizzare e riconoscere le vostre sensazioni interne: «Ho fame e ho voglia di mangiare? Provo piacere gustativo con questi alimenti? Ho mangiato abbastanza, sono sazio?» Vi aiuterà a riconoscere le emozioni che vi spingono a mangiare, al di là dei reali bisogni energetici, con l’obiettivo di gestire tali emozioni con alternative al cibo più efficaci.

Non pensare solo al cibo, trova un’attività fisica che ti piaccia!

Affinando l’ascolto delle vostre emozioni, dei processi cognitivi che spesso sono all’origine di comportamenti dannosi per la nostra salute, saremo sempre più in grado di intervenire e correggere. Un qualcosa che assomiglierà molto all’ascesi. Un assaggio, per progressi più elevati. E diventeremo anche più capaci di capire cosa ci interessa davvero, cosa corrisponde maggiormente alla nostra indole e ai nostri reali bisogni personali. Per esempio io lo so quasi per certo: non diventerò una runner. ma ci sono altre attività, magari legate alla musica, o a sport di squadra che corrispondono di più alle mie caratteristiche. Il lavoro su voi stessi, quindi

Vi aiuterà a individuare e ad appassionarvi ad un’attività fisica, che potrà essere vissuta non come sacrificio ma come irrinunciabile bisogno. Scoprirà insieme a voi i rimedi per tenere alto il tono dell’umore e limitare lo stress, aiutandovi a incrementare attività piacevoli e rilassanti nel vostro tempo libero. Nella natura di ognuno di noi è già scritto l’insieme di regole per raggiungere l’equilibrio e il benessere, proviamo semplicemente a scoprirle. (ibidem)

NORDIC WALKING WOMAN

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