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Proibire l’aborto “danneggia gli affari”

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Jaime Septién - pubblicato il 12/06/19

Le imprese statunitensi diffondono un comunicato mostrando che il profitto è più importante della vita del bambino non nato

Le recenti misure restrittive sull’aborto adottate da vari Stati dell’Unione Americana – tra cui Missouri, Georgia, Mississippi, Kentucky, Alabama e Ohio – hanno motivato una forte offensiva da parte dell’industria cinematografica (contro la Georgia) e di 180 uomini d’affari che hanno firmato una lettera e pagato il 10 giugno un annuncio a tutta pagina sul quotidiano The New York Times.

I proprietari o i direttori generale di queste imprese – che includono Square Inc., Yelp, H&M, Slack, Postmates, Bloomberg LP e Warby Parker – sono apparsi davanti all’opinione pubblica per “difendere la cura della salute riproduttiva” sotto il titolo “Non proibire l’uguaglianza”. Nel testo si afferma che i divieti d’aborto sono “dannosi per gli affari”.

Nella parte iniziale dell’annuncio si segnala che “l’uguaglianza sul luogo di lavoro è una delle questioni commerciali più importanti del nostro tempo (…). Quando tutti sono in grado di avere successo, le nostre imprese, le nostre comunità e la nostra economia sono migliori”.

Gli imprenditori sottolineano poi che “la restrizione dell’accesso all’assistenza riproduttiva integrale, incluso l’aborto, minaccia la salute, l’indipendenza e la stabilità economica dei nostri impiegati e dei nostri clienti. In poche parole, va contro i nostri valori ed è dannoso per gli affari”.

“Noi firmatari diamo impiego a più di 108.000 lavoratori e ci opponiamo alle politiche che ostacolano la salute, l’indipendenza e la capacità delle persone di avere totale successo sul posto di lavoro”, insistono nell’annuncio del quotidiano newyorkese.

Il testo afferma anche che i divieti di aborto mettono a rischio l’economia, le famiglie, le comunità e le imprese, e che i firmatari fanno parte della “Coalizione per Non Proibire l’Uguaglianza”.

L’annuncio è stato lodato dalle organizzazioni in cui si riuniscono i difensori della legalizzazione dell’aborto negli Stati Uniti.

“Siamo grati e ispirati per il fatto di avere tanti leader imprenditoriali che si uniscono a noi con orgoglio e pubblicamente per opporsi a questi attacchi pericolosi e senza precedenti, che suscitano allarme per l’effetto sugli impiegati e sulle comunità in cui fanno affari”, ha affermato la presidentessa di Planned Parenthood, Leana Wen.

Anthony D. Romero, direttore esecutivo della American Civic Liberties Union (ACLU), ha detto che l’organizzaizone è “orgogliosa di stare al fianco di questi leader imprenditoriali che dicono con voce alta e chiara che l’accesso all’assistenza della salute riproduttiva, incluso l’aborto, è essenziale per l’uguaglianza dei loro impiegati sul posto di lavoro e nella loro vita”.

Georgia e Alabama hanno approvato una legislazione restrittiva sull’aborto nel 2019. Il governatore repubblicano della Georgia, Brian Kemp, ha firmato a maggio un disegno di legge sul battito fetale che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, proibendo la maggior parte degli aborti in Georgia dopo aver individuato un battito cardiaco del feto.

Il disegno di legge prevede eccezioni nel caso di stupro e incesto se si presenta un rapporto della Polizia e quando la salute della madre è a rischio.

Il governatore repubblicano dell’Alabama, Kay Ivey, ha promulgato la legge HB 314 il 15 maggio. Quella dell’Alabama, che entrerà in vigore entro sei mesi dalla sua firma, è la legge sull’aborto più restrittiva degli Stati Uniti e prevede un divieto quasi totale degli aborti, visto che non contempla eccezioni per i casi di stupro o incesto, ma solo se la salute della madre è in grave pericolo.

Un numero crescente di studi di Hollywood, tra cui grandi produttori come Disney e Netflix, ha detto che considererà l’ipotesi di smettere di dirigere le proprie riprese in Georgia nel caso in cui la legge sul battito fetale entri in vigore nel 2020.

Da tutto ciò emerge che intorno al tema dell’aborto girano più milioni di quanto prevederebbe un’analisi sommaria. È a tal punto così che ora, con assoluta tranquillità, ditte importanti lo hanno detto forte e chiaro: restringerlo è dannoso per i loro affari. E negli affari “money talks”, è il denaro che parla. E non parlano, ovviamente, coloro che non hanno ancora una voce.

Con informazioni del The Daily Signal

Grazie a Dio non tutti la pensano così. Scorrete la galleria fotografica delle Marce per la Vita organizzate negli Stati Uniti!

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