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I 5 libri più belli della settimana scelti per le donne

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Jairph | Unsplash

Annalisa Teggi - pubblicato il 07/06/19

Il limite ci preme da ogni parte, ci spinge a trovare varchi di infinito: storie di ferite grandi e speranze maturate dentro la cornice di un mondo bello e fragile, in compagnia di chi ci ha promesso l‘eterno.

Un mondo senza confini non è un mondo infinito. Non per questo il senso dell’infinito, il problema e il tormento dell’infinito, non preme nei desideri e nelle visioni – Davide Rondoni

Avevo il suo libro sul comodino già da un po’, Rondoni celebra con E come il vento i 200 anni della poesia L’infinito di Leopardi facendone una questione di vita e di morte per noi oggi. La sua voce mi ha guidato a scegliere gli altri titoli che vi proponiamo questa settimana. Stranamente, poi, un fatto molto molto triviale e quotidiano è arrivato a fare da sintesi ai miei ragionamenti: mio figlio maggiore si inoltra nell’adolescenza, ieri è tornato a casa coi pantaloncini strappati all’altezza del cavallo. Cresce, abiti acquistati ieri gli stanno già stretti. Ha urlato la sua indignazione verso me, che non gli compro abbastanza cose, poi ha gettato da qualche parte i pantaloncini e ha girato il resto del pomeriggio in mutande, in casa.

Questa libertà nel vestiario gli ha rinfrescato l’umore in ebollizione. Eh già – ho pensato – tutto gli sta stretto, ma mica addosso. Dentro. L’infinito spinge e spinge, lui avverte l’attrito con ogni minima cosa che lo comprime, lo riduce, lo strizza. Deve fare spazio, rompere vincoli, correre. Il tormento dell’infinito, appunto. Avvertirlo in un mondo che ti dà l’illusione di non avere confini è forse ancora più stridente.

Solo il limite è premessa di infinito, come fu la siepe per Leopardi. Due libri parlano del peso grosso del limite, e della possibilità di viverlo senza affogare: Il ragazzo fortissimo è la storia di un adolescente malato di tumore; Il costruttore di barche è un romanzo che parla di un giovane ferito gravemente alla testa da un incidente. Entrambi ci parlano di una via possibile, attraverso una carne ferita, per riempire l’anima di infinita speranza. Possiamo dire che questo impasto di mortale e immortale sia il DNA del mondo, se lo guardiamo come creato cioé come ipotesi di un progetto divino che ci chiama alla vita, dalla cornice corruttibile – eppure bella! – della Terra all’eterno: così ci aiuta a guardare il libro Cantare il creato, seguendo le orme di chi chiamò fratello e sorella ogni cosa esistente.

E se c’è un mistero supremo e liberante sul tema dell’infinito è quello del Pane Eucaristico. Il farmaco dell’immortalità s’intitola un’altra proposta di lettura che vi consigliamo: meditare su quel Pezzo di Pane che è viatico di immortalità, cura di ogni ferita e lacerazione. Forse conserverò quei pantaloni strappati di mio figlio, segno così concreto di me, di noi, bisognosi di qualcosa che ci contenga eppure ci liberi … qualcosa di sovrumano nell’umano.

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