Nell’Instrumentum Laboris si pensa a persone autoctone (anche sposate) molto rispettate e autorevoli. Si suggerisce anche di inserire nella liturgia tradizioni e simboli indigeni
Nell’Instrumentum Laboris del Sinodo dell’Amazzonia si chiede una svolta alle istituzioni ecclesiastiche locali, nel segno di una parola chiave: inculturazione. Che significa avvicinare e integrare l’evangelizzazione alla cultura indigena.
La Sacrosanctum Concilium (cf. 37-40, 65, 77, 81), si legge nell’Instrumentum Laboris, «propone l’inculturazione della liturgia tra i popoli indigeni. Certamente la diversità culturale non minaccia l’unità della Chiesa, ma esprime la sua autentica cattolicità mostrando “la bellezza di questo volto pluriforme” (EG 116)».
Per questo «bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali…” (EG 167). Senza questa inculturazione la liturgia può ridursi in un “pezzo da museo” o in “un possesso di pochi” (EG 95)».
I simboli indigeni
Il documento evidenzia «la necessità di un processo di discernimento riguardo ai riti, ai simboli e agli stili celebrativi delle culture indigene a contatto con la natura che devono essere assunti nel rituale liturgico e sacramentale. È necessario stare attenti a raccogliere il vero significato del simbolo che trascende ciò che è puramente estetico e folcloristico, in particolare nell’iniziazione cristiana e nel matrimonio.
Si suggerisce, ancora, che «le celebrazioni siano di tipo festivo con la propria musica e la propria danza, nelle lingue e nei vestiti autoctoni, in comunione con la natura e con la comunità. Una liturgia che risponda alla propria cultura perché sia fonte e culmine della loro vita cristiana (cf. SC 10) e legata alle loro lotte, sofferenze e gioie».
Le comunità hanno difficoltà a celebrare frequentemente l’Eucaristia per la mancanza di sacerdoti. “La Chiesa vive dell’Eucaristia” e l’Eucaristia edifica la Chiesa. Per questo, invece di lasciare le comunità senza l’Eucaristia, si cambino i criteri di selezione e preparazione dei ministri autorizzati a celebrarla.
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Nuovi ministeri
Sui nuovi ministeri, l’Instrumentum Laboris propone di valorizzare, decisamente, gli indigeni:
1. Promuovere vocazioni autoctone di uomini e donne in risposta ai bisogni di un’attenzione pastorale sacramentale; il loro contributo decisivo sta nell’impulso ad un’autentica evangelizzazione dal punto di vista indigeno, secondo i loro usi e costumi. Si tratta di indigeni che predicano agli indigeni con una profonda conoscenza della loro cultura e della loro lingua, capaci di comunicare il messaggio del Vangelo con la forza e l’efficacia di chi ha il loro bagaglio culturale. È necessario passare da una “Chiesa che visita” ad una “Chiesa che rimane”, accompagna ed è presente attraverso ministri che emergono dai suoi stessi abitanti.
2. Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa, si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i Sacramenti che accompagnano e sostengono la vita cristiana.
3. Identificare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa amazzonica.
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Ruolo dei laici
Sul ruolo dei laici, le proposte sulle quali riflettere riguardano nuovi cammini pastorali da offrire agli abitanti dell’Amazzonia, più conformi alle loro esigenze:
1. Le comunità indigene sono partecipative ed hanno un alto senso di corresponsabilità. Per questo si chiede di valorizzare il protagonismo dei laici e delle laiche cristiani e di riconoscere il loro spazio perché siano soggetti della Chiesa in uscita.
2. Offrire cammini di formazione integrale perché assumano il loro ruolo di animatori di comunità in maniera credibile e corresponsabile.
3. Creare itinerari formativi alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa focalizzati sull’Amazzonia per i laici e le laiche che lavorano nei territori amazzonici, in particolare negli ambiti della cittadinanza e della politica.
4. Aprire nuove possibilità di processi sinodali, con la partecipazione di tutti i fedeli, in vista dell’organizzazione della comunità cristiana per la trasmissione della fede.
Ruolo della vita consacrata
Sulla vita consacrata, infine, si suggerisce:
1. Promuovere una vita consacrata alternativa e profetica, intercongregazionale, interistituzionale, con un senso di disponibilità a stare dove nessuno vuole stare e con chi nessuno vuole stare.
2. Sostenere l’inserimento e l’itineranza delle persone consacrate vicino ai più poveri ed esclusi e la partecipazione politica per trasformare la realtà.
3. Proporre ai religiosi e alle religiose che vengono dall’estero di essere disponibili a condividere la vita locale con il cuore, la testa e le mani per disimparare modelli, ricette, schemi e strutture prefissate e per imparare lingue, culture, tradizioni di saggezza, cosmologie e mitologie autoctone (…).
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