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Nicaragua: la polizia di Ortega va a Messa… ma non per pregare

MANAGUA

MAYNOR VALENZUELA | AFP

Jaime Septién - pubblicato il 19/06/19

La strategia di intimidazione è sempre all'opera. Anche durante la celebrazione domenicale

Da quando è iniziata la crisi in Nicaragua, un anno e due mesi fa, le vessazioni nei confronti della Chiesa cattolica, dei fedeli e della popolazione in generale da parte del Presidente Daniel Ortega e delle forze di polizia e paramilitari affini al regime sandinista sono state brutali.

Il trasferimento a Roma per ordine di Papa Francesco del vescovo ausiliare di Managua, Silvio José Báez, quando la sua vita era in pericolo ha dato un’idea di quello che stanno facendo il regime di Ortega e le sue forze armate per mettere a tacere la voce della Chiesa, che difende chi non ha voce in Nicaragua.

Vanno a Messa, ma a spiare

L’ultima di tutte le “strategie” della polizia di Ortega è stata infiltrare agenti camuffati da civili nella cattedrale di Managua non per spiare i sacerdoti, ma per controllare gli ex prigionieri politici, molti dei quali leader popolari che hanno assistito alla Messa domenica scorsa.

A denunciare questo controllo di quanti sono stati liberati dalle carceri di Ortega Saavedra è stato fra’ Silvio Romero, vicario della cattedrale, che rivolgendosi agli infiltrati ha detto: “Sappiamo molto bene che la polizia non è solo fuori, ma anche dentro. Non scattate foto, non girate video, vengono semplicemente all’Eucaristia, e questo non è un crimine”.

Al termine della Messa, al momento riservato agli avvisi, padre Romero ha anche messo in guardia sull’esistenza di un cordone di polizia intorno alla cattedrale di Managua. “Sta circondando il tempio e impedendo l’ingresso dei fedeli, che ne sono spaventati”, ha dichiarato.

Il sacerdote ha poi invitato i fedeli a continuare a pregare perché il Nicaragua “recuperi presto lo Stato di diritto”.

La lotta andrà avanti

Alla Messa officiata dal vicario della cattedrale erano presenti vari dei prigionieri politici liberati di recente da Ortega Saavedra, in un tentativo di affrontare le minacce internazionali contro il regime e la possibile esecuzione di embargo commerciali da parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti.

Il vicario della cattedrale ha anche ricordato ai poliziotti camuffati da civili che il diritto costituzionale alla libertà di culto e alla libertà religiosa e di coscienza dei nicaraguensi è qualcosa che le forze del Presidente Ortega non possono violare.

All’Eucaristia erano presenti vari dei leader ex carcerati, tra cui i contadini Medardo Mairena, Pedro Mena e Lener Fonseca, lo studente Nahiroby Olivas e il paramedico Chester Navarrete.

All’uscita della cattedrale ci sono stati disordini, e la polizia ha lanciato dei proiettili di gomma e gas lacrimogeni e ha intimidito quanti manifestavano a favore della liberazione totale dei prigionieri che restano in carcere e il cui “crimine” è stato quello di protestare contro Ortega.

Uno degli ex prigionieri politici, Lener Fonseca, è stato molto chiaro dicendo: “Continueremo a chiedere la libertà dei prigionieri politici che sono ancora nelle carceri di Ortega, non smetteremo di chiederne la liberazione”.

nicaragua

Infondere paura

Il giorno precedente, il sabato, si era registrato un altro attacco di forze paramilitari comandate dal regime sandinista nella cattedrale della città di León, questa volta al termine della Messa offerta in memoria del chierichetto Sandor Dolmus, assassinato lo scorso anno dalla dittatura di Ortega Saavedra.

A Matagalpa, il vescovo Rolando José Álvarez ha segnalato che i due atti hanno l’obiettivo di intimidire la popolazione.

“Mi sembra che si tratti in primo luogo di infondere la paura nella popolazione, e ovviamente questo crea un ambiente di forte tensione, di inquietudine nella cittadinanza. Sono ostacoli decisamente troppo forti che impediscono di cercare un clima di pace e di giustizia, perché quando si cerca di trovarlo si verifica questo tipo di situazioni che rendono il panorama ancora più oscuro”, ha affermato il vescovo Álvarez.

Il presule, che ha subìto sulla propria carne il colpo del sandinismo, ha segnalato che “non bisogna cedere alle tentazioni dell’odio, della disperazione e della paura, perché questo potrebbe seppellirci. Bisogna mantenere viva la speranza, mantenere vivo l’amore, e con la libertà interiore di ogni nicaraguense vivere liberamente”.

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