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Il cane San Bernardo che salvò la vita di un bambino

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

Philip Kosloski - pubblicato il 28/05/19

Era rimasto intrappolato in una caverna di ghiaccio

Nell’XI secolo, San Bernardo di Mentone istituì un monastero-ricovero nella zona più pericolosa delle Alpi occidentali. Inizialmente si recò in quella regione per evangelizzare quanti vivevano sulle montagne, ma presto fondò delle strutture per ospitare i pellegrini che passavano di lì nel loro viaggio verso Roma.

Molte sono state le vite salvate da San Bernardo e dai suoi monaci, che ancora oggi assistono sulle Alpi viaggiatori e scalatori.

Nel XVII secolo, i monaci usavano una razza particolare di cani dotati di un olfatto molto sviluppato che permetteva loro di ritrovare le persone e la cui forza faceva sì che riuscissero ad aiutare chi si trovava in una situazione di necessità. Questi cani vennero chiamati “San Bernardo” in onore del santo che aveva fondato i monasteri.

Per molti decenni, i cani hanno aiutato a salvare vite umane, e ce n’è uno in particolare che è diventato una leggenda nelle Alpi.

Si chiamava Barry, e visse nel monastero dal 1800 al 1812. I registri locali indicano che salvò più di 40 persone dalla morte, trovandole e portandole in salvo.

Una storia racconta che un giorno, durante una terribile tempesta, Barry trovò un bambino abbandonato in una caverna di ghiaccio. Il cane lo leccò per svegliarlo. Il piccolo gli si aggrappò, e Barry lo portò al monastero. Il bambino si riprese completamente e tornò poi dai genitori.

I monaci hanno continuato a usare i cani per molti decenni, fino all’avvento di nuove tecnologie, come gli elicotteri. Il monastero è ancora attivo e pronto ad assistere chiunque si trovi nella zona.

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