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Il parto non è (quasi mai) un pericolo mortale, né la gravidanza una patologia

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Il Parto Positivo - pubblicato il 05/06/19

Siamo in un'epoca di grandi risorse, di possibilità diagnostiche e terapeutiche fino a un secolo fa impensabili. Ma questo ha avuto come sgradevole effetto collaterale di patologizzare la gravidanza e il parto. Torniamo alla verità e al piacere del parto fisiologico

Quando si parla di parto rispettato, de-medicalizzazione del parto o addirittura -sacrilegio!- parto in casa c’è un muro contro cui inesorabilmente andiamo tutte a sbattere. E’ la voce sinceramente convinta, quando non risentita, con cui l’interlocutore ci ribatte: “Ma di parto si moriva!”
Di fronte all’apparente inconfutabilità di questa frase, il terrore che sempre nella nostra cultura subdolamente segue l’argomento “parto” guadagna terreno e si rimette al comando.
Di parto si moriva. E anche parecchio, è vero. Nell’800, per non sbagliare, alla donna in travaglio si dava l’estrema unzione! E si moriva di influenza.
E di morbillo. E anche di infezioni propagate da a un taglietto nel dito.
La brutta notizia è che lo scocciante fatto che tutti dobbiamo morire non l’abbiamo ancora risolto. La buona notizia è che sperare di diventare nonne non è poi così assurdo.
Il punto è che noi ci siamo abituate a pensare al parto come un pericolo cui scampare. Sempre e comunque. Una prova sadica che la vita ci pone davanti e qualche professionista iperqualificato forse ci aiuterà a superare.
E questa mentalità è urgente, veramente urgente, prenderla a picconate.

Ci sono (almeno) 3 cose che è bene ricordare quando il nostro interlocutore -o la vocina saccente in fondo alla nostra testa- alza il ditino per dirci che “Di parto si moriva!”

Oggi, è ragionevole e sensato pensare di essere sane. Con in grembo bimbi sani.

Abbiamo esami del sangue e delle urine accurati e costanti. Possibilità diagnostiche mai avute prima nella storia dell’uomo. 
Quando il parto ci uccideva, nessuno aveva idea del livello di glicemia delle nostre urine. Non si gestiva il diabete comune, figuriamoci quello gestazionale. La parola “streptococco” neanche esisteva. E via dicendo.

Gli standard igienici di case e ospedali non sono mai stati alti come oggi. MAI.

Non avevi condizioni patologiche non diagnosticate e sconosciute, ed eri quindi sopravvissuta? Dovevi comunque vedertela con un’armata di germi e batteri che neanche nelle pubblicità dei detergenti per il bagno.
Le infezioni post parto per mamma e bambino erano comunissime fino a una manciata di anni fa.
Le case, e anche parecchi ospedali, erano semplicemente sporchi. La compagnia dei topi non scandalizzava nessuno. Lavarsi le mani non era poi così ovvio neppure in ospedale. Lenzuola pulite? Un lusso da signori. Noi diamo alla luce i nostri bimbi in ambienti talmente puliti da rendere necessari articoli che ci ricordano di non esagerare, che qualche germe al sistema immunitario fa anche bene.

Abbiamo accesso a una quantità e qualità di cibo inedita nella storia dell'uomo. Arriviamo al parto in carne e in forze.

Il corpo di una mamma in gravidanza fa quello che la mamma continuerà a fare per il resto della vita: dà la precedenza al bambino.
C’è poco calcio? Lo prende tutto il bambino. C’è poca vitamina  A, B o X, Y, Z? La dà tutta al bambino.
Donne sane avevano magari scampato l’infezione, ma arrivavano al parto talmente provate e prosciugate che spesso, semplicemente, il corpo mollava.
Mai nella storia dell’uomo abbiamo avuto accesso alla varietà e qualità di cibo che noi diamo per scontata. Frutta fresca tutti i giorni. E noi stiamo lì a lavarla ossessivamente con l’Amuchina (e facciamo benissimo) tremando al pensiero di partorire.

In tutta la storia dell’uomo siamo quelle con maggiori possibilità di salute. E quindi di felicità. E invece negli ultimi 80 anni i nostri bambini sono quelli nati nelle condizioni -emotive- peggiori.

Abbiamo dovuto andare a studiarci gli inglesismi per riappropriarci del piacere (nostro e dei nostri figli) di abbracciarci dopo il parto e stare in camera insieme. Bondingrooming-in…e adesso pure hypnobirthing per metterli al mondo con dolcezza. Sopravvivere a morbillo e influenza non ci è costato così caro.

Stringe il cuore di malinconia e senso di impotenza pensare che i 3 punti qui sopra impongono la precisazione “Alle nostre latitudini”, ed è necessario ricordarlo. Ma allora meritiamocelo! Facciamolo valere e fruttare tutto questo privilegio. Ammettiamo che il parto che abbiamo imparato a considerare “normale” è un parto patologico.

Concediamoci la razionalità di assumere di essere sane con in grembo un bimbo sano. E di avere quindi ragionevoli motivi di preparare, aspettarci ed esigere un parto sano. Che è un parto dolce e rispettato. Per noi e per i nostri bambini.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL SITO PARTO POSITIVO

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